A Palazzo Ducale, nell’appartamento del Doge, una mostra alla scoperta della Venezia «trasfigurata» di Vittore Carpaccio, una delle figure più significative e originali del Rinascimento veneto. Un percorso espositivo di ben 70 opere (42 dipinti e 28 disegni), che illustrano compiutamente la grandezza e l’evoluzione di questo grande artista e del suo stile colto e suggestivo.
A Palazzo Ducale, nell’appartamento del Doge, una mostra alla scoperta della Venezia «trasfigurata» di Vittore Carpaccio, una delle figure più significative e originali del Rinascimento veneto. Un percorso espositivo di ben 70 opere (42 dipinti e 28 disegni), che illustrano compiutamente la grandezza e l’evoluzione di questo grande artista e del suo stile colto e suggestivo. Chi ha visitato la Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone - meglio nota come Scuola di San Giorgio degli Schiavoni - nel sestiere veneziano di Castello, ha già un’idea di chi sia Vittore Carpaccio (1465-1525/26), visto che i suoi celebri teleri (ossia quelle grandi opere su tela che a Venezia, per evitare i danni dell’umidità, sostituivano gli affreschi) ne occupano tutta la sala terrena: le storie rappresentate sono storie sacre, episodi della vita dei Santi Giorgio, Girolamo e Trifone, la Preghiera nell’orto degli ulivi e la Visione di Sant’Agostino e l’effetto sul visitatore è da «Sindrome di Stendhal», tale è la potenza e la forza che emana da queste opere dai colori accesi, dove il reale si fonde al fantastico, l’elemento veneziano a quello esotico, il gusto minuzioso per il particolare («alla maniera» dei fiamminghi) trova posto nell’universale. Lo stile del Carpaccio, che purtroppo non godette della fama «internazionale» di molti artisti a lui contemporanei, è uno stile unico e originale, immediatamente riconoscibile, uno stile raffinato ed elegante, che strizza l’occhio al tardo gotico e al romanzo medioevale, spaziando dal giocoso al teatrale, dell’aneddoto alla satira, per giungere a supremi vertici di poesia, drammaticita e profondita` spirituale. Insuperabile «raccontatore di storie», storyteller ante litteram, il suo è uno stile «veneziano puro», perché ogni sua opera, nelle architetture, nelle ambientazioni, nei personaggi, ma soprattutto nei colori e, ancora di più nella luce, cangiante e avvolgente, parla della Serenissima. Perché Venezia è luce. E’ colore e luce. E il Carpaccio le ha colte magistralmente entrambe.Un’artista indissolubilmente legato alla sua città, e che nella sua città «torna » (o forse è meglio dire ritorna…) con la ricca mostra in corso sino al 18 giugno 2023 a Palazzo Ducale.La MostraCurata da Peter Humfrey, Andrea Bellieni e Gretchen Hirschauer e realizzata grazie alla collaborazione dei Musei Civici di Venezia e la National Gallery of Art di Washington, questa importante retrospettiva riunisce soprattutto opere oggi custodite in musei e collezioni internazionali, oppure in chiese degli antichi territori della Serenissima - dalla Lombardia all’Istria e alla Dalmazia - ed abbraccia tutta la parabola artistica del Carpaccio, dagli esordi al capitolo conclusivo della sua carriera, tra secondo e terzo decennio del Cinquecento, quando l’arte del maturo maestro è messa in ombra dalle novità tematiche e tecniche introdotte da Tiziano e Giorgione.Tra le opere in mostra, di grandissimo interesse il nutrito corpus di studi su carta, che spaziano da rapidi schizzi compositivi d’insieme ad accurati studi preparatori di teste e pose e, occasione davvero più unica che rara per ammirarli finalmente uniti, due straordinari dipinti, misteriosamente separati a fine 1700 ma in realtà facenti in origine parte di un unicum: Due dame veneziane (custodito al Museo Correr di Venezia) e la tavola Caccia in laguna (oggi a Los Angeles, Paul Getty Museum). Tra i capolavori più noti del Carpaccio, le Due Dame ( che nel 1800 divennero le Due Cortigiane) rappresentano due facoltose signore (forse sorelle o madre e figlia) della Venezia di fine ‘400 affacciate ad un balcone. L’aria è annoiata, le vesti preziose, le acconciature alla moda ed il dipinto è ricchissimo di particolari, oggetti, frutti, fiori ed animali, dalla simbologia ben precisa: il mirto e l’arancia per esempio, solitamente collegati alla Vergine Maria; un candido fazzoletto, simbolo di purezza; le tortore e i cani, simboli rispettivamente di pudicizia e di fedeltà. Di grande bellezza per la sontuosa profusione d’oro delle vesti e l’espressione ironica del soggetto, il Ritratto del doge Leonardo Loredan (1501/1504) , mentre di estrema grazia, delicatezza e luminosità, le varie Vergini: una su tutte, la Madonna che legge (1510), opera in cui Maria, diversamente dall’iconografia classica che la vuole frontale e con in braccio il piccolo Gesù, è rappresentata di profilo, assorta nella lettura di un libro.Una mostra da non perdere (e che da sola vale un viaggio a Venezia), un omaggio ad un grande artista e ad una città unica al mondo. Come ha affermato il sindaco Luigi Brugnaro «Vittore Carpaccio fu indubbiamente uno dei pittori più originali, fantasiosi e inventivi operanti nella Venezia del pieno Rinascimento, all’epoca straordinario crocevia economico e culturale. Allora la Serenissima era una vera potenza europea e mediterranea.Carpaccio, che intride di fantastica venezianità ogni sua tela, ne è stato indubbiamente il più affascinante,visionario, innamorato illustratore».
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
iStock
In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.







