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2022-05-11
Viaggi a misura di bambino: i luoghi ideali in cui trascorrere un weekend insieme ai figli piccoli
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Premesso che le esigenze dei figli dovrebbero essere prioritarie, almeno fino a una certa età, è giusto e vantaggioso abituarli a esplorare il mondo, ad assorbire bellezza e a conoscere altre culture, oltre al rispetto di tutto ciò che si incontra sulla propria strada.
Molti genitori sono spaventati all’idea di partire con i figli piccoli al seguito e spesso si accontentano della classica vacanza formato famiglia, sia per una questione di risparmio che di comodità. Ecco quindi che le varie Rimini, Cesenatico o Senigallia si mostrano ai loro occhi come le mete più allettanti.
Senza nulla togliere a queste località di mare, si può fare di più, oltrepassando la classica zona di comfort. Certo, bisogna essere prima di tutto degli avventurieri, degli amanti dei grandi viaggi per andare dall’altra parte del mondo con un cucciolo d’uomo nel marsupio: solo chi conosce vantaggi e svantaggi dell’andare lontano può spingersi oltre anche come genitore.
Chi non fa delle mete oltreoceano la propria missione di vita o chi, semplicemente, per il momento ha paura, può tranquillamente rimanere in Italia, che oltre a essere una meta speciale per qualsiasi viaggiatore che si rispetti, offre ai bambini la possibilità di imparare moltissimo sulla storia, l’arte e la natura, coadiuvando il lavoro scolastico. A ciò si aggiunge il fatto che certe località sono particolarmente accoglienti nei confronti dei piccoli, offrendo loro attività interessanti e adatte a qualunque fascia d’età.
Sono molti i blog nati negli ultimi anni per accompagnare padri e madri in questo fantastico mondo dei viaggi con i bambini. Alcuni si concentrano più su frizzi, lazzi e balocchi, altri su tutto ciò che può sollecitare la curiosità in formazione: chi ha detto, infatti, che i musei debbano per forza essere noiosi o che le visite guidate non siano adatte a un pubblico troppo giovanile?
Insomma, quando si parla di bambini bisogna allargare gli orizzonti, cosa che altri popoli – forse più impavidi di noi – hanno iniziato a fare anni orsono. Ci si stupisce sempre davanti alle famiglie di nordeuropei che arrivano in Italia, ciascuna, con al seguito 3-4 figli di tutte le età. Gli italiani sono chiassosi e tendono a chiedersi come sia possibile che un numero così elevato di bambini non arrechi problemi durante il viaggio. La risposta è semplice: è una questione di educazione.
Sappiamo tutti che il nostro è considerato un popolo di mammoni. Al di là del fastidioso e discutibile stereotipo (che, come tutti gli stereotipi, nasconde un fondo di verità), va detto che i genitori nostrani sono generalmente iperprotettivi nei confronti dei pargoli, che vengono soffocati dalle attenzioni di mamma e papà, disperati all’idea che si annoino e dimentichi del fatto che i bambini posseggono risorse infinite.
Se i nostri si stufano, forse è perché non gli serve l’ennesimo giocattolo né l’ennesimo cartone da guardare imbambolati di fronte a uno schermo. Difficile ma non impossibile abituarli sin dall’inizio al dialogo, al rispetto delle regole a tavola e, soprattutto, all’apertura verso il mondo, tenendo presente che, più che le parole, è l’esempio a plasmare le loro menti.
Allora sì alle attività all’aria aperta, alle frequenti gite fuori porta e all’invito gentile a seguire le orme dei genitori. Anche se all’inizio la risposta potrebbe non essere delle migliori, è sulla lunga che bisogna agire, sapendo che tutto il lavoro fatto darà i frutti nel tempo: i ragazzini con la testa abbassata sui fumetti o sul videogioco di turno diventeranno un giorno persone in grado di osservare i paesaggi, parlare con gli estranei e rispettare un pianeta che, se non conosciuto, può essere percepito come un qualcosa di esterno.
Il viaggio che segue è come sempre un viaggio che parte dal nord e arriva a sud, attraversando paesi e città particolarmente accoglienti, che hanno fatto dei bambini i loro ospiti preferiti, non tanto per la presenza di qualche parco a tema, ma per via di strutture ricettive, attività divertenti e istruttive o presenza di animali selvaggi.
Barcis

Lago di Barcis (iStock)
La natura è sempre una buona idea. È da lei che dobbiamo partire quando pensiamo a un viaggio, anche breve, da fare con i nostri bambini.
Possiamo trovare Madre Natura anche dietro casa, ma per un figlio è tanto eccitante quanto istruttivo trovarsi immerso in scenari completamente diversi da quelli cui la quotidianità l’ha abituato. A partire dalla montagna (discorso che ovviamente vale per coloro che già non ci abitino, ovviamente).
Il parco delle Dolomiti Friulane è l’ideale. Qui si trovano una flora e una fauna ricchissime: quale bimbo non si stupirebbe di fronte a una stella alpina? E quale non esternerebbe la propria meraviglia avvistando un camoscio?
Ma sono tante le attività che si possono fare con figlioletti al seguito in questa fortunata zona della provincia di Pordenone: per esempio un giro in barca a vela, in kayak o in biciletta intorno al lago di Barcis.
La scelta della bici, in questo caso, è particolarmente felice sia per la presenza della pista ciclabile che per i punti ristoro e parchi giochi che puntellano il percorso. Peraltro questa specifica zona è particolarmente affascinante per la sua prossimità con la Riserva naturale forra del Cellina, che altro non è che un canyon scavato dal torrente Cellina. Anche qui si può pedalare tranquillamente, altrimenti la si può percorrere anche a bordo di un trenino: i bambini rimarranno senza parole.
