2023-11-08
Veltroni veltronizza i Kennedy per i bambini
Walter Veltroni (Imagoeconomica)
L’ex segretario pd pubblica il terzo volume della saga sulla dinastia americana. Ma con il pretesto di raccontare ai più piccoli Bob e Jfk, in realtà l’autore, prigioniero della nostalgia, parla del mondo liberal di fine Novecento, aggrappandosi a luoghi comuniNon risparmierà neppure la generazione Alpha. Dopo avere sfinito i boomers e stalkerato i millennials, Walter Veltroni ha un nuovo obiettivo: inseguire uno per uno i nati dopo il 2010 per spiegare loro i Kennedy Brothers. Lo aveva promesso l’estate scorsa durante il tour nei festival letterari: «Sarà il mio terzo libro per ragazzi, proverò a raccontare John e Bob ai più giovani». Detto fatto, la catena di montaggio è tutt’altro che arrugginita. Il volume è uscito ieri, s’intitola I fratelli che volevano cambiare il mondo. Nessuno osi aggiungere «in peggio» poiché l’editore è Feltrinelli e già si avvertono i violini in lontananza.Veltroni che parla dei Kennedy fa tanto anni 80, come il cocktail di scampi e la vacanza alle Maldive, quindi l’operazione nostalgia ha un che di malinconico. Lo scettico blu potrebbe dire che Uolter dalla collina li ha uccisi un’altra volta, visto che un primo libro sull’iconica family dem l’aveva già dato alle stampe a inizio millennio per Baldini e Castoldi. S’intitolava Il sogno spezzato e riguardava il fratello minore, quello del pil che non misura la felicità, impossibile da dimenticare soprattutto per la copertina, con Bob che passeggia su un nastro d’asfalto nella prateria (Wyoming? Idaho?) accanto al fido cocker spaniel. Camelot in purezza con giacche di Ralph Lauren.Poiché l’arte del riciclo è di moda e il vintage tira, il fondatore del Pd ci riprova e spiega: «Racconto ai più giovani la storia di due fratelli uniti dalla stessa passione politica e dalla spinta verso la libertà con l’ambizione di cambiare l’America e il mondo intero». Enfatizzando le estati a Martha’s Vineyard, il ciuffo Wasp, il piccolo John John che occhieggia da sotto la scrivania dello studio ovale, i pantaloni col risvolto, le uscite in ketch di legno con la brezza dell’oceano, i diritti universali globali un tanto al chilo. Del resto è la narrazione preferita di Veltronia, pura apparenza, con dimenticanze risibili come la guerra del Vietnam, la Baia dei porci, i compromessi con Cosa Nostra e il suicidio di Marilyn.Più che sui Kennedy, anche quest’ultimo è un libro sul veltronismo di ritorno e sulla nostalgia di un liberal del secolo scorso aggrappato ai luoghi comuni. Lui, i presidenti giusti li ha conosciuti tutti. Se guardiamo bene lo vediamo anche in qualche stampa di Abramo Lincoln; occhieggia da dietro la tuba, già pronto a tesserne le lodi. L’altro giorno Joe Biden si è svegliato più sereno. Quando gli hanno riferito che the italian friend lo aveva battezzato «un modello per la sinistra, l’uomo del riformismo coraggioso, una risorsa democratica» si è convinto che nonostante i sondaggi fra un anno rimarrà alla Casa Bianca.Quello che il nonno d’America non può sapere è che la frase, Uolter, l’ha già sganciata come una bomba atomica negli ultimi 25 anni su Bill Clinton, Al Gore, John Kerry, Barack Obama. Forse, andando indietro, pure su Jimmy Carter nel periodo in cui, da giornalista stile Woodward e Bernstein (manco a dirlo), stava provando a salvare L’Unità con le videocassette di «Emmanuelle Nera» e Alvaro Vitali. Già allora politicamente corretto, Walter si è costruito una vita politica all’insegna dell’americanismo, diventando nel tempo più kennediano dei Kennedy.Soprattutto di Bob, il suo preferito, al quale dedicò scritti e citazioni già negli anni 90 quando non sapeva l’inglese. Durante le Olimpiadi di Atlanta, Massimo Gramellini e il sottoscritto lo scoprirono seguendolo alla House of Blues dove si era recato (da vicepremier di Romano Prodi) a rendere omaggio ai Blues Brothers; i miti della sua eterna giovinezza vanno sempre in coppia. Allora la prese di punta, trascorse l’estate a studiare e pronunciò con qualche impaccio il discorso di Brighton di fianco a Tony Blair, un altro «modello per la sinistra, uomo del riformismo coraggioso, una risorsa democratica».Teorico dell’«amichettismo» come tanti ex comunisti borghesi della Roma da cineclub, Veltroni sarebbe stato un grande pubblicitario. Dopo avere copiato da John Kennedy l’«I care» del Lingotto e da Obama lo «Yes we can» dell’ultima avventura in prima linea, si è dato al cinema (15 tra film e documentari), ai libri (a 25 abbiamo fermato la conta) e alle prefazioni (60 certificate). La bulimia letteraria del nostro è responsabile di parte del disboscamento dell’Amazzonia, in confronto Georges Simenon era un fannullone. Il teorico politico del «ma anche» si è esibito su tutti gli argomenti dello scibile umano: dalla biografia di Josè Luis Zapatero a quella di Gilberto Gil, dal «Mo’ je faccio er cucchiaio» di Francesco Totti a «Gli anni delle radio libere», dalle vignette di Disegni e Caviglia a «Maria Carta a Roma» sulla cantautrice sarda. Più la perla del doppiaggio di Chicken Little per il cartone Amici per le penne.Qualche anno fa doveva andare in Africa ma ha scoperto che laggiù non si prende Dazn per vedere la Juve. Così nel tempo libero scrive per tutti i giornali, passando dalla fenomenologia di Antonio Gramsci a quella di Dino Baggio. Parlando di modernariato, pare un juke box. Come sosteneva l’indimenticabile Michele Fusco «nei giornali, quelli ex grandi, verso sera arriva il venticello piccolo borghese per cui si alza un caporedattore: Se sentissimo Veltroni? Su cosa importa poco, l’importante è averlo in prima». Da tifoso bianconero, alla festa per uno scudetto fu scambiato per il preparatore atletico Giampiero Ventrone; leggenda vuole che abbia anche firmato autografi.La sua frase preferita è «La vita è tenere dentro di sé la coscienza di essere stati bambini». Ma anche «La coscienza è tenere dentro di sé la vita dei bambini». O ancora: «Essere stati bambini è una vita con dentro la coscienza». Per lo Zelig della sinistra de cultura tutto è intercambiabile, forse anche i Kennedy, quelli che volevano cambiare il mondo con la camicia button down. Chi più chi meno. L’unico punto fermo è il cocker spaniel.
(Ansa)
Due persone arrestate, sequestrata droga e 57 persone denunciate per occupazione abusiva di immobile e una per porto abusivo di armi. Sono i risultati dei controlli scattati questa mattina allo Zen da parte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza dopo l'omicidio di Paolo Taormina, il giovane ucciso davanti al pub gestito dalla famiglia da Gaetano Maranzano. Nel corso dei controlli sono stati multati anche alcuni esercizi commerciali per carenze strutturali e per irregolarità sulla Scia sanitaria e mancata autorizzazione all'installazione di telecamere, impiego di lavoratori in nero, mancata formazione, sospensione di attività imprenditoriale. Sono state identificate circa 700 persone, di cui 207 con precedenti ed altri 15 gia' sottoposti a misure di prevenzione.
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