2025-01-14
Non esiste una «violenza maschile». Più tutela per gli abusi sugli uomini
Il Centro per maltrattanti che accoglie (tante) donne: «Lo Stato deve intervenire».La violenza non ha genere. Lo dimostrano i dati raccolti nel primo report prodotto dall’unico centro in Italia che rieduca anche le donne maltrattanti: il C.Ri.Pe.M. (Centro rieducativo persone maltrattanti), con sede a San Benedetto del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Fino alla sua creazione, fortemente voluta dalla psicoterapeuta Antonella Baiocchi, che lo dirige, in Italia erano previsti solo Centri rieducativi che accolgono uomini maltrattanti. La cui nascita, peraltro, è stata legittimata dalla legge conosciuta come «Codice rosso» che all’articolo 6 recita: «Nei casi di condanna per i delitti di cui agli articoli 572, 609-bis, 609-ter, 609-quater, la sospensione condizionale della pena è comunque subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica che accolgono solo uomini maltrattanti». Baiocchi nella stessa cittadina marchigiana fu assessore alle Pari opportunità tra il 2016 e il 2021 e fece scalpore durante il suo mandato per aver contrastato la prospettiva unidirezionale (che sostiene che la violenza sia solo dell’uomo) e aver riportato l’attenzione sulla persona: la violenza è bidirezionale, riguarda tutti i generi anche le donne.La violenza infatti, secondo il report, nasce «dalla gestione dicotomica delle divergenze», e questa mala gestione può esser condotta anche dalle donne.Spulciando i dati, nel 2024 si sono rivolte al Centro 53 persone maltrattanti: 35 su 53 hanno poi effettuato il corso rieducativo (22 donne e 13 uomini; questi ultimi, pur avendo a disposizione Centri convenzionati a loro dedicati, hanno scelto il Centro per vicinanza alla loro residenza). La gran parte delle persone era di nazionalità italiana: proveniente soprattutto dal Centro Italia (il 74% proveniva da Marche, Abruzzo, Lazio). La Regione più rappresentata sono le Marche, col 61% degli uomini e 23% delle donne. Nel solo gruppo delle 22 donne, il 59% di esse si è sottoposto a un percorso di ristrutturazione perché obbligato dalla magistratura, in quanto accusato di maltrattamenti in famiglia. Il restante 41% delle donne ha deciso di sottoporsi a un percorso di rieducazione per libera scelta personale, in quanto seriamente preoccupate per il crescente impeto della loro aggressività. I numeri dimostrano quindi che la violenza fa parte di una cultura tossica appartenente a tutte le persone, anche se sono donne. Gli uomini possono quindi diventare vittime di maltrattamenti esattamente come le donne, eppure il mancato riconoscimento della bidirezionalità della violenza comporta una grande discriminazione nei confronti degli uomini vittime di violenza domestica e affettiva, per la cui tutela, ad oggi, lo Stato italiano non spende un euro. Torniamo ai dati del Centro. Il 77% delle donne era di età compresa tra i 40 e i 59 anni; nel 59% dei casi erano separate/divorziate; il 27% coniugate; il 14% nubili. Il 23% delle donne maltrattanti ha agito solo violenza psicologica (disprezzo, derisione e paragoni svilenti su importanti aspetti della vita, sessuale, fisico, economico, aspetto fisico, istruzione, abbigliamento; pretesa di controllo; stalking; calunnie; minacce; false denunce; danneggiare o distruggere oggetti o beni personali). Il 77% ha agito anche violenza fisica (oggetti tirati addosso; spinte, strattoni, graffi, tirate di capelli; schiaffi, calci, pugni, morsi, pizzicotti; colpi con bastone, coltelli, oggetti appuntiti). I dati mettono in luce che le donne agiscono la medesima violenza che solitamente viene attribuita all’uomo. Curioso però notare che al contrario di quanto succede agli uomini, che fanno più spesso violenza sui partner, le donne si trovano a sfogare la loro aggressività più sulle rivali in amore: nei casi esaminati, solo il 23% di loro si è infatti sfogata sul partner, mentre il 36% lo ha fatto sulle rivali. In caso di figli minori, quest’ultimi hanno sempre assistito alle violenze.
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