Punti che consigliamo: il centro visite multimediale all’interno della riserva, che spiega la storia della Forra e cosa si può trovare al suo interno; e il centro di recupero per rapaci feriti di Andreis, borgo a due passi da Barcis.
Dove dormire:
- Residence Belvedere, via Tofane 4, Barcis: c’è la possibilità di prenotare un intero appartamento in una posizione che non lascia delusi né gli adulti né i bambini;
- Cjasa Ustin-3 (albergo diffuso): questi appartamenti, anche per via della vista su lago e montagne, vanno a ruba!
Dove mangiare:
- Osteria Ponte Antoi, località Ponte Antoi 2, Barcis: insaccati e piatti ai porcini le specialità, ma con un occhio di riguardo per i bambini;
- Rifugio Vallata, località Vallata, Barcis: immerso in un bosco che sembra uscito dalle fiabe;
- Ristorante dell’Agriturismo Malga Valli: anche qui vince la location. I bambini hanno a disposizione la natura intorno per giocare a fine pranzo.
Bologna

Bologna (iStock)
Non solo mare: l’Emilia Romagna è un luogo perfetto per bambini e ragazzi di tutte le età. Si pensi a Bologna e a tutto ciò che offre per tenere desta l’attenzione di chiunque.
Al di là di tutto ciò che di più bello si può vedere e fare all’interno della città, ci sono dei luoghi particolarmente indicati per la fascia dei più piccoli. Come la Collezione di Zoologia (via Selmi, 3), con ingresso gratuito. Qui è possibile ammirare scheletri e resti di una grande varietà di animali, ma anche partecipare a laboratori didattici.
Se si ha bisogno di contatto con la natura, il luogo perfetto sono i Giardini Margherita, con il loro laghetto, il parco giochi e il GardeBo, dove mangiare un buon gelato artigianale.
Altro luogo interessante, ma fuori dal centro cittadino, è FICO Eataly World, dove i bambini possono entrare a diretto contatto con l’agricoltura e l’allevamento. In questo parco tematico, infatti, si trovano frutteti, una fattoria degli animali e mille altre attrazioni, tra cui la Casa delle Bolle.
Un altro museo adatto ai più piccoli è il MAMbo (Museo di Arte Moderna Bologna): qui l’arte viene spiegata ai bambini utilizzando il loro stesso linguaggio. Per info e prenotazioni, basta scrivere a mamboedu@comune.bologna.it
Dove dormire:
- Starhotels Excelsior, viale P. Pietramellara 51: hotel vicino alla Stazione centrale, perfetto se ci si vuole trattare molto bene;
- Santo Stefano Apartments – Bologna Rooms, via S. Stefano 88: appartamenti estremamente confortevoli nel cuore della città.
Dove mangiare:
- CIM – La Taverna del Castoro, via Don Giulio Salvi 9: qualità del cibo e spazio esterno dove i bambini possono giocare;
- Ristorante Pizzeria Due Lune, via Nino Bertocchi 1/A: buone sia le pizze che la carne e il pesce. Ha un’area giochi per bambini;
- Circolo Mazzini, via Emilia Levante 6: cucina bolognese e posto apprezzato dalle famiglie.
Palena

Palena (iStock)
L’Abruzzo è una regione perfetta per le famiglie con bambini: la natura sconfinata, il silenzio rilassante e la presenza di animali lontani dalla nostra quotidianità la rendono una meta ideale per chi viaggia con i più piccoli, anche per la possibilità di alternare mare e montagna.
In provincia di Chieti c’è un borgo che merita particolare attenzione da parte dei pargoli: è Palena, famosa per gli orsi. Margherita, Caterina e Iris sono le tre ospiti speciali dell’Area Faunistica dell’orso bruno, di cui fa parte anche M.O.M., il Museo dell’Orso Marsicano.
Siamo nel Parco Nazionale della Majella, il luogo migliore in cui fare amicizia con questi mammiferi, rispettandone l’habitat e il carattere schivo. Per il museo il biglietto per i bambini dai 6 ai 16 anni costa solo € 1,00 (2,00 per gli adulti). La prenotazione è obbligatoria: basta scrivere su WhatsApp al 3398629165 entro le 18:00 del giorno prima. Se si preferisce la visita guidata, i prezzi salgono di pochissimo.
Dal museo si può anche partire per l’area faunistica, che dista solo 3 km. Bisogna prenotare la visita guidata al medesimo numero. In questo caso, il biglietto intero costa € 8,00 e 4,00 per i bambini dai 6 ai 16 anni.
Palena è perfetta anche per chi ama il torrentismo, attività divertentissima per bambini e ragazzi dai 10 anni in su. Può essere praticato in tutta sicurezza con Torrentismo Abruzzo Apt, chiamando il 3281415897.
Dove dormire:
- Villa vicino Roccaraso, via Monteplanizio 10, Lettopalena: soluzione perfetta per famiglia composte da 4-6 persone;
- L’Incontro, via Colle Veduta 62, Palena: affittacamere con vista.
Dove mangiare:
- Casa dell’Orso, via Sant’Antonio, Palena: ottima la cucina. È presente un parco giochi;
- Rifugio Fonte Della Noce, via Cesa, contrada Piana, Lettopalena (CH): ottime le pappardelle al ragù di capriolo. Ambiente perfetto per un pranzo in famiglia;
- Da Lucia, contrada Collesalardo 64, Palena: cucina tipica abruzzese a conduzione familiare.
Napoli

Napoli (iStock)
Che Napoli sia una città perfetta per i bambini forse non è chiaro a tutti. La città partenopea, infatti, è una delle più colpite dai pregiudizi, sia nostrani che stranieri. Eppure il crogiuolo di popoli che l’hanno abitata e la abitano e la ricchezza che offre quanto ad arte, natura e buon cibo non possono che attrarre a sé i bambini di ogni dove.
