2020-02-14
Vietato raccontare le foibe nelle scuole
Una graphic novel sul martirio di Norma Cossetto entra nelle classi del Piemonte e si scatena la contraerea rossa. Con la scusa della (presunta) vicinanza dell'editore alla destra, provano ancora a insabbiare le atrocità inflitte agli italiani dai comunisti.C'è sempre un «ma». La congiunzione avversativa più banale della lingua italiana è scesa nelle foibe, fra il sangue mai rappreso e le grida di dolore, e non ha nessuna intenzione di andarsene. È il ma confortevole del conformismo, il ma vergognoso del negazionismo in maschera, il ma scaltro dell'opportunismo che accompagna con tre gradazioni la narrazione dello sterminio degli italiani giuliani, istriani e dalmati, nel mainstream mediatico e nell'intellighenzia postmarxista che lo pervade. Il ma si accoppia a un paio di stonate variazioni Goldberg: «Povera gente, ma c'era stata l'invasione fascista. Vanno commemorati, ma senza dimenticare gli abusi italiani. I partigiani titini esagerarono, ma avevano le loro ragioni». Quando fa comodo è doveroso contestualizzare.A Torino il ma del Giorno del ricordo è grande come la Mole Antonelliana e allunga la sua ombra su una giovane donna morta 77 anni fa e su un fumetto a colori, considerati pericolosi esempi di fascismo strisciante e sottoposti a richiesta di «boicottaggio democratico». È nato tutto da un'idea di Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d'Italia in Regione Piemonte, che per commemorare quel tragico evento ha proposto di onorare con un gesto concreto Norma Cossetto, l'universitaria italiana torturata, violentata e massacrata dai partigiani di Tito nell'autunno del 1943. «Doneremo alle biblioteche di tutti gli istituti scolastici superiori del Piemonte copie della graphic novel Foiba rossa che tratta proprio la triste vicenda di Norma», ha spiegato Marrone. «Si tratta di un'iniziativa per comunicare alle giovani generazioni il dramma delle foibe proprio nei luoghi dove la censura più vergognosa ha nascosto negli scorsi decenni queste scomode pagine di storia. I giovani devono conoscere quella tragedia. Ancora una volta siamo costretti a sostituirci a istituzioni tiepide e reticenti». Al villaggio Santa Caterina, tra Lucento e Vallette (vicino allo stadio della Juventus) vivono ancora famiglie di esuli dai confini orientali. Lì, dedicato a Norma Cossetto, è stato piantato un piccolo roseto. Nonostante il sindaco di Torino, Chiara Appendino, abbia avuto parole di saggezza («Ogni volta che si dimentica, si uccide una seconda volta»), a sinistra il muro di gomma è palpabile. Nei benaltrismi e nei silenzi si percepisce la volontà di derubricare i morti delle foibe come danni collaterali della fine della seconda guerra mondiale e collocarli nel locale spazzatura della Storia. Così l'idea del fumetto a disposizione degli studenti ha creato un incendio ideologico. È stato sufficiente leggere i titoli di cronaca locale perché a Carlo Greppi, storico torinese che coordina la rete degli istituti sulla Resistenza in Italia, andasse di traverso il Bicerìn. Riavutosi, ha indossato l'eskimo e ha chiamato a raccolta i guardiani della rivoluzione che presidiavano la purezza della Fiera del libro ai tempi del caso Altaforte. «Il fumetto Foiba rossa, che l'assessorato all'Istruzione intende distribuire nelle scuole, è edito da Ferrogallico, una casa editrice vicinissima all'estrema destra. L'iniziativa testimonia l'avanzata del neofascismo nelle scuole», ha sottolineato Greppi che ha scritto una lettera aperta (firmata anche dall'insegnante Marco Meotto) per chiedere alla Regione di ritirare il libro e alle scuole di boicottarlo. Con un allarme finale accorato e privo di autoironia (basterebbe rileggere la dichiarazione per sbellicarsi): «La distribuzione del fumetto comporterebbe il definitivo sdoganamento del fascismo nel mondo della scuola».Chiamata in causa, la casa editrice Ferrogallico ha tenuto a precisare: «Il nostro è un progetto editoriale e culturale totalmente indipendente, non è legato ad alcun movimento o partito politico, non è organico ad alcuna organizzazione politica. Ferrogallico è una casa editrice che nasce libera nel 2016 e tale è rimasta». L'editore, di area centrodestra, ha portato in Italia graphic novel di valore come Céline, il cane di Dio e Nietzsche, la stella danzante di Michel Onfray. È partner di Mondadori per la distribuzione nelle librerie e delle Edizioni Panini nelle fumetterie. Ma ai Vopos dell'ortodossia rossa basta una mano di nero di seppia: fascisti. E tutto dovrebbe autoeliminarsi. Della brigata Torino fanno parte anche lo scrittore Christian Raimo che rilancia su Facebook la polemica, i feroci commentatori che non aspettavano altro per abbaiare contro le vittime dei titini. E il consigliere regionale Marco Grimaldi (Union valdotaine) che tuona: «La Regione non ha i fondi per distribuire la Costituzione ma li trova per un prodotto legato a triplo nodo al neofascismo». A questo punto la giovane martire trucidata, i profughi italiani e le loro storie di disperazione scompaiono, evaporano, muoiono un'altra volta mitragliati dagli Sten dei giusti, intenti a fascistizzare tutto per far scomparire dietro la parola più scomoda e abusata le scie di sangue comunista.Questa volta i professionisti del ma hanno trovato un osso duro perché Marrone non intende piegarsi. «Se la polemica arriva da un cosiddetto storico che ha avuto la faccia di definire sulle tv di Stato il genocidio anti-italiano come «violenza popolare titina» e bollare il dibattito sulle foibe come spropositato, le sue accuse sono medaglie». Così il sacrificio di Norma Cossetto entrerà nelle scuole piemontesi. Perché quello che per Greppi fu solo un fastidioso «dibattito spropositato» era pulizia etnica.
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