True
2022-04-15
I virologi si buttano sull’editoria per provare a riscrivere la storia
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
Un’ «opera» che mette nero su bianco, senza timidezze, le contraddizioni&distrazioni della scienza, emerse con prepotenza nei due anni pandemici. Chi ingenuamente sperava che la pagina scritta potesse offrire al Direttore del San Martino l’occasione di rimettere al posto giusto alcune evidenze scientifiche e sanitarie, sfuggite o bistrattate nell’immediatezza emotiva del dibattito televisivo, si è dovuto arrendere: Bassetti rilancia alla grande, e consegna definitivamente alla storia pillole di scienza da Manuale del Giovane Infettivologo, come quella che recita che «chi non si vaccina, e non fa vaccinare i propri figli, se minorenni, mette se stesso e loro in grave pericolo». Una versione romantica dell’altrettanto rasserenante «se non ti vaccini, muori» comunicato da Mario Draghi per convincere i cittadini a recarsi gentilmente all’hub. «Persuadere anziché obbligare» era stato l’auspicio dell’Oms alla conferenza stampa del 7 dicembre 2020, presentando i primi vaccini antiCovid sbarcati negli Stati Uniti. Bassetti applica alla lettera la raccomandazione, e viene presentato in seconda di copertina «presenza rassicurante e competente» perché… «ci porta dentro la prossima emergenza sanitaria», sic, che per Bassetti potrebbe essere il fungo killer Candida Auris. Un’occasione mancata ribadita quando il primario genovese scrive: «Spero si vaccineranno i bambini dai 5 agli 11 anni, in modo da rallentare i contagi dei quali sono moltiplicatori, evitando che l’infezione dilaghi nelle scuole, proteggendo i loro nonni e i loro zii». Un concentrato di luoghi comuni (i vaccinati non si contagiano; i bambini infettano; le scuole sono luogo di contagio) smentiti dall’evidenza scientifica ed empirica mondiale, e di pesanti postulati etici (i bambini possono proteggere gli adulti vaccinandosi) inediti nel mondo scientifico perché oggettivamente discutibili.
Dopo una prima parte didascalica ma scorrevole dedicata a microbi, batteri e antibiotici, il libro entra nel cuore del racconto con il capitolo «La lunga marcia dei vaccini»: è grande la delusione del «supereroe vaccino», in cui Bassetti sembra identificarsi, di fronte al voltafaccia di una percentuale di cittadini che non ha voluto «prestare il braccio» alla «puntura impercettibile ma sicura e risolutiva», preferendo «approdare nel campo minato dell’ideologia, della dietrologia e della disinformazione». Non si riferiva certo alla sua giovane conterranea Camilla Canepa, che alla «disinformazione» non aveva ceduto, andando a vaccinarsi il 25 maggio 2021 e morendo sedici giorni dopo per cause definite dalla procura «correlabili alla vaccinazione»: la ragazza è citata incidentalmente perché il suo decesso scatena l’identificazione di Bassetti in «capro espiatorio» (cit.). Il dramma umano del prof è qui, concentrato nell’autoreferenziale capitolo «A Capitan Vaccino hanno dato la scorta» (il supereroe è lui, insomma) dedicato alle minacce ricevute dall’infettivologo, e ricordate in gran parte del libro: «Il mondo mi ha preso a bersaglio».
Non una parola, invece, sul problema giuridico che ha infiammato piazze reali e televisive da ottobre 2021 in poi, quello dei diritti negati a lavoratori e minori. Di tutti i Dpcm e DL emanati dalle istituzioni, Bassetti si indigna - definendolo «liberticida» - soltanto di fronte a un ordine del giorno che voleva condizionare le uscite mediatiche dei professionisti sanitari come lui all’autorizzazione della propria struttura. L’odg dura l’éspace d’un matin, e la sovraesposizione mediatica dell’infettivologo in TV sconfina perfino nell’emergenza guerra. Una cosa va, però, riconosciuta al professor Bassetti: ciò che in tv è esattamente ciò che scrive.
