2023-08-23
I vandali della Galleria e gli scalatori del Duomo non rischiano nulla
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Dopo i 3 ragazzi saliti per imbrattare i muri, a metà agosto due ragazzi francesi sono arrivati fino alla Madonnina e si sono ripresi con il cellulare. Le leggi non bastano. Lo scorso anno altri due stranieri, che pernottavano allo Sheraton, avevano fatto lo stesso e le denunce sono state archiviate. Il giudice Guido Salvini: «Servono pene pecuniarie».Nel mondo lo hanno definito “roofing”, “buildering” o anche night climbing, sta di fatto che da diversi anni a questa parte va di moda scalare i monumenti nelle grandi città. Un po’ per il gusto della sfida, ma spesso per aumentare i propri like sui social network come Instagram o Tik Tok, sempre più ragazzi decidono di arrampicarsi su grattacieli, chiese e persino stadi di calcio. Sono spesso ragazzi stranieri, di buona famiglia e con grosse risorse economiche, di passaggio in Italia. A Milano nelle ultime settimane è successo due volte. Dopo i 3 ragazzi saliti in cima all’entrata Galleria Vittorio Emanuele per imbrattare i muri, a metà agosto due ragazzi francesi hanno scalato il Duomo arrivando fino alla Madonnina e riprendendosi con i cellulari. Sono stati identificati e fermati: con tutta probabilità per riuscire nell’impresa potrebbero essersi nascosti dopo la chiusura. Al momento, sono stati denunciati solo per invasione di terreni ed edifici (articolo 633 del codice penale e reato punito d 1 a 3 anni di reclusione e con una multa fino a 1.032 euro) anche perché non hanno danneggiato la cattedrale milanese. E qui sta il punto. Perché non avendo arrecato alcun danno potrebbero tranquillamente non avere alcuna conseguenza, nonostante abbiano messo in pericolo le loro vite, mobilitato le forze dell’ordine e soprattutto violato con facilità la sicurezza di uno dei monumenti più importanti in Italia. Del resto, c’è un precedente che gioca a loro favore. Lo scorso anno un altro ragazzo, un polacco, aveva scalato la Madonnina del Duomo. A sostenerlo c’era un amico irlandese. Eravamo alla fine di maggio. La polizia era subito intervenuta transennando tutta la zona e poi lo aveva bloccato e aveva fermato e sequestrato il cellulare anche al socio che stava riprendendo con un video le gesta dell’amico. I due giovani, non avevano fornito alcuna spiegazione mostrando comunque soddisfazione per il gesto compiuto. Si erano limitati a riferire di essere in vacanza per alcuni giorni a Milano e di essere alloggiati presso l'Hotel Sheraton. In principio il fascicolo era stato iscritto nei confronti dei 2 giovani per il reato di cui all'art. 658 c.p.., ovvero procurato allarme presso l'Autorità, ma «giustamente il Pubblico Ministero nella sua richiesta di archiviazione ha rilevato che tale reato non è configurabile» aveva scritto il giudice Guido Salvini nel disporre l’archiviazione del procedimento. «Infatti prevede che il responsabile susciti allarme presso le Autorità annunciando un disastro o un altro pericolo falso o inesistente” in sostanza punisce chi diffonde falsi allarmi. Nel caso in esame invece il comportamento in sé dei 2 giovani ha suscitato, un allarme che c’era davvero. Quindi quanto avvenuto non si inserisce quindi in alcun modo nell'art. 658 c.p» aveva rilevato il giudice milanese. Non solo. Non era possibile contestare neppure il reato di danneggiamento, anche perché il Security Manager del Duomo aveva spiegato, dopo una verifica, che la struttura non aveva subito danni. E infine, lo stesso Salvini aveva rilevato che non era neppure applicabile il reato 633 del Codice penale, penale in tema di invasione di edifici pubblici o privati «in quanto tale articolo comporta che il responsabile instauri un potere di fatto sull'immobile” cioè per un lungo periodo di tempo “al fine di goderne ed espropriando almeno parzialmente l'avente diritto dal godimento del bene”, circostanze queste che certamente non si sono verificate nel caso in esame». E infine non si trovano neppure reati «applicabili o indicazioni utili nel Codice dei Beni culturali che si limita all'art. 170 a vietare genericamente l'uso di tali beni pregiudizievole per la loro conservazione ed integrità». Per questo motivo Salvini aveva dovuto archiviare il fascicolo a carico dei 2 indicati comunque nel decreto come “irresponsabili”. Che cosa si può fare? Ci risponde lo stesso giudice Salvini. «Potrebbe servire un segnale dissuasivo per prevenire pericoli per i monumenti e per gli stessi arrampicatori più sconsiderati. Non penso certo al carcere ma a sanzioni amministrative pecuniarie da inserire nel Codice dei beni culturali, alla confisca di quanto utilizzato per la scalata ed eventualmente al Daspo urbano cioè divieto di ritornare in quella città». E infine aggiunge: « E chi è davvero appassionato di buildering dovrebbe accettare di limitarsi a quelle esibizioni in spazi appositi e che comportano un’altezza di arrampicata non estrema, che sono già si sono svolte, con l’autorizzazione dei Comuni, durante varie manifestazioni ludico sportive»
Donald Trump (Getty Images)
Donald Trump (Getty Images)
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)