A partire dalla Città della Scienza, museo scientifico interattivo in cui i più piccoli possono cimentarsi con la conoscenza del corpo umano, degli insetti o delle stelle. Un luogo che merita un’intera giornata per il numero di sezioni e attività nelle quali ci si può immergere anima e corpo. Tutte le informazioni sono sul sito del museo.
Un altro luogo estremamente attraente per i pargoli è la Napoli sotterranea. Si trova a Spaccanapoli, vicino alla piazzetta di San Gaetano, ed è un’occasione per sottrarsi momentaneamente dal caos della metropoli. Si tratta di una visita da fare in gruppo per scoprire cisterne romane, stretti cunicoli e un basso napoletano, abitazione sita al piano terra che regala una sorpresa: sotto il letto si trova una botola che conduce a un magazzino sotterraneo. Per scegliere il percorso ufficiale, bisogna rivolgersi ai contatti che si trovano sul sito.
Infine (per dare solo 3 delle mille idee che si possono attuare nel capoluogo campano), l’Ospedale delle Bambole, dove da 4 generazioni si aggiustano le bambole rotte. Un ottimo insegnamento in quest’epoca profondamente consumista.
Dove dormire:
- Ranch Palace Hotel, via Guantai Ad Orsolone, 78: ha anche un ristorante-pizzeria interno, perfetto se i bambini sono troppo stanchi per uscire;
- Cocor Suites & Design, Viale John Fitzgerald Kennedy 5: posto coloratissimo a due passi dalla stazione.
Dove mangiare:
- Il Peperoncino birichino, via Santa Lucia, 67: ristorante pizzeria con area dedicata ai bambini;
- Le Cantine dei Petrone, via San Romualdo 33: ottima la carne alla brace. Dotato di un bel parco giochi;
- Joy Village Ristorante Pizzeria Ludoteca Eventi, via Pigna 91: area playground e relax assicurato per i genitori.
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Ecco un viaggio da Nord a Sud, attraversando paesi e città particolarmente accoglienti, che hanno fatto dei bambini i loro ospiti preferiti, non tanto per la presenza di qualche parco a tema, ma per via di strutture ricettive, attività divertenti e istruttive o presenza di animali selvaggi.Lo speciale contiene un articolo e quattro approfondimenti.Premesso che le esigenze dei figli dovrebbero essere prioritarie, almeno fino a una certa età, è giusto e vantaggioso abituarli a esplorare il mondo, ad assorbire bellezza e a conoscere altre culture, oltre al rispetto di tutto ciò che si incontra sulla propria strada.Molti genitori sono spaventati all’idea di partire con i figli piccoli al seguito e spesso si accontentano della classica vacanza formato famiglia, sia per una questione di risparmio che di comodità. Ecco quindi che le varie Rimini, Cesenatico o Senigallia si mostrano ai loro occhi come le mete più allettanti.Senza nulla togliere a queste località di mare, si può fare di più, oltrepassando la classica zona di comfort. Certo, bisogna essere prima di tutto degli avventurieri, degli amanti dei grandi viaggi per andare dall’altra parte del mondo con un cucciolo d’uomo nel marsupio: solo chi conosce vantaggi e svantaggi dell’andare lontano può spingersi oltre anche come genitore.Chi non fa delle mete oltreoceano la propria missione di vita o chi, semplicemente, per il momento ha paura, può tranquillamente rimanere in Italia, che oltre a essere una meta speciale per qualsiasi viaggiatore che si rispetti, offre ai bambini la possibilità di imparare moltissimo sulla storia, l’arte e la natura, coadiuvando il lavoro scolastico. A ciò si aggiunge il fatto che certe località sono particolarmente accoglienti nei confronti dei piccoli, offrendo loro attività interessanti e adatte a qualunque fascia d’età.Sono molti i blog nati negli ultimi anni per accompagnare padri e madri in questo fantastico mondo dei viaggi con i bambini. Alcuni si concentrano più su frizzi, lazzi e balocchi, altri su tutto ciò che può sollecitare la curiosità in formazione: chi ha detto, infatti, che i musei debbano per forza essere noiosi o che le visite guidate non siano adatte a un pubblico troppo giovanile?Insomma, quando si parla di bambini bisogna allargare gli orizzonti, cosa che altri popoli – forse più impavidi di noi – hanno iniziato a fare anni orsono. Ci si stupisce sempre davanti alle famiglie di nordeuropei che arrivano in Italia, ciascuna, con al seguito 3-4 figli di tutte le età. Gli italiani sono chiassosi e tendono a chiedersi come sia possibile che un numero così elevato di bambini non arrechi problemi durante il viaggio. La risposta è semplice: è una questione di educazione.Sappiamo tutti che il nostro è considerato un popolo di mammoni. Al di là del fastidioso e discutibile stereotipo (che, come tutti gli stereotipi, nasconde un fondo di verità), va detto che i genitori nostrani sono generalmente iperprotettivi nei confronti dei pargoli, che vengono soffocati dalle attenzioni di mamma e papà, disperati all’idea che si annoino e dimentichi del fatto che i bambini posseggono risorse infinite.Se i nostri si stufano, forse è perché non gli serve l’ennesimo giocattolo né l’ennesimo cartone da guardare imbambolati di fronte a uno schermo. Difficile ma non impossibile abituarli sin dall’inizio al dialogo, al rispetto delle regole a tavola e, soprattutto, all’apertura verso il mondo, tenendo presente che, più che le parole, è l’esempio a plasmare le loro menti.Allora sì alle attività all’aria aperta, alle frequenti gite fuori porta e all’invito gentile a seguire le orme dei genitori. Anche se all’inizio la risposta potrebbe non essere delle migliori, è sulla lunga che bisogna agire, sapendo che tutto il lavoro fatto darà i frutti nel tempo: i ragazzini con la testa abbassata sui fumetti o sul videogioco di turno diventeranno un giorno persone in grado di osservare i paesaggi, parlare con gli estranei e rispettare un pianeta che, se non conosciuto, può essere percepito come un qualcosa di esterno.Il viaggio che segue è come sempre un viaggio che parte dal nord e arriva a sud, attraversando paesi e città particolarmente accoglienti, che hanno fatto dei bambini i loro ospiti preferiti, non tanto per la presenza di qualche parco a tema, ma per via di strutture ricettive, attività divertenti e istruttive o presenza di animali selvaggi.