2020-08-26
Verona denuncia l’odiatore Berizzi. Lui si scusa, ma la sinistra lo difende
Paolo Berizzi (Getty images)
Il Comune annuncia: quereleremo il giornalista che aveva ironizzato sull'alluvione.Dalla terza lettera di Paolo Berizzi ai veronesi: dopo aver interpretato il nubifragio che ha devastato Verona come l'azione del karma contro i «nazifascisti e razzisti», e dopo aver ribadito in un tweet che solo «una piccola minoranza di odiatori seriali ben noti in città» poteva aver frainteso il suo primo messaggio, ieri il giornalista di Repubblica ci ha provato ancora. Parlando di sé nella sua rubrica sugli orrori dell'intolleranza italica - quindi per una volta l'argomento era ben scelto - l'acchiappafasci ha tentato di scusarsi nuovamente. Lui, dice, voleva solo dare «una solidarietà piena e sincera, chi mi conosce lo sa» e quel post era stato scritto «dando per scontato che nessuno potesse equivocarne il senso o strumentalizzarlo». Poi lo scivolone sul karma: «Ho sbagliato perché non intendevo invocare una punizione divina contro chicchessia e dunque porgo le mie scuse a chi nella città di Verona si è sentito offeso». A quanto pare toccherà farsi bastare un messaggio di scuse in cui si dà tra le righe la colpa a chi ha osato dubitare della sua buona fede. L'amministrazione scaligera, tuttavia, ha deciso di non far cadere la questione. L'assessore veronese alla Sicurezza, Daniele Polato, ha tuonato su Facebook: «Contro Paolo Berizzi querela, esposto all'Ordine dei giornalisti e richiesta al ministero dell'Interno di revoca della scorta. Questo ha approvato la giunta di Verona stamattina (ieri, ndr) su mia iniziativa. Berizzi sarà querelato. Punto. Su di lui abbiamo mandato anche un esposto all'Ordine e chiediamo al ministero che gli venga tolta la scorta, poiché ha diffamato e insultato un'intera città e provincia. Gli uffici legali del Comune di Verona si stanno già muovendo in tal senso». Ma contro Berizzi non si schiera solo l'amministrazione comunale di centrodestra. Il senatore veronese del Pd, Vincenzo D'Arienzo, ha scritto del sillogismo berizziano che «un pensiero del genere - e quel forzato legame - fanno ancora più danni alla città». Sfortunatamente, tuttavia, la condanna degli spropositi berizziani è tutt'altro che unanime. Posizionandosi appena un po' a sinistra dei khmer rossi, il presidente della Fnsi, Beppe Giulietti, evidentemente ignaro dei danni che certa faziosità apporta alla categoria, ha prodotto tweet a ripetizione a sostegno della penna di Repubblica. Nell'ultimo, ha chiesto «di esaminare sul profilo di Paolo Berizzi le minacce rivolte ad un cronista già costretto ad una vita “sotto scorta"». Le minacce, ovviamente, sono sempre censurabili, verso chiunque, ma l'intento qui è chiaramente quello di blindare il collega e sodale: critichi le sortite ardite di Berizzi? Vuoi mettere il bavaglio alla libera stampa. Per lo storico dell'arte «antifascista così», Tomaso Montanari, «non c'era proprio niente di male in quel tweet. Esiste una Verona nerissima che lì veniva duramente invitata a riflettere sulla propria ferinità. Con toni biblici o danteschi: nulla di scandaloso». Hai capito: sembrava che Berizzi stesse prendendo per il culo i veronesi, invece citava Dante. Per Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, i veri colpevoli sono «i camerati di Fdi» che «per anni sono stati zitti» mentre Berizzi «veniva pesantemente minacciato da organizzazioni neonaziste e loschi figuri fascisti, tanto da essere sottoposto a tutela forze dell'ordine. Campioni di ipocrisia». Anche l'ex deputato Arturo Scotto twitta: «A destra forse non sanno leggere. Berizzi ha dato solidarietà ai cittadini di Verona, eccetto la minoranza nazifascista e razzista. A meno che Lega e Fratelli d'Italia non si sentano tali. Evidentemente la lingua batte dove il dente duole». Speriamo che il karma non abbia Twitter.