2019-12-10
Verifica, programma, nuova agenda. Tutte le magie per tirare a campare
Giuseppe Conte rispolvera la parola usata nella prima repubblica quando una maggioranza era vicina a dissolversi. Goffredo Bettini chiede convergenza sulle cose da fare, Nicola Zingaretti stila il libro dei sogni che viene ampliato dal premier.L'atmosfera da «rompete le righe», che da settimane gela il governo giallorosso, è stata improvvisamente accelerata ieri dalla improvvisa ricomparsa di uno sciagurato vocabolo da prima repubblica: verifica. Negli anni pre Tangentopoli, quando quasi tutti i governi erano fondati su fragili alleanze tra partiti, spesso in competizione tra loro (proprio come accade oggi all'esecutivo), l'annuncio di una verifica era un segnale devastante, equivalente al lungo fischio di «abbandonate la nave». Quando una maggioranza era vicina al dissolvimento, si cominciava a parlare di verifica. In teoria doveva servire a fare il punto sull'attuazione del programma: in realtà si accertava, su una specie di ultimo ring, se la maggioranza aveva ancora capacità e volontà di andare avanti. Per questo la verifica avveniva sempre nelle stanze più oscure del Palazzo, fuori dal controllo dell'opinione pubblica. Bene: per capire come siamo messi oggi, basta raccontare che ieri, dopo decenni nei quali nessuno più utilizzava il termine (anche per evidenti motivi scaramantici), è stato risuscitato: e una serie di dichiarazioni hanno individuato nel gennaio 2020 il topico momento della nuova verifica. Il primo è stato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: «In gennaio faremo una verifica sulla tenuta del governo», ha proclamato, aggiungendo che il vertice «avverrà dopo l'approvazione della Legge di bilancio». Resosi forse conto di aver pronunciato la temibile parola portasfiga, il premier ha cercato di compensare con l'ottimismo: ha annunciato che chiederà alle forze politiche che lo sorreggono «di condividere un percorso fino al 2023», individuando «le priorità che andremo a realizzare». Ma era più che evidente che indicare addirittura il 2023 come termine per il governo non fosse proprio realistico. Così, forse per cercare di attenuare il senso del ridicolo, Conte ha recuperato il suo aplomb e ha spiegato che cosa realmente intendesse con la convocazione di una verifica: «Il Paese chiede chiarezza», ha detto, «e non possiamo proseguire con dichiarazioni o differenti sensibilità».Gli ha risposto a muso duro Goffredo Bettini, esponente di rilievo del Partito democratico, ma paradossalmente anche il primo che lo scorso 13 agosto (in un'intervista al Corriere della Sera) aveva aperto la porta a «un governo di legislatura» con i grillini: «In gennaio faremo la verifica», ha confermato ieri Bettini, consapevole del potere iettatorio del sostantivo in quanto politico formatosi nella prima repubblica (era il segretario della federazione giovanile comunista di Roma negli anni di Enrico Berlinguer). Insensibile ai cupi effetti del termine, Bettini ha aggiunto: «Discuteremo un programma, che o si approva o non si approva. Non possiamo stare sospesi ogni giorno a Luigi Di Maio e a alle dichiarazioni di Matteo Renzi, che prima vuole il maggioritario poi il proporzionale, prima dice che si deve eleggere il presidente della repubblica poi che si può andare anche a votare subito. Questo non va bene».Quanto a Nicola Zingaretti, ieri non ha usato il termine «verifica», ma ha preferito lanciare un appello all'alleanza giallorossa e alla sua agenda: «Prima chiudiamo bene la manovra», ha detto il segretario del Pd, «e poi lavoriamo con il presidente Conte a una nuova Agenda 2020». L'elenco degli obiettivi di questa Agenda è stato così impegnativo da suscitare perplessa ilarità nella maggior parte dei cronisti: Zingaretti ha annunciato, nell'ordine, che il governo intende «riaccendere i motori dell'economia, creare lavoro, sostenere la rivoluzione verde, rilanciare gli investimenti, semplificare lo Stato, sostenere la rivoluzione digitale, le infrastrutture utili, investire su scuola, università e sapere». Il segretario dem ha poi spiegato che «alleanza vuol dire condivisione e avere a cuore gli interessi dell'Italia». Un po' come lo slogan di un famoso film: «Amare significa non dire mai “mi dispiace"»Per concludere, anche Conte ieri ha elencato i temi di un «progetto per un futuro migliore per il Paese»: da «progettare le riforme strutturali necessarie» a «realizzare in modo più efficace gli investimenti». Conte ha indicato «le direttrici» del suo vasto programma: «Razionalizzare le risorse rafforzando il partenariato tra pubblico e privato, semplificare le leggi e ridurre gli oneri burocratici». Bazzecole, insomma. Peccato che la malefica verifica ormai sia stata innescata, e sia già in agguato. Ministri e parlamentari fanno gli scongiuri.