<div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/viaggi-misura-bambino-2657294252.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="barcis" data-post-id="2657294252" data-published-at="1652199705" data-use-pagination="False"> Barcis Lago di Barcis (iStock) La natura è sempre una buona idea. È da lei che dobbiamo partire quando pensiamo a un viaggio, anche breve, da fare con i nostri bambini.Possiamo trovare Madre Natura anche dietro casa, ma per un figlio è tanto eccitante quanto istruttivo trovarsi immerso in scenari completamente diversi da quelli cui la quotidianità l’ha abituato. A partire dalla montagna (discorso che ovviamente vale per coloro che già non ci abitino, ovviamente).Il parco delle Dolomiti Friulane è l’ideale. Qui si trovano una flora e una fauna ricchissime: quale bimbo non si stupirebbe di fronte a una stella alpina? E quale non esternerebbe la propria meraviglia avvistando un camoscio?Ma sono tante le attività che si possono fare con figlioletti al seguito in questa fortunata zona della provincia di Pordenone: per esempio un giro in barca a vela, in kayak o in biciletta intorno al lago di Barcis. La scelta della bici, in questo caso, è particolarmente felice sia per la presenza della pista ciclabile che per i punti ristoro e parchi giochi che puntellano il percorso. Peraltro questa specifica zona è particolarmente affascinante per la sua prossimità con la Riserva naturale forra del Cellina, che altro non è che un canyon scavato dal torrente Cellina. Anche qui si può pedalare tranquillamente, altrimenti la si può percorrere anche a bordo di un trenino: i bambini rimarranno senza parole.Punti che consigliamo: il centro visite multimediale all’interno della riserva, che spiega la storia della Forra e cosa si può trovare al suo interno; e il centro di recupero per rapaci feriti di Andreis, borgo a due passi da Barcis.Dove dormire:Residence Belvedere, via Tofane 4, Barcis: c’è la possibilità di prenotare un intero appartamento in una posizione che non lascia delusi né gli adulti né i bambini;Cjasa Ustin-3 (albergo diffuso): questi appartamenti, anche per via della vista su lago e montagne, vanno a ruba! Dove mangiare:Osteria Ponte Antoi, località Ponte Antoi 2, Barcis: insaccati e piatti ai porcini le specialità, ma con un occhio di riguardo per i bambini;Rifugio Vallata, località Vallata, Barcis: immerso in un bosco che sembra uscito dalle fiabe;Ristorante dell’Agriturismo Malga Valli: anche qui vince la location. I bambini hanno a disposizione la natura intorno per giocare a fine pranzo. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/viaggi-misura-bambino-2657294252.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="bologna" data-post-id="2657294252" data-published-at="1652199705" data-use-pagination="False"> Bologna Bologna (iStock) Non solo mare: l’Emilia Romagna è un luogo perfetto per bambini e ragazzi di tutte le età. Si pensi a Bologna e a tutto ciò che offre per tenere desta l’attenzione di chiunque.Al di là di tutto ciò che di più bello si può vedere e fare all’interno della città, ci sono dei luoghi particolarmente indicati per la fascia dei più piccoli. Come la Collezione di Zoologia (via Selmi, 3), con ingresso gratuito. Qui è possibile ammirare scheletri e resti di una grande varietà di animali, ma anche partecipare a laboratori didattici.Se si ha bisogno di contatto con la natura, il luogo perfetto sono i Giardini Margherita, con il loro laghetto, il parco giochi e il GardeBo, dove mangiare un buon gelato artigianale.Altro luogo interessante, ma fuori dal centro cittadino, è FICO Eataly World, dove i bambini possono entrare a diretto contatto con l’agricoltura e l’allevamento. In questo parco tematico, infatti, si trovano frutteti, una fattoria degli animali e mille altre attrazioni, tra cui la Casa delle Bolle.Un altro museo adatto ai più piccoli è il MAMbo (Museo di Arte Moderna Bologna): qui l’arte viene spiegata ai bambini utilizzando il loro stesso linguaggio. Per info e prenotazioni, basta scrivere a mamboedu@comune.bologna.itDove dormire:Starhotels Excelsior, viale P. Pietramellara 51: hotel vicino alla Stazione centrale, perfetto se ci si vuole trattare molto bene;Santo Stefano Apartments – Bologna Rooms, via S. Stefano 88: appartamenti estremamente confortevoli nel cuore della città.Dove mangiare:CIM – La Taverna del Castoro, via Don Giulio Salvi 9: qualità del cibo e spazio esterno dove i bambini possono giocare;Ristorante Pizzeria Due Lune, via Nino Bertocchi 1/A: buone sia le pizze che la carne e il pesce. Ha un’area giochi per bambini;Circolo Mazzini, via Emilia Levante 6: cucina bolognese e posto apprezzato dalle famiglie. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/viaggi-misura-bambino-2657294252.