2025-01-18
Visibilia, Santanchè va a processo. La sinistra insorge: «Dimissioni»
Il gup del Tribunale di Milano ha rinviato a giudizio il ministro del Turismo per il presunto falso in bilancio della sua società. L’opposizione chiede la sua testa, ma la maggioranza fa quadrato: «Siamo garantisti».La sinistra in Visibilia. Dopo una lunga serie di gastriti politiche (dai successi internazionali di Giorgia Meloni all’assoluzione di Matteo Salvini a Palermo fino alla raggiunta stabilità economica del governo), finalmente Elly Schlein e Giuseppe Conte possono uscire dalla trincea e chiedere le dimissioni di qualcuno del centrodestra. Si tratta di Daniela Santanchè, rinviata a giudizio con altre 16 persone dal gup di Milano Anna Magelli per false comunicazioni sociali del gruppo editoriale Visibilia, fondato dall’attuale ministro del Turismo, dal quale aveva dismesso le cariche e le quote alla fine del 2021. Il processo comincerà il 20 marzo e riguarderà i bilanci del quadriennio 2018-2022 perché quelli precedenti sono finiti in prescrizione.Secondo la procura milanese ci sarebbe stato «un disegno criminoso di chi, rivestendo allora ruoli apicali, avrebbe omesso ogni attività di accertamento sul bilancio della spa Visibilia editore, quotata in borsa, con il fine di conseguire per sé e per altri un ingiusto profitto». Le contestazioni, partite da una denuncia dei soci di minoranza guidati dal finanziere Giuseppe Zeno, parlano di bilanci truccati per cifre attorno ai tre milioni di euro. Con il ministro andranno alla sbarra, fra gli altri, il compagno Dimitri Kunz d’Asburgo, la sorella Fiorella Garnero, la nipote Silvia Garnero e l’ex compagno della senatrice Canio Giovanni Mazzaro. Tra le accuse, la più evidente è quella relativa all’iscrizione «nell’attivo dello stato patrimoniale» nei bilanci della spa Visibilia editore dell’avviamento (il valore intrinseco della società - ndr) per cifre che vanno dagli oltre 3,8 milioni di euro a circa 3,2 milioni, «senza procedere alla integrale svalutazione già nel dicembre 2016». Come dire: una start-up non può durare una vita. La valutazione deriva da una relazione negativa di Bankitalia. Sulla vicenda, Santanchè ha sempre ribadito la propria innocenza e il legale difensore Nicolò Pelanda ha continuato a farlo ieri: «È una decisione che aspettavamo ma che lascia l’amaro in bocca. Non è stata effettuata nessuna operazione di maquillage dei bilanci, non è mai stato nascosto alcunché ai soci, che erano sempre stati informati delle perdite. Dimostreremo nel processo l’estraneità alle accuse».Ieri, intanto, Visibilia editore e Visibilia editrice hanno fatto sapere di disporre della «piena disponibilità» finanziaria per gli importi da pagare a seguito della sentenza di patteggiamento del Tribunale di Milano. Il caso è immediatamente diventato politico, con l’opposizione in ebollizione nel chiedere che il premier pretenda le dimissioni del ministro. «Appena una settimana fa Meloni diceva di voler aspettare la decisione della magistratura», ha puntato il dito Elly Schlein. «Ora è arrivata, quindi non può continuare a fare finta di niente. Quando era all’opposizione chiedeva le dimissioni per molto meno, ora non può usare due pesi e due misure, soprattutto verso gli amici che ha voluto al governo e per i quali è politicamente responsabile. La ministra deve fare un passo indietro». Identica richiesta da parte di Giuseppe Conte: «È indecoroso per le istituzioni di governo che Santanchè rimanga al suo posto e la premier continui a fischiettare indifferente. Chiediamo le dimissioni immediate». Il capogruppo contiano al Senato, Stefano Patuanelli, avrebbe già pronta una seconda mozione di sfiducia.Il caso rappresenta un dossier in più sulla scrivania dell’inquilina di palazzo Chigi. Ed è abbastanza spinoso perché, a differenza che nel processo a Salvini per la Open Arms, qui l’accusa non ha nulla di ideologico. Questo non significa che la maggioranza si adeguerà alle isterie a orologeria dell’opposizione. Qualche giorno fa Meloni aveva ribadito: «All’orizzonte non c’è alcun rimpasto». E non ci sono possibilità che Santanchè faccia un passo indietro in autonomia. Ad Atreju aveva detto: «Sono stabile al governo e ci resto anche se rinviata a giudizio». Poi, scherzando sulla sua predilezione del colore verde negli outfit, aveva aggiunto: «Mi hanno detto che, vestita così, sembro un albero di Natale. Un riferimento che mi piace, gli abeti hanno radici profonde che arrivano in fondo».Secondo la prima buona regola del garantismo si è colpevoli dopo il terzo grado di giudizio, una stella polare che la coalizione di centrodestra intende seguire. Lo ribadisce in una nota Forza Italia: «Siamo garantisti sempre, non da oggi: si è innocenti fino alla condanna definitiva. Vale per un privato cittadino come per un ministro. Ribadiamo la fiducia a Daniela Santanchè». Anche la Lega fa quadrato attorno alla responsabile del Turismo: «Si è colpevoli dopo tre gradi di giudizio, non prima. Ribadiamo la fiducia». Ed Edmondo Cirielli, coordinatore della direzione nazionale di Fdi: «Fiducia e stima inalterate per per Santanchè».Un segnale in questo senso arriva perfino da sinistra, dove Italia viva non si è accodata nel chiedere le dimissioni del ministro. Poiché il tarantolato Matteo Renzi di questo inizio anno coglie ogni occasione per gettare petardi sulla strada meloniana (dal «Cacciate Salvini» per i ritardi dei treni alle intemerate in question time), il suo silenzio garantista risulta assordante anche se in linea con le sensibilità del partito, almeno nei giorni feriali.
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
La stazione di San Zenone al Lambro, dove il 30 agosto scorso un maliano ha stuprato una 18enne (Ansa)