2025-04-20
Vance in Vaticano, sorrisi con Parolin Ma restano i nodi su Cina e immigrati
Il vicepresidente degli Usa, J.D. Vance, e il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin (Ansa)
Per la Santa Sede, il vertice di ieri è andato bene. Però l’insofferenza del Papa per la stretta sui clandestini e quella del tycoon sull’accordo con Pechino per i vescovi sono macigni che peseranno sul futuro Conclave.È un rapporto articolato quello che intercorre tra l’amministrazione Trump e la Santa Sede. Ieri, il vicepresidente americano, J.D. Vance, ha incontrato in Vaticano il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher.«Nel corso del cordiale colloquio è stato espresso compiacimento per le buone relazioni bilaterali esistenti tra la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America ed è stato rinnovato il comune impegno nel proteggere il diritto alla libertà religiosa e di coscienza», recita un comunicato della Santa Sede. «Vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, specialmente sui Paesi segnati dalla guerra, da tensioni politiche e da difficili situazioni umanitarie, con particolare attenzione ai migranti, ai rifugiati, ai prigionieri, e sono stati trattati anche altri temi di comune interesse», si legge ancora. «Infine, si è auspicata una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti d’America, di cui è stato riconosciuto il prezioso servizio alle persone più vulnerabili», conclude la nota.Il comunicato non entra troppo nel dettaglio dei dossier affrontati. È, tuttavia, possibile formulare alcune ipotesi. A novembre, commentando la vittoria elettorale di Donald Trump, Parolin si augurò che l’attuale presidente americano fosse «un elemento di distensione e di pacificazione negli attuali conflitti che stanno sanguinando il mondo». Non è un mistero che si registri una certa intesa tra la Casa Bianca e la Santa Sede sulla crisi ucraina. Venerdì, incontrando Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, Vance aveva detto di nutrire un «senso di positività» sui negoziati ucraini. Dall’altra parte, a inizio aprile, Gallagher aveva avuto una telefonata con il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov: un colloquio che, secondo la Santa Sede, era stato» dedicato al quadro generale della politica mondiale, con particolare attenzione alla situazione della guerra in Ucraina e ad alcune iniziative volte a fermare le azioni belliche». Non è neppure escludibile che, ieri, in Vaticano si sia anche discusso di diplomazia iraniana. Più o meno mentre Vance incontrava Parolin e Gallagher, a Roma iniziava la seconda tornata di colloqui sul nucleare tra l’inviato americano per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi. Quello stesso Araghchi che, a inizio febbraio, aveva avuto una telefonata proprio con Gallagher, dedicata, secondo una nota iraniana dell’epoca, agli «sviluppi regionali e internazionali». Va, tra, l’altro tenuto presente che, stando a quanto riferito recentemente da Axios, Vance, all’interno dell’amministrazione statunitense, risulterebbe tra le figure più a favore di una soluzione diplomatica alle tensioni tra Washington e Teheran. Non ci sono evidenze che il vicepresidente americano sia stato in qualche modo coinvolto nei colloqui romani di ieri tra Usa e Iran. Non si può comunque neanche del tutto escludere che, al termine dei colloqui stessi, Witkoff lo abbia aggiornato direttamente.Se su Ucraina e Iran è possibile che si siano sviluppate delle sponde, non mancano tuttavia dei nodi nel rapporto tra la Casa Bianca e la Santa Sede. Come abbiamo visto, il comunicato dell’incontro tra Vance e Parolin riporta che i due hanno parlato anche di «libertà religiosa». Il che vuol dire che, forse, è stata affrontata anche la delicata questione dell’accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi: un accordo che, rinnovato a ottobre per altri quattro anni, fu fortemente osteggiato dalla prima amministrazione Trump. Una posizione, quella dell’attuale presidente americano, che difficilmente sarà cambiata nel mezzo dell’acuirsi della competizione geopolitica tra Washington e Pechino. Un altro punto ostico nelle relazioni tra la Casa Bianca e la Santa Sede è poi rappresentato dalla lotta all’immigrazione irregolare. Trump ha promosso una stretta significativa, che ha portato a un drastico calo degli arrivi di clandestini alla frontiera meridionale degli Stati Uniti: una stretta che è stata, tuttavia, a più riprese criticata dalla Santa Sede.Sullo sfondo restano le tensioni tra papa Francesco e quella Chiesa statunitense che il Pontefice, nell’agosto 2023, accusò di «indietrismo». Più in generale, parte consistente della Chiesa d’Oltreatlantico non ha visto troppo di buon occhio l’apertura dell’attuale pontificato nei confronti della Cina. E auspica che il baricentro della politica estera vaticana possa tornare a spostarsi più a Occidente. In tal senso, l’accordo sino-vaticano sui vescovi sarà prevedibilmente uno dei dossier al centro del prossimo Conclave: Conclave in cui Parolin potrebbe rivelarsi, sì, uno dei nomi più forti, ma in cui anche la Chiesa americana potrebbe esprimere un proprio candidato.Questo non significa che tra l’amministrazione Trump e i vescovi statunitensi la relazione sia totalmente idilliaca. Tuttavia, sulle questioni dell’aborto e della Cina si registra un sostanziale allineamento. La visita del cattolico Vance in Vaticano va letta anche in questo quadro. D’altronde, sia negli Usa sia Oltretevere non è probabilmente passato inosservato il fatto che, durante il suo discorso di febbraio a Monaco, il vicepresidente americano abbia citato Giovanni Paolo II.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.