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="palena" data-post-id="2657294252" data-published-at="1652199705" data-use-pagination="False"> Palena Palena (iStock) L’Abruzzo è una regione perfetta per le famiglie con bambini: la natura sconfinata, il silenzio rilassante e la presenza di animali lontani dalla nostra quotidianità la rendono una meta ideale per chi viaggia con i più piccoli, anche per la possibilità di alternare mare e montagna.In provincia di Chieti c’è un borgo che merita particolare attenzione da parte dei pargoli: è Palena, famosa per gli orsi. Margherita, Caterina e Iris sono le tre ospiti speciali dell’Area Faunistica dell’orso bruno, di cui fa parte anche M.O.M., il Museo dell’Orso Marsicano. Siamo nel Parco Nazionale della Majella, il luogo migliore in cui fare amicizia con questi mammiferi, rispettandone l’habitat e il carattere schivo. Per il museo il biglietto per i bambini dai 6 ai 16 anni costa solo € 1,00 (2,00 per gli adulti). La prenotazione è obbligatoria: basta scrivere su WhatsApp al 3398629165 entro le 18:00 del giorno prima. Se si preferisce la visita guidata, i prezzi salgono di pochissimo.Dal museo si può anche partire per l’area faunistica, che dista solo 3 km. Bisogna prenotare la visita guidata al medesimo numero. In questo caso, il biglietto intero costa € 8,00 e 4,00 per i bambini dai 6 ai 16 anni.Palena è perfetta anche per chi ama il torrentismo, attività divertentissima per bambini e ragazzi dai 10 anni in su. Può essere praticato in tutta sicurezza con Torrentismo Abruzzo Apt, chiamando il 3281415897.Dove dormire:Villa vicino Roccaraso, via Monteplanizio 10, Lettopalena: soluzione perfetta per famiglia composte da 4-6 persone;L’Incontro, via Colle Veduta 62, Palena: affittacamere con vista.Dove mangiare:Casa dell’Orso, via Sant’Antonio, Palena: ottima la cucina. È presente un parco giochi;Rifugio Fonte Della Noce, via Cesa, contrada Piana, Lettopalena (CH): ottime le pappardelle al ragù di capriolo. Ambiente perfetto per un pranzo in famiglia;Da Lucia, contrada Collesalardo 64, Palena: cucina tipica abruzzese a conduzione familiare. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/viaggi-misura-bambino-2657294252.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="napoli" data-post-id="2657294252" data-published-at="1652199705" data-use-pagination="False"> Napoli Napoli (iStock) Che Napoli sia una città perfetta per i bambini forse non è chiaro a tutti. La città partenopea, infatti, è una delle più colpite dai pregiudizi, sia nostrani che stranieri. Eppure il crogiuolo di popoli che l’hanno abitata e la abitano e la ricchezza che offre quanto ad arte, natura e buon cibo non possono che attrarre a sé i bambini di ogni dove.A partire dalla Città della Scienza, museo scientifico interattivo in cui i più piccoli possono cimentarsi con la conoscenza del corpo umano, degli insetti o delle stelle. Un luogo che merita un’intera giornata per il numero di sezioni e attività nelle quali ci si può immergere anima e corpo. Tutte le informazioni sono sul sito del museo.Un altro luogo estremamente attraente per i pargoli è la Napoli sotterranea. Si trova a Spaccanapoli, vicino alla piazzetta di San Gaetano, ed è un’occasione per sottrarsi momentaneamente dal caos della metropoli. Si tratta di una visita da fare in gruppo per scoprire cisterne romane, stretti cunicoli e un basso napoletano, abitazione sita al piano terra che regala una sorpresa: sotto il letto si trova una botola che conduce a un magazzino sotterraneo. Per scegliere il percorso ufficiale, bisogna rivolgersi ai contatti che si trovano sul sito.Infine (per dare solo 3 delle mille idee che si possono attuare nel capoluogo campano), l’Ospedale delle Bambole, dove da 4 generazioni si aggiustano le bambole rotte. Un ottimo insegnamento in quest’epoca profondamente consumista.Dove dormire:Ranch Palace Hotel, via Guantai Ad Orsolone, 78: ha anche un ristorante-pizzeria interno, perfetto se i bambini sono troppo stanchi per uscire;Cocor Suites & Design, Viale John Fitzgerald Kennedy 5: posto coloratissimo a due passi dalla stazione.Dove mangiare:Il Peperoncino birichino, via Santa Lucia, 67: ristorante pizzeria con area dedicata ai bambini;Le Cantine dei Petrone, via San Romualdo 33: ottima la carne alla brace. Dotato di un bel parco giochi;Joy Village Ristorante Pizzeria Ludoteca Eventi, via Pigna 91: area playground e relax assicurato per i genitori.
Angelo Borrelli (Imagoeconomica)
Poi aggiunge che quella documentazione venne trasmessa al Comitato tecnico scientifico. Il Cts validò. I numeri ballavano tra 120 e 140 ventilatori. La macchina partì. La miccia, però, viene accesa per via politica il 10 marzo 2020. Borrelli lo ricostruisce con precisione quasi notarile. «Arriva dalla segreteria del viceministro Pierpaolo Sileri un’email». Il mittente è la segreteria del viceministro. Il senso è chiaro. «Come richiesto dal ministro Speranza e noto al ministro Luigi Di Maio, ti ringrazio in anticipo anche da parte di Pierpaolo per le opportune valutazioni che vorrai effettuare al fine di garantire il più celere arrivo della strumentazione». Sono i ventilatori polmonari cinesi. La disponibilità viene rappresentata dopo un’interlocuzione politica. E a quel punto entra ufficialmente in scena la Silk Road. Il contatto, conferma Borrelli, non arriva per caso. «C’è un’email dell’11 marzo che […] facendo seguito a quanto detto dal dottor Domenico Arcuri, come d’accordo, ecco i contatti della Silk Road».
