2023-01-21
Viola choc: «Bevi? Hai il cervello più piccolo»
L’immunologa benedice la crociata dell’Irlanda a colpi di etichette contro il vino e rilancia: «Legami coi tumori anche con uno o due bicchieri». Nella sua ansia di educare il popolo, attacca gli aperitivi: «Casomai succo di pomodoro, ma io festeggio passeggiando».Proprio come i geni universali del Rinascimento, poliedrici per definizione, oggi, molti secoli dopo, non c’è materia che sfugga alla sapienza e al tocco magico di Antonella Viola. Nelle pause dei quotidiani impegni pandemici, la celebre immunologa non si fa (e non ci fa) mancare nulla, peraltro sempre con l’aria scocciata e superiore di chi è costretta suo malgrado a civilizzare i selvaggi (cioè noi), a rieducare dei ragazzini tonti (sempre noi), a dare lezioni di vita e di eleganza all’italiano medio, che si presume orrendamente incompetente nonché scarsamente progressista.Lo sguardo - nelle foto e in tv - è quello di chi sa di dover assolutamente fare qualcosa per il bene degli altri, che, nel loro abisso di ignoranza, nemmeno se ne rendono conto. «Vieni qui che ti devo mettere la supposta», dice l’infermiera al bambino ammalato ma indisciplinato. Ecco, metaforicamente parlando, quel bambino siamo sempre noi. E così la Viola passa da un monito all’altro: mesi fa, ingaggiò perfino una memorabile polemica contro la mancanza di statue femminili a Prato della Valle, la grande piazza di Padova. Stavolta l’asticella è salita ancora. Come sapete, l’Irlanda ha deciso di mettere sullo stesso piano sigarette e alcolici ai fini delle forme più terrorizzanti di etichettatura. E naturalmente i produttori italiani di vino e birra si sono allarmati: per carità, l’abuso di alcolici va sconsigliato, ma è davvero surreale applicare la logica del terrore a un ragionevole consumo di prodotti che rappresentano un nostro fiore all’occhiello. E che ha fatto la Viola? Immediatamente ha preso le difese dell’Irlanda («decisione giustissima»). Dopo di che, sentita dal Corriere del Veneto, ha squadernato per tutti diagnosi devastanti e infauste: «È chiaro il legame tra il consumo di alcol, e non solo l’abuso, e i tumori al seno, al colon-retto, al fegato, all’esofago, a bocca e gola». Chiaro, no? Siamo tutti spacciati. Dopo di che, parendole forse ancora poco prevedere un simile ventaglio di atrocità a carico di una serie di organi vitali, la Viola non ha trascurato di menzionare pure il cervello: «Studi recenti hanno analizzato le componenti della struttura cerebrale, dimostrando che uno o due bicchieri di vino al giorno possono alterarle. Insomma, chi beve ha il cervello più piccolo». Avete capito, microcefali che non siete (e non siamo) altro? E lei, la Viola, beve o no? Ma quanto siete rozzi a chiederlo: «Bevo raramente, solo in occasioni particolari. Per esempio, se ceno in un ristorante stellato, se festeggio un compleanno o una ricorrenza importante». Quindi in trattoria fate (e facciamo) schifo, mentre un’eccezione si può fare in un ristorante stellato. Mica pizza e fichi. E non pensate di cavarvela con un analcolico: «No, troppi zuccheri, inutili. Fanno ingrassare, alzano la glicemia e non danno nutrimento».E allora? Elementare, Watson: un aperitivo potete concedervelo «con il succo di pomodoro». E ancora: «Non dobbiamo fare l’errore di trovarci in compagnia per bere qualcosa. Io per esempio ho da poco rivisto il mio amico e collega Nicola Elvassore, appena nominato direttore scientifico del Vimm, l’Istituto di medicina biomolecolare di Padova dove tempo fa ho iniziato la mia vita di ricercatrice, e abbiamo festeggiato con una passeggiata». Così si fa: per quella siete autorizzati.Vi resterà la curiosità di sapere se l’illustre biologa sia minimamente preoccupata per i nostri produttori di vino e birra: «Capisco bene i grandissimi interessi che muove il settore, ma non possiamo nascondere la verità». Certo, a noi - inguaribili e ormai anacronistici tifosi della libertà personale - rimane la convinzione che non sia compito dello Stato fare da badante ai cittadini, e che le norme non debbano essere usate come martello etico da dare in testa a chi abbia uno stile di vita o dei consumi contrari ai gusti di un governo, di un ministro della Salute, o di una biologa Vip. Così come saremmo un po’ più cauti (biologia a parte) sulla misurazione dei cervelli altrui. Winston Churchill, il cui regime alcolico quotidiano era abbondante quanto leggendario, vivendo come viveva (e bevendo come beveva) ha vinto una guerra mondiale, ha contribuito a sconfiggere il nazismo, e, nel tempo libero, si è pure aggiudicato un Nobel per la letteratura. Si racconta che, nel 1931, dovendo fare un viaggio negli Usa in tempi di proibizionismo, ed essendo poi stato investito da un’auto, si fece prescrivere da un medico l’uso di alcolici «soprattutto durante i pasti» (e a dosaggio - ehm - non omeopatico: «fabbisogno minimo di 250 centimetri cubi giornalieri», annotò il dottor Otto C. Pickhardt). Ma quel sessista di Churchill se la cavò solo perché, per evidenti ragioni, la professoressa Viola non era lì a sculacciarlo.