2023-04-19
Varsavia e Kiev trovano l’accordo sul grano
La Polonia sbloccherà il transito dei cereali ucraini attraverso il proprio territorio verso i porti europei. I ministri degli Esteri del G7: «Chi aiuta la Russia la pagherà cara». Lula scatena l’ira Usa. L’appello di artisti e intellettuali italiani: «Basta invio di armi».La questione del grano degli ultimi giorni ha contribuito ad aumentare i problemi che ruotano intorno al conflitto tra Ucraina e Russia. La Polonia, a seguito delle proteste degli agricoltori aveva annunciato di voler porre un blocco all’import del cereale ucraino. I coltivatori avevano contestato l’abolizione delle tariffe doganali sul grano ucraino che ha messo in ginocchio il settore facendo crollare i prezzi. Alla decisione di Varsavia era seguita quella di Ungheria, Bulgaria e Slovacchia. Polonia e Ucraina però nelle scorse ore hanno raggiunto un accordo per consentire il transito del grano ucraino da Varsavia. «Le merci transiteranno dalla Polonia» a partire da sabato prossimo, ha precisato il ministro dell’agricoltura polacco.In ogni caso, problemi, battibecchi e incomprensioni hanno ormai attraversato i confini e cominciano a coinvolgere anche altri attori, altre potenze, fino ad ora estranee al conflitto tra Mosca e Kiev. Come in Brasile: il presidente Luiz Inacio Lula da Silva nei giorni scorsi aveva invitato gli Stati Uniti a smettere di incoraggiare la guerra. Dopo la provocazione è seguita la visita di Sergei Lavrov a Brasilia durante la quale il ministro degli Esteri russo ha ringraziato Lula e il suo Paese per lo sforzo che sta facendo per mettere fine alle ostilità in Ucraina. Dura la reazione di Washington: «Il Brasile fa eco alla propaganda russa e cinese sull’Ucraina». Critica respinta con forza dal ministro degli Esteri brasiliano, Mauro Vieira, che ha difeso le relazioni del suo Paese con la Russia. Il ministro della Difesa cinese Li Shangfu si è spinto anche oltre: si è congratulato con il presidente russo Vladimir Putin per «aver promosso la pace nel mondo». Nonostante questo il presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, intervenendo sulle relazioni tra Ue e Cina all’Eurocamera ha detto: «Girare le spalle alla Cina non è opportuno e non è nel nostro interesse. L’Europa deve remare verso una eliminazione dei rischi che caratterizzano le relazioni con Pechino ma senza disimpegnarsi». Al termine di due giorni di colloqui in Giappone tra i ministri degli Esteri del G7, i diplomatici hanno convenuto che «la retorica nucleare irresponsabile della Russia e la sua minaccia di dispiegare armi nucleari in Bielorussia sono inaccettabili». E hanno aggiunto: «Chi darà assistenza alla Russia per la guerra in Ucraina pagherà un prezzo pesante». Condanna ribadita anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg: «La Russia è la più grande minaccia alla nostra sicurezza. Il Cremlino ha deciso di sovvertire le regole internazionali sulle armi, minacciando di utilizzare quelle nucleari. Questo è un comportamento irresponsabile, ma non ci intimorisce». Quello delle armi è un tema che ormai coinvolge quasi tutto il mondo. Anche l’Italia è divisa tra favorevoli e contrari al loro invio. Decine di intellettuali e artisti, da Toni Capuozzo a Michele Santoro, da Massimo Cacciare a padre Alex Zanotelli, hanno promosso una raccolta firme per riunire chi si oppone. «Noi pensiamo che l’Italia debba manifestare in ogni modo la sua solidarietà al popolo ucraino abbandonando, però, qualunque partecipazione alle operazioni belliche». Si legge nel suo appello, teso ad organizzare una «staffetta dell’umanità da Aosta a Lampedusa per camminare insieme, unire l’Italia contro la guerra e gridare basta all’invio di armi». Ma il conflitto spaventa soprattutto i Paesi confinanti. Dopo la Finlandia, anche la Polonia ha deciso di costruire una barriera, questa volta elettronica, al confine con l’exclave russo di Kaliningrad. Si estenderà per 210 chilometri e dovrebbe essere completata per l’autunno. Sul campo, infatti, nessuna tregua in vista. L’esercito russo ha bombardato la zona del mercato al centro di Kherson, dopo che Putin vi aveva fatto visita. Il leader del Cremlino ha visitato anche l’autoproclamata repubblica popolare di Lugansk, in Donbass. Visite che proseguono pure per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. In quest’ultima occasione si è recato ad Avdiivka, una delle città più bombardate delle ultime settimane. Mosca, nel frattempo, insiste anche con la repressione interna. Gli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada sono stati convocati al ministero degli Esteri russo per «gravi interferenze negli affari interni e attività che non corrispondono allo status diplomatico». La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, aveva biasimato le dichiarazioni degli ambasciatori dei tre Paesi dopo la condanna dell’oppositore Vladimir Kara-Murza. E l’oppositore numero uno di Mosca, Aleksei Navalny, sta rischiando di allungare la propria condanna di altri 5 anni (9 finora) per intralcio alle attività dell’istituto penitenziario. Non solo: nelle stesse ore veniva respinta la richiesta di scarcerazione per il giornalista americano Evan Gershkovich, arrestato il 29 marzo scorso con l’accusa di aver cercato di ottenere informazioni riservate su una fabbrica di armi. Il primo corrispondente americano detenuto in Russia dai tempi della Guerra Fredda rischia fino a 20 anni di carcere.
Roberto Burioni ospite a «Che tempo che fa» (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 27 ottobre 2025. Ospite Marco Pellegrini del M5s. L'argomento del giorno è: "La follia europea di ostacolare la pace tra Russia e Ucraina"