Ed è a questo punto che la deputata di Fratelli d’Italia Alice Buonguerrieri scatta: «Quindi è un contatto, quello della società Silk Road, che vi viene dalla struttura commissariale?». La risposta è secca. «Sì, viene dalla struttura commissariale di Domenico Arcuri». Arcuri, in quel momento, non è ancora formalmente commissario straordinario (lo diventerà il 18 marzo). Ma è già dentro il Dipartimento, si muove nel Comitato tecnico operativo, il Cto. «Perché il commissario Arcuri era già presente al dipartimento e iniziava ad affiancare…», cerca di spiegare Borrelli. Il passaggio politico-amministrativo non è casuale. Perché la Silk Road arriva sul tavolo della Protezione civile per quella via. La fornitura è pesante. «Ventilatori polmonari per un totale di 140», al costo di 2 milioni e 660.000 euro. «Ho qui la lettera di commessa», conferma Borrelli. La firma in calce non è italiana. «La lettera è firmata da un director, Wu Bixiu». E c’è un timbro cinese. La Verità quell’intermediazione all’epoca l’aveva ricostruita. La Silk Road Global Information limited che intermedia la fornitura è legata alla Silk Road cities alliance, un think tank del governo di Pechino a sostegno della Via della Seta. Ai vertici di quell’ente c’era anche Massimo D’Alema, insieme a ex funzionari del governo cinese. E infatti, conferma ora Borrelli, «c’è anche una email in cui si cita il presidente D’Alema». Però, quando gli viene chiesto apertamente se D’Alema abbia fatto da tramite, mette le mani avanti: «Io non so nulla di questo».
Di certo Baffino doveva aver rassicurato l’azienda cinese. Tant’è che la società aveva scritto: «Abbiamo appena ricevuto informazioni dall’onorevole D’Alema che il vostro governo acquisterà tutti i ventilatori nella lista. Quindi acquisteremo i 416 set per voi il prima possibile». «I nostri», spiega Borrelli, «gli hanno risposto «noi compriamo quelli che ci servono», cioè 140 e non 460». Ma c’è una parte di questa storia che non è ancora finita al vaglio della Commissione d’inchiesta guidata da Marco Lisei. Quei ventilatori polmonari, aveva scoperto La Verità, non erano in regola e la Regione Lazio li ritirò perché non conformi ai requisiti di sicurezza. «Dai lavori della commissione Covid sta emergendo una trama che collega la struttura commissariale di Arcuri, nominato da Giuseppe Conte, alla sinistra e, nello specifico, a D’Alema», afferma Buonguerrieri a fine audizione. Poi tira una riga: «Risulta che, ancor prima di essere nominato commissario straordinario, Arcuri sponsorizzava alla Protezione civile una società rappresentata da cinesi legata a D’Alema». «Le audizioni stanno portando alla luce passaggi che meritano un serio approfondimento istituzionale», tuona il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami. Ma la storia non è finita.
«Il presidente del consiglio, per garbo, mi ha informato, perché sarebbe stato per me un colpo sapere dalla stampa che ci sarebbe stato poi un soggetto (Arcuri, ndr) che sarebbe entrato nel nell’organizzazione organizzazione della gestione dell’emergenza», ricorda ancora Borrelli. Che in un altro passaggio conferma che i pagamenti avvenivano anche per conto di Arcuri: «Io avevo il dottor Pietro Colicchio (dirigente della Protezione civile, ndr) e il suo direttore generale a casa col Covid e disponevano bonifici per i pagamenti per l’acquisto di Dpi. Dopo anche per conto del commissario Arcuri». Ma la Protezione civile con la nomina di Arcuri era ormai stata scippata delle deleghe sugli acquisti. A questo punto Borrelli fa l’equilibrista con un passaggio che ovviamente è stato apprezzato dai commissari del Pd: «L’avvento di Arcuri ha sgravato me e la mia struttura». Gli unici, però, che in quel momento avevano dato alla pandemia il peso che meritava erano proprio i vertici della Protezione civile. Già dal 2 febbraio, infatti, avevano segnalato al ministero l’assenza dei dispositivi di protezione. «Fu Giuseppe Ruocco (in quel momento segretario generale del ministero, ndr)», ricorda Borrelli, «a comunicare che ci sarebbe stata una riunione per predisporre una richiesta di eventuali necessità, partendo dallo stato attuale di assoluta tranquillità. Ruocco mi assicurò che se fosse emerso un quadro di esigenze lo avrebbe portato alla mia attenzione. Circostanza mai avvenuta». Il ministero si sarebbe svegliato solo 20 giorni dopo. «Il 22 febbraio nel Cto», spiega Borrelli, «per la prima volta venivano impartite indicazioni operative per l’utilizzo di Dpi». Solo il 24 febbraio, dopo alcune interlocuzioni con Confindustria, veniva «segnalato che non arrivavano notizie confortanti quanto alle disponibilità sul mercato». A quel punto bisognava correre ai ripari. La Protezione civile viene svuotata di competenza sugli acquisti e arriva Arcuri. Con le sue «deroghe». «Io», ricorda Borrelli, «non so se avesse delle deroghe ulteriori o meno, però, ecco, lui aveva le stesse deroghe che avevamo noi». Ma era lui a comprare.
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Ecco #DimmiLaVerità del 17 dicembre 2025. L'esperto di geopolitica Daniele Ruvinetti ci svela gli ultimissimi retroscena del negoziato di pace per l'Ucraina.
L’Indonesia è un gigante che sfiora i 300 milioni di abitanti ed è il più grande arcipelago del mondo. La sua capitale Jakarta è la città più popolosa del globo con quasi 42 milioni di abitanti e nel 2025 ha superato Dacca e Tokyo in questa classifica. Adagiata sulla costa dell’isola di Giava, questa città è diventata un conglomerato incontrollabile che sta lentamente affondando sotto il peso della sua popolazione. L’Indonesia ha il maggior numero di musulmani con quasi 250 milioni di fedeli e secondo alcune proiezioni come quelle della Banca Mondiale o del Fondo Monetario Internazionale potrebbe diventare una delle quattro principali economie internazionali entro il 2050. Jakarta nel 2024 è entrata a far parte del gruppo economico dei Brics, guidato da Cina, Russia ed India, ma non ha mai smesso di attirare investimenti statunitensi e ad avere un rapporto diplomatico diretto con Washington.
