2023-08-19
Diritti uguali per tutti. Ma quelli strani non siamo noi etero
Pubblichiamo uno stralcio dal libro «Il mondo al contrario» di Roberto Vannacci.Bisogna rispettare i vari orientamenti, però esiste un concetto di normalità che indica ciò che è ordinario e frequente. In questo senso, i gay non lo sono.Se poi andiamo a considerare il Creato, la normalità è diversa dalla naturalità. Il fatto che esista un fenomeno in Natura non vuol dire che esso sia normale nella società dei sapiens. La Natura include l’omicidio, ma nella società umana tale pratica non solo non è normale ma è punita dalla legge. Lo stesso dicasi per l’infanticidio, la predazione, il furto, lo stupro, la pedofilia e il cannibalismo… Tutte manifestazioni più che «naturali» ma assolutamente irregolari o addirittura proscritte nella civiltà umana. Se poi ci si richiama al Creato, è vero che l’omosessualità è naturale – per quanto relegata a circa 500 specie animali su 945.000 conosciute – come altrettanto naturale è la sterilità delle coppie omosessuali e la loro impossibilità di avere figli. Allora, come mai dovremmo usare due metri e due misure: giustifichiamo l’omosessualità in quanto naturale ma altrettanto innaturalmente ci richiamiamo al diritto alla genitorialità delle coppie gay?Ma quello che è curioso e paradossale al tempo stesso – e che ancora una volta richiama il titolo e l’essenza di questo libro – è la strategia di far passare tutto ciò che non è etero come normale e, al contempo, di discriminare come anormali, malati, disagiati tutti quelli che esprimono critiche o opinioni non positive nei confronti del pianeta lgbtq+. Li si è voluti bollare con il termine di «fobia» che, nel vocabolario clinico, indica il disturbo d’ansia più comune spesso origine di invalidità e sofferenza. Omofobia, lesbofobia, bifobia, transfobia: con questi epiteti si indicano, come se fossero affetti da una terribile patologia, tutti quelli che provano antipatia ed avversione o che dimostrano di non condividere le tematiche tanto care agli arcobaleno. Il termine «fobia» snatura l’interlocutore facendogli perdere la dignità di essere pensante e dotato di ragione relegandolo contestualmente all’alveo dei malati di mente. E gli improperi fioccano copiosi ad ogni occasione possibile: non c’è bisogno di offendere un gay ma il semplice fatto di asserire che non si è d’accordo con l’adozione di bambini da parte delle coppie omogenitoriali ci include automaticamente ed inevitabilmente nel girone dei «disturbati» che, se non di una severa pena, necessitano di un’accurata rieducazione e terapia per poter convivere, senza nuocere, nella moderna società progressista ed inclusiva. Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione! Non solo ve lo dimostra la Natura, che a tutti gli esseri sani «normali» concede di riprodursi, ma lo dimostra la società: rappresentate una ristrettissima minoranza del mondo. Quando vi sposate ostentando la vostra anormalità la gente si stupisce, confermando proprio che i canoni di ciò che è considerato usuale e consuetudinario voi li superate.Lo scalpore suscitato dal recente video del barbuto carabiniere in grande uniforme convolato a nozze col suo compagno è stato molto più diffuso del prevedibile con solo una percentuale molto esigua di compiacenti in nome del progresso, della parificazione e della qualificazione di «normalità» di certi rapporti. L’aspirazione dei gay sarebbe proprio quella di vedere i loro rapporti sentimentali e sessuali parificati in tutto a quelli degli eterosessuali. Tale obiettivo può raggiungersi solo attraverso la concepita e riconosciuta normalità e parità delle loro unioni, in questo sostenute da determinate politiche artatamente «progressiste» complici di tutte le eccentricità. In realtà, la percentuale di gran lunga più consistente di chi è rimasto, se non turbato, almeno sconcertato e basito dal video dimostra che un matrimonio gay non è normalità per una semplice considerazione: nel mare magnum dei matrimoni le unioni omosessuali, seppur in crescita, rappresentano ancora una risicata minoranza significativamente limitata tale da configurarle come un’eccentricità, una diversità rispetto al comportamento della stragrande maggioranza.Ogni altro discorso non regge, è solo un intento di trasfigurare e coartare la realtà. Se poi tale eccentricità viene ostentata – come nel caso del bacio, delle grandi uniformi, delle sciabole e del video largamente diffuso – va anche a disturbare il pensiero e i valori comuni e quest’ultimo effetto è quello che io temo fosse invece ricercato nel dare diramazione capillare al filmato. Nessuno vuole condannare le predilezioni della sfera sessuale o vietare le unioni arcobaleno, anzi, sono tutte accettate e garantite nel riconoscimento e nei diritti, ma le stesse diventano fastidiose quando vogliono a tutti i costi essere parificate e considerate normali soprattutto se questo avviene con pretesa, sbandieramenti e ostentazione. Un esempio al riguardo: chiunque in Italia può farsi un tatuaggio in fronte emulando l’etnia Maori della Nuova Zelanda, niente e nessuno glielo proibisce ed è una pura questione di gusti e di estetica, ma certo costui viene considerato quanto meno un eccentrico e un diverso e, comunque, non è ammesso nei concorsi per entrare nelle Forze Armate e forse nemmeno in Magistratura o nella carriera diplomatica. Il gay, il masochista, il vegano, il mangiatore di cani o di gatti pure è un eccentrico, e tutte le porte gli devono essere aperte nel nome della parità, ma almeno non dovrebbe ostentar la sua eccentricità nel rispetto dei comportamenti e dei valori comuni. E comuni significa anche normali in quanto «appartenenti e condivisi dalla stragrande maggioranza». Proprio la normalità, invece, costituisce, se non il più importante, uno dei primi obiettivi della comunità lgtbq+. Qualche mese fa, in televisione, nel replicare ad una semplicissima e comprensibilissima esternazione dell’onorevole Foti che sosteneva di avere una figlia «normalissima», l’eurodeputata Pina Picierno lo interrompe bruscamente e lo rimprovera risentita: «Anche gli omosessuali sono normali!». Le fa immediatamente eco l’altra invitata al dibattito tuonando: «Non si dice normalissima, perché per me è normale che il più bel colore sia il bianco, per lei è normale che il più bel colore sia il rosso... dobbiamo pensare prima di parlare…», confermando la tendenza a relativizzare qualsiasi circostanza ignorando proprio i canoni della normalità che si basano sulla consuetudine e sull’ordinarietà e che discendono primariamente dai numeri e dalle percentuali. Inseguendo la meta della normalità, e quindi nel tentativo di falsarne la prima caratteristica costituita dai numeri, è interessante andare a vedere la frequenza nella rappresentazione del fenomeno dell’omosessualità nei mezzi d’informazione. L’associazione Glaad (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation), nell’ultimo rapporto intitolato Where we are on Tv, ha affermato che nelle produzioni televisive del 2022 il 12% dei personaggi presenti nelle serie programmate per andare in onda nella prima serata appartengono alla comunità arcobaleno. Basta accendere una Tv per vedere una pletora di commentatori, conduttori e opinionisti dichiaratamente queer che si alternano incessantemente sul tubo catodico quasi come se l’appartenenza ad una categoria di persone che esprimono esplicitamente una preferenza sessuale minoritaria dovesse favorire gli ascolti. Ormai sono moltissime le serie televisive, gli spot, i video o i clip dove prolificano baci saffici e che vedono quali protagonisti lesbiche e gay, famiglie omosessuali o coppie dello stesso sesso che conducono vite da bourgeois bohème in una delle metropoli alla moda.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.