Non si può dire la stessa cosa, invece, del professor Giuseppe Remuzzi, che dando alle stampe il libro Le impronte del signor Neanderthal, promette nell’introduzione di «parlare di Covid e vaccini»: si va a leggere, pieni di curiosità, il capitolo «Il vaccino socialista» e si scopre con delusione che l’autore, apprezzato per posizioni abbastanza liberali e una cifra mediatica discreta, accoglie con entusiasmo alcuni solidi mantra dell’intellighenzia internazionale. Si va dall’applauso all’appello di grandi personalità mondiali affinché i leader globali definiscano ufficialmente i vaccini per Covid-19 bene comune universale (“una svolta nella direzione giusta”, chiosa Remuzzi), all’allarme clima (“i cambiamenti climatici uccideranno più del Covid”: affermazione banale se si considera che la mortalità mondiale da Covid è dello 0,077%, meno se si riconosce alla malattia un effetto devastante). Consola che il direttore dell’Istituto Mario Negri ammetta il rischio che «vivere e morire potrebbe dipendere dalla classe sociale a cui appartieni, e le app dei contagi (=leggi green pass) si trasformino in una forma di controllo digitale della nostra vita», perché è esattamente ciò che sta avvenendo.
Il libro di Remuzzi è un interessantissimo percorso che si snoda intorno al nostro Dna, permettendo al lettore di scoprire se «suoneremo tutti come Mozart» attraverso una dotta sublimazione accademica della manipolazione genetica, definita con eleganza gene editing. Sarebbe stata benedetta anche dal Vaticano, nel corso di un convegno dedicato a cellule staminali e terapie geniche organizzato dal Cardinal Ravasi. Più che dalla manipolazione del nostro codice genetico, la maggiore preoccupazione delle alte sfere cattoliche - rivela (e pare condividere) Remuzzi - è che il primo obiettivo non sia il profitto ma la cura dei malati: il minimo sindacale è assicurato.
Neanche una riga, purtroppo, su quelle Cure Precoci pur trattate da Remuzzi nel corso della pandemia, attraverso una proposta di protocollo (da lui elaborata a ottobre del 2020 e mai troppo pubblicizzata) e uno studio di cui Remuzzi ha parlato poco, e sommessamente. Invitato da Corrado Formigli a Piazza Pulita a fine gennaio, il Direttore del Negri ne minimizzava con modestia il potenziale impatto, precipitandosi poi ad ammonire su Omicron: «Per i non vaccinati è molto pericolosa». La cura tradizionale del malato, insomma, è ormai roba da sempliciotti.
Continua a leggereRiduci
Sottoporsi alla lettura dell’ultima fatica letteraria di Matteo Bassetti, dopo due anni di comunicazione 24/7 sul Covid e mesi di discussioni infuocate in televisione, è atto eroico, bisogna riconoscerlo. Ancor più se l’evidenza stilistica supera ogni più rosea previsione di manifestazione egotica, come nel caso de Il mondo è dei microbi, il libro scritto dall’infettivologo genovese.Un’ «opera» che mette nero su bianco, senza timidezze, le contraddizioni&distrazioni della scienza, emerse con prepotenza nei due anni pandemici. Chi ingenuamente sperava che la pagina scritta potesse offrire al Direttore del San Martino l’occasione di rimettere al posto giusto alcune evidenze scientifiche e sanitarie, sfuggite o bistrattate nell’immediatezza emotiva del dibattito televisivo, si è dovuto arrendere: Bassetti rilancia alla grande, e consegna definitivamente alla storia pillole di scienza da Manuale del Giovane Infettivologo, come quella che recita che «chi non si vaccina, e non fa vaccinare i propri figli, se minorenni, mette se stesso e loro in grave pericolo». Una versione romantica dell’altrettanto rasserenante «se non ti vaccini, muori» comunicato da Mario Draghi per convincere i cittadini a recarsi gentilmente all’hub. «Persuadere anziché obbligare» era stato l’auspicio dell’Oms alla conferenza stampa del 7 dicembre 2020, presentando i primi vaccini antiCovid sbarcati negli Stati Uniti. Bassetti applica alla lettera la raccomandazione, e viene presentato in seconda di copertina «presenza rassicurante e competente» perché… «ci porta dentro la prossima emergenza sanitaria», sic, che per Bassetti potrebbe essere il fungo killer Candida Auris. Un’occasione mancata ribadita quando il primario genovese scrive: «Spero si vaccineranno i bambini dai 5 agli 11 anni, in modo da rallentare i contagi dei quali sono moltiplicatori, evitando che l’infezione dilaghi nelle scuole, proteggendo i loro nonni e i loro zii». Un concentrato di luoghi comuni (i vaccinati non si contagiano; i bambini infettano; le scuole sono luogo di contagio) smentiti dall’evidenza scientifica ed empirica mondiale, e di pesanti postulati etici (i bambini possono proteggere gli adulti vaccinandosi) inediti nel mondo scientifico perché oggettivamente discutibili.Dopo una prima parte didascalica ma scorrevole dedicata a microbi, batteri e antibiotici, il libro entra nel cuore del racconto con il capitolo «La lunga marcia dei vaccini»: è grande la delusione del «supereroe vaccino», in cui Bassetti sembra identificarsi, di fronte al voltafaccia di una percentuale di cittadini che non ha voluto «prestare il braccio» alla «puntura impercettibile ma sicura e risolutiva», preferendo «approdare nel campo minato dell’ideologia, della dietrologia e della disinformazione». Non si riferiva certo alla sua giovane conterranea Camilla Canepa, che alla «disinformazione» non aveva ceduto, andando a vaccinarsi il 25 maggio 2021 e morendo sedici giorni dopo per cause definite dalla procura «correlabili alla vaccinazione»: la ragazza è citata incidentalmente perché il suo decesso scatena l’identificazione di Bassetti in «capro espiatorio» (cit.). Il dramma umano del prof è qui, concentrato nell’autoreferenziale capitolo «A Capitan Vaccino hanno dato la scorta» (il supereroe è lui, insomma) dedicato alle minacce ricevute dall’infettivologo, e ricordate in gran parte del libro: «Il mondo mi ha preso a bersaglio».Non una parola, invece, sul problema giuridico che ha infiammato piazze reali e televisive da ottobre 2021 in poi, quello dei diritti negati a lavoratori e minori. Di tutti i Dpcm e DL emanati dalle istituzioni, Bassetti si indigna - definendolo «liberticida» - soltanto di fronte a un ordine del giorno che voleva condizionare le uscite mediatiche dei professionisti sanitari come lui all’autorizzazione della propria struttura. L’odg dura l’éspace d’un matin, e la sovraesposizione mediatica dell’infettivologo in TV sconfina perfino nell’emergenza guerra. Una cosa va, però, riconosciuta al professor Bassetti: ciò che in tv è esattamente ciò che scrive. Non si può dire la stessa cosa, invece, del professor Giuseppe Remuzzi, che dando alle stampe il libro Le impronte del signor Neanderthal, promette nell’introduzione di «parlare di Covid e vaccini»: si va a leggere, pieni di curiosità, il capitolo «Il vaccino socialista» e si scopre con delusione che l’autore, apprezzato per posizioni abbastanza liberali e una cifra mediatica discreta, accoglie con entusiasmo alcuni solidi mantra dell’intellighenzia internazionale. Si va dall’applauso all’appello di grandi personalità mondiali affinché i leader globali definiscano ufficialmente i vaccini per Covid-19 bene comune universale (“una svolta nella direzione giusta”, chiosa Remuzzi), all’allarme clima (“i cambiamenti climatici uccideranno più del Covid”: affermazione banale se si considera che la mortalità mondiale da Covid è dello 0,077%, meno se si riconosce alla malattia un effetto devastante). Consola che il direttore dell’Istituto Mario Negri ammetta il rischio che «vivere e morire potrebbe dipendere dalla classe sociale a cui appartieni, e le app dei contagi (=leggi green pass) si trasformino in una forma di controllo digitale della nostra vita», perché è esattamente ciò che sta avvenendo. Il libro di Remuzzi è un interessantissimo percorso che si snoda intorno al nostro Dna, permettendo al lettore di scoprire se «suoneremo tutti come Mozart» attraverso una dotta sublimazione accademica della manipolazione genetica, definita con eleganza gene editing. Sarebbe stata benedetta anche dal Vaticano, nel corso di un convegno dedicato a cellule staminali e terapie geniche organizzato dal Cardinal Ravasi. Più che dalla manipolazione del nostro codice genetico, la maggiore preoccupazione delle alte sfere cattoliche - rivela (e pare condividere) Remuzzi - è che il primo obiettivo non sia il profitto ma la cura dei malati: il minimo sindacale è assicurato.Neanche una riga, purtroppo, su quelle Cure Precoci pur trattate da Remuzzi nel corso della pandemia, attraverso una proposta di protocollo (da lui elaborata a ottobre del 2020 e mai troppo pubblicizzata) e uno studio di cui Remuzzi ha parlato poco, e sommessamente. Invitato da Corrado Formigli a Piazza Pulita a fine gennaio, il Direttore del Negri ne minimizzava con modestia il potenziale impatto, precipitandosi poi ad ammonire su Omicron: «Per i non vaccinati è molto pericolosa». La cura tradizionale del malato, insomma, è ormai roba da sempliciotti.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
Continua a leggereRiduci
i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
Continua a leggereRiduci
Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
Continua a leggereRiduci