In questo quadro economicamente positivo però sono scoppiate una serie di proteste che hanno fortemente contestato il governo del presidente Prabowo Subianto. Questo ex generale, conosciuto per la ferocia con cui ha sempre represso ogni tipo di dissenso, ha stravinto le elezioni utilizzando un avatar che lo ha trasformato in un nonno amorevole. Durante la campagna per le presidenziali, il suo staff ha utilizzato strumenti di intelligenza artificiale come Midjourney per creare un'immagine carina e amichevole ("gemoy", un termine gergale indonesiano per "carino" o "coccoloso") di Prabowo, rivolta in particolare agli elettori più giovani sui social come TikTok. Questa mossa ha avuto un enorme successo portando molti giovani alle urne e consegnando oltre il 60% delle preferenze al vecchio generale. Il nuovo presidente aveva promesso un miracolo economico puntando ad una crescita dell’8% annuale, che però si è fermata intorno al 5,2%. Intanto il costo della vita è sensibilmente cresciuto così come la disoccupazione, mentre la rupia indonesiana ha continuato a svalutarsi arrivando ad un cambio con il dollaro a 16600 ad 1.
Contemporaneamente i cittadini indonesiani hanno visto una progressiva perdita di potere d’acquisto che ha portato ad una stagnazione dei consumi delle famiglie. Ad ottobre l’inflazione è arrivata al 2,75%, massimo livello dalla primavera del 2024, e la gente è scesa in strada per chiedere le dimissioni di tutto il governo. Se internamente le cose stanno andando male per Prabowo Subianto, l’ex generale, ha puntato tutto sulla proiezione internazionale del suo paese, dichiarando più volte di volerlo far diventare una potenza geopolitica regionale. Il ruolo indonesiano nel sud-est asiatico è in crescita e negli anni si sono rafforzati i rapporti con le nazioni vicine, soprattutto con la Malesia. Più complessi i tentativi di avvicinamento con le Filippine, fortemente schierate nell’orbita statunitense, mentre con l’India le relazioni sono sempre state piuttosto altalenanti. L’Indonesia si trova anche spettatore nel latente scontro indo-pacifico fra Pechino e Washington, nel quale per ora Jakarta ha scelto una linea politica basata sull’equidistanza. Con la Cina l’Indonesia ha siglato un accordo per lo sfruttamento congiunto delle risorse nelle acque contese, per evitare una disputa diretta, anche perché Pechino è il suo primo partner economico e commerciale, con gli scambi nel 2025 sono stimati in 160 miliardi di dollari. Jakarta sta cercando di diversificare le sue relazioni commerciali per evitare un’eccessiva dipendenza dalla Cina, intensificando gli scambi anche con l’Unione Europea. L’interscambio con la Ue nel 2024 ha superato i 27 miliardi di euro con l’Europa che importa olio di palma, tessuti, calzature, minerali (nichel e rame), mentre esporta nella nazione asiatica latticini, carni, frutta, macchinari e farmaceutici. Gli Usa restano comunque un partner cruciale per l’Indonesia in ambito di difesa e sicurezza, con esercitazioni congiunte e acquisto di armi, delle quali Washington è il secondo fornitore. L’attivismo di Prabowo Subianto si è visto anche nella questione mediorientale, con il presidente, unico leader del sud-est asiatico, presente in Egitto alla firma della tregua a Gaza.
Odorico da Pordenone, un Marco Polo meno noto che raccontò l'Indonesia nel secolo XIV
Non solo Marco Polo ed il suo «Milione», il resoconto sull’Estremo Oriente forse più famoso al mondo. Altre importanti testimonianze scritte di viaggi «meravigliosi» attraverso l’Asia sono giunte a noi dal Medioevo. Grandi protagonisti delle esplorazioni e dello scambio interreligioso (con le missioni) ma anche di quello geopolitico, furono i francescani. Come afferma il Prof. Luciano Bertazzo, storico francescano e direttore del Centro Studi Antoniani di Padova, contattato dalla Verità. «A fianco di Marco Polo esiste tutta una letteratura non meno interessante in cui il mondo francescano non fu solo portatore di evangelizzazione, ma anche di una spinta all'internazionalizzazione». Già alla metà del Duecento, la presenza della Chiesa cattolica in Estremo Oriente intersecava l'Europa all'Asia. I resoconti dei frati alimentarono il "Meraviglioso" nei racconti di viaggio (detti anche odeporici) sulla scia della «Vita di Alessandro Magno», che inaugurò il connubio tra scientia e mirabilia».
Ai tempi delle crociate, i frati minori assunsero un ruolo «diplomatico» all’interno di un mondo in forte fermento. Erano gli anni della «cattività» del Papato ad Avignone, dell’espansione dell’Islam verso oriente e del potentissimo regno dei Mongoli discendenti di Gengis Khan. Nel mosaico delle forze dominanti i francescani, attivi nell’opera di evangelizzazione alla base dei loro viaggi, furono anche incaricati dal Papato e dai sovrani occidentali di riportare notizie sullo stato dei popoli dell’estremo Oriente per cercare di misurarne la potenza politica e militare unito ad un intento più diplomatico, con il proposito di esplorare una possibile alleanza in funzione anti islamica. I religiosi italiani erano già presenti in Asia fino dalla metà del XIII secolo, come testimoniano i resoconti del francescano Giovanni di Pian del Carpine, che alla metà del Duecento scrisse una «Historia Mongalorum» dopo essere giunto fino a Kharakorum, ricca di informazioni strategico-militari sulla potenza dell’impero mongolo che premeva verso Occidente. Anche Giovanni da Montecorvino, francescano campano, giunse fino in Cina alla corte di Kubilai Khan, morto appena prima dell’arrivo del frate italiano. Qui fondò la prima missione cattolica della Cina e la prima chiesa nel 1305 e fu nominato arcivescovo da Clemente V.
