Un video mostra che i 15 morti dell’ultimo naufragio non sono dipesi da mancati soccorsi
Un video mostra che i 15 morti dell’ultimo naufragio non sono dipesi da mancati soccorsiIl fatto è di quelli più incresciosi. L’ennesima tragedia nel Mediterraneo e l’ennesimo triste bilancio: 15 migranti morti mentre tentavano il viaggio della speranza verso le coste italiane. L’allarme per una imbarcazione in difficoltà lo lancia per prima la Ong Alarm phone nella mattinata di lunedì 11 ottobre. Secondo il «centralino del Mediterraneo» vi sono circa 105 persone in pericolo. Il tweet viene rilanciato da Resq la cui nave che ha già 58 migranti a bordo si trova però a oltre 127 miglia e quindi non può intervenire. Dopo otto ore è sempre Alarm phone a fornire ulteriori dettagli sulla vicenda. «Abbiamo ricevuto informazioni secondo le quali la barca si sarebbe rovesciata mentre la cosiddetta Guardia costiera libica non è stata in grado di soccorrere tutte le persone in pericolo. Temiamo che sia successo il peggio e chiediamo chiarimenti. Perché i soccorsi sono arrivati in ritardo?». Alle 20.17 la versione di Alarm phone viene ribadita dalla Ong Mediterranea, secondo la quale se la Guardia costiera libica fosse arrivata prima la tragedia si sarebbe potuta evitare. Insomma il concetto è chiaro, imbarcazione capovolta e omissione di soccorso da parte di libici.Il giorno dopo, anche la Ong Resq reitera il messaggio aggiungendo che ci sono 15 vittime. Resq di fatto riprende il tweet pubblicato qualche ora prima della portavoce di Iom che a sua volta racconta quanto avrebbero riferito i migranti riportati a terra dalla Guardia costiera libica. Nessuna agenzia però ha di fatto confermato come sarebbero morti i migranti tant’è che la nota diffusa dall’Unhcr nella serata di lunedì è piuttosto cauta. «I corpi di 15 persone sono stati recuperati da due imbarcazioni rientrate alla base navale di Tripoli. In tutto sono stati soccorsi 177 migranti cui Unhcr sta fornendo aiuto e assistenza medica. I migranti erano partiti da Zwara e da Al Khoms la notte prima». Nonostante L’Unhcr non parli in alcun modo di imbarcazioni ribaltate, nel giro di 24 ore quanto era stato denunciato da Alarm phone è già diventato un «fatto» con diversi quotidiani che danno notizia del mezzo capovolto e di come i ritardi dei libici siano stati fatali per i migranti. Lo scenario però è tutt’altro che fondato. Anzi. Le immagini diffuse dalla Guardia costiera libica martedì mattina raccontano una realtà ben diversa. Nel breve video pubblicato su Facebook e ripreso da Libya Observer si vedono alcuni migranti estrarre i cadaveri dalla stiva attraverso due boccaporti. In pratica i migranti non sarebbero morti a seguito di un capovolgimento della barca ma per asfissia sottocoperta. Insomma, una versione completamente diversa da quella portata avanti dalle Ong. Che Alarm phone si riferisse a un’altra imbarcazione sembra alquanto improbabile dato che il numero delle vittime al centro della notizia è identico e visto che a quanto comunicato da @UnhcrLibya non c’erano altre imbarcazioni partite da Zwuara. Su che base dunque, solo poche ore dopo aver dato l’allarme, le Ong emettano una sentenza contro i libici non è dato sapere. «Il fine della cosiddetta Guardia costiera libica è di impedire alle persone di raggiungere l’Europa. Le persone possono affogare o essere respinte in Libia, l’importante è che non tocchino il suolo europeo», denuncia Alarm phone. «Ci sono due Europe: quella che trasforma il Mediterraneo in un cimitero. E quella che spinge in mare una nave di soccorso civile», scrive Resq. Insomma la sensazione è che le tragedie in mare siano sempre una buona occasione per fare politica e in un colpo solo screditare l’operato della Guardia costiera libica e farsi pubblicità. Del resto Resq lo ribadisce chiaramente nello stesso tweet in cui denuncia i «15 morti di frontiera»: «Ecco perché è nata #Resqpeople: perché non ne possiamo più di contare i morti. Ed ecco perché vi chiediamo di aiutarci a navigare».
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.