A pochi anni dal viaggio di Giovanni da Montecorvino si colloca la spedizione di Odorico da Pordenone, che toccherà anche l’Indonesia, allora praticamente sconosciuta al mondo occidentale. Nato sembra intorno al 1280, fu ordinato frate a Udine ancora giovanissimo, secondo le poche notizie giunte a noi. Il suo viaggio in Oriente, con destinazione Cina, si colloca attorno al 1318 e seguì un itinerario da Venezia a Trebisonda, quindi dalla penisola arabica via nave fino all’India, dove a Thana (attuale Mumbai) raccolse le spoglie dei francescani martirizzati dai musulmani nel 1321. La tappa successiva fu l’Indonesia, una terra praticamente inesplorata fino ad allora. Nella sua Relatio, Odorico dedica spazio alla descrizione di usi e costumi dell’arcipelago. Lamori è il primo abitato dell’Indonesia che il frate friulano descrisse, dipingendolo come una terra non proprio ospitale. Così Odorico dipinse quella che è ritenuta essere un antico regno situato nella parte settentrionale di Sumatra: «Cominciai a perdere la tramontana quando toccai quella terra. In questa regione il calore è enorme e sia gli uomini che le donne vanno in giro nudi, senza coprirsi nessuna parte del corpo. Essi mi deridevano, perché dicevano che Dio aveva creato Adamo nudo e io invece volevo essere vestito contro la volontà di Dio. In questo paese tutte le donne sono messe in comune fra tutti, cosicché nessuno può dire «questa è mia moglie», oppure «questo è mio marito». Quando poi una donna partorisce un figlio o una figlia, lo dà o la dà a chi vuole tra uno di quelli con i quali ha avuto rapporti intimi, e quel bimbo o bimba lo considera il proprio padre. Anche tutto il terreno è in comune fra tutti gli abitanti, cosicché nessuno può dire: «questa o quella parte di terra è mia». Le case invece sono ognuna per conto proprio. Questa gente è pestifera e malvagia: infatti mangiano carne umana, come qui da noi si mangia la carne bovina o quella delle pecore. Tuttavia di per sé questa è una terra buona, che ha grande abbondanza di carni, di biade e di riso, inoltre vi si trova oro in abbondanza[…]».
Un ritratto di una società primitiva e ostile, quella che Odorico raccontò nella sua prima tappa indonesiana. Tutt’altra impressione il frate ebbe della tappa successiva, Giava. Secondo le fonti storiche, nel periodo in cui l’isola fu visitata da Odorico l’isola viveva l’ultimo periodo prospero prima dell’arrivo dell’Islam dall’India, quello del regno Majapahit che, sotto il comandante militare e consigliere dei regnanti Gajah Mada, riuscì nell’espansione territoriale con la conquista di Bali. A Giava l’Islam non era ancora giunto quando Odorico fece visita al palazzo reale, e le religioni principali erano il buddhismo, l’induismo e l’animismo. La descrizione che il friulano fece dell’isola era a dir poco entusiastica: «Quest’isola è abitata molto bene ed è la seconda isola più bella che ci sia al mondo. In essa nasce la canfora e vi crescono cubebe (pepe di Giava), melaghette (nota come melegueta o grani del Paradiso, della famiglia dello zenzero con sentore di zenzero e cardamomo) e noci moscate e molte altre specie di erbe preziose. Vi è grande abbondanza di vettovaglie, a eccezione del vino. Il re di quest’isola possiede un palazzo davvero meraviglioso». E più avanti, nel capitolo dedicato all’arcipelago indonesiano, Odorico sottolineava la potenza militare di Giava, che seppe resistere alla potenza della Cina di Kubilai Khan. «Il Gran Khan del Catai fu molte volte in guerra contro questo regno di Giava, ma questo re riuscì sempre vincitore e lo superò».
Lasciata l’Indonesia, passando forse per il Borneo e probabilmente dalle Filippine, Odorico sbarcò finalmente in Cina dal porto di Canton. Poi via terra riuscì a raggiungere Khambaliq (Pechino), dove lasciò le spoglie dei confratelli martiri e risiedette per tre anni prima di intraprendere il viaggio di ritorno via terra in compagnia del francescano frate Giacomo d’Irlanda attraverso il Tibet, la Persia e di nuovo da Trebisonda fino a Venezia. Odorico tornò nel 1330, dopo 12 anni. A Padova scrisse la sua Relatio, di fronte a frate Guido, ministro provinciale, e allo scriba Guglielmo da Solagna. La destinazione del resoconto di Odorico era Avignone, dove si ipotizza che il frate avrebbe dovuto recarsi per relazionare le meraviglie d’Oriente e dei suoi popoli al Pontefice. Odorico da Pordenone non la raggiungerà mai. Morirà a Udine si presume il 14 gennaio 1331 stroncato da una grave forma di enfisema dovuto alle esalazioni di monossido di carbonio respirate nelle tende dei «Tatari». La fama di santità seguirà immediatamente dopo la morte. A Udine fu realizzata una splendida arca dove riposavano le spoglie. Il processo di canonizzazione iniziò solamente nel 1755 ma fu interrotto. Due volte ancora fu ripreso ed interrotto nel 1931 e nel 1956. Nuovamente istruito negli anni Duemila, l'iter è attualmente in corso.
Per un approfondimento sul viaggio di Odorico da Pordenone si consiglia la lettura di Racconto delle cose meravigliose d'Oriente (Edizioni Messaggero Padova), basato sull'opera critica di riferimento a cura di Annalia Marchisio Relatio de mirabilibus orientalium Tatarorum (Sismel-Edizioni del Galluzzo).
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(Totaleu)
Lo ha detto l’eurodeputato di Forza Italia a margine della sessione plenaria di Strasburgo.