2022-09-10
Le dosi in scadenza a quota 28 milioni. Rischiano di finire tutte in discarica
L’annuncio è stato dato dal generale Petroni, oggi a capo dell’Unità per completare la campagna vaccinale: «Troppe difficoltà per darle ai Paesi poveri». Locatelli (Css): «E ne abbiamo già regalate più del doppio».Dalle parti dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale c’è una domanda che, negli ultimi tempi, assilla i vertici ma che non trova un’adeguata risposta: e ora che ce ne facciamo delle 28 milioni di dosi di vaccino che abbiamo in magazzino e che stanno per scadere? No, non è uno scherzo, e neanche un dato approssimato. Il numero esatto di fiale del miracoloso siero utilizzato per sconfiggere il Covid che rischiano di finire nella spazzatura lo ha fornito lo stesso generale Tommaso Petroni, a capo dell’Unità che ha raccolto l’eredità del generale Francesco Paolo Figliuolo al vertice della catena che sovrintende la campagna di immunizzazione nel nostro Paese.«Sono 28 milioni le dosi di vaccino anti-Covid che scadono a fine anno», ha detto Petroni durante una conferenza stampa, «abbiamo fatto ogni sforzo per donare il più possibile ma non è stato facile per questioni logistiche e per i problemi di conservazione» dei Paesi più svantaggiati del mondo. «In particolare con l’Africa», ha proseguito il generale, «non tutto è andato, anche da parte di Covax, come si sarebbe voluto. Siamo in continuo contatto con gli organismi preposti per donare ancora più dosi possibili». Come un consumato venditore, ha aggiunto: «Il vaccino originario è ancora raccomandato per chi dovesse iniziare o completare il ciclo primario».Insomma, c’è assoluta necessità di fare spazio nelle strutture messe a disposizione dell’Unità guidata da Petroni: entro settembre, infatti, come ha ricordato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, «sono in arrivo 19 milioni di dosi di vaccino bivalente». Bisogna cercare di «salvare», in qualche modo, i vaccini sul groppone. E che si vorrebbero così aggiungere, in fretta e furia, alle «58 milioni di dosi che il nostro Paese ha complessivamente donato alle nazioni meno fortunate. Di queste, ben 53 milioni sono state consegnate al programma Covax dell’Oms», ha spiegato ancora Locatelli. Covax è il nome dato al sistema creato da Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Onu e l’alleanza Gavi in collaborazione con Cepi e Unicef per garantire «l’equità vaccinale fra Nord e Sud del mondo». Per farlo, si era impegnata a distribuire entro il 2021, due miliardi di fiale alle 187 nazioni parte del meccanismo, tra cui le 92 più povere del pianeta. L’obiettivo non è stato centrato, all’appello mancano ancora all’incirca 400 milioni di dosi. E anche sul fronte della disparità tra Paesi ricchi e poveri, beh, l’equità non è stata per niente raggiunta visto che i Paesi più ricchi hanno accumulato un surplus pari a 1,2 miliardi di dosi, un quinto delle quali rischia di finire nella spazzatura se non sarà utilizzato alla svelta. Insomma, il caso Italia non è isolato, la corsa all’acquisto compulsivo dei sieri ha lasciato magazzini pieni in tutti i Paesi più avanzati. Mentre, al contrario, quelli più poveri hanno immunizzato a malapena il 20 per cento della propria popolazione.Ora l’Italia deve correre se vuole piazzare le fiale di un vaccino comunque vecchio, preparato per affrontare un virus che oggi non c’è più. E che, soprattutto, sono vicine alla scadenza: l’invio di queste dosi in Africa, ad esempio, non è sinonimo di un loro immediato utilizzo. Non è che etiopi, nigeriani e ghanesi, per il solo fatto di abitare in Paesi più svantaggiati, possono benissimo iniettarsi vaccini prossimi alla data limite che tanto, per loro, va bene tutto. Secondo i dati Unicef, soltanto a dicembre 2021 quasi 100 milioni di dosi «donate» non sono state utilizzate perché arrivate ai Paesi di destinazioni con scadenze molto ravvicinate, anzi troppo.Ma oltre all’impegno morale a non gettare via una quantità impressionante di dosi, c’è anche un discorso economico che merita di essere affrontato. Perché, come già segnalato da Report sui Rai 3 lo scorso giugno, un avanzo di dosi pari a 28 milioni, come certificato oggi dalle autorità, significa solo una cosa: che l’Italia ne ha comprate troppe. E questo si traduce uno spreco incredibile di denaro. Secondo i dati forniti dalla trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci e basata da un documento firmato proprio da generale Petroni, l’Italia ha acquistato nel 2021 183 milioni di dosi e, quest’anno, altre 138 milioni. Numeri altissimi che si scontrano con una campagna vaccinale che, nel frattempo, si è molto raffreddata.E che provocano rabbia se si pensa ai soldi messi sul tavolo dal governo italiano per accaparrarsi una quantità abnorme di sieri. Secondo sempre il documento utilizzato da Report per confezionare l’inchiesta, nel solo 2022 l’Italia ha versato a Pfizer 1,4 miliardi di euro e a Moderna oltre 760 milioni di euro. Ora parte di quei soldi rischiano seriamente di finire letteralmente in fumo.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
Il presidente e ad di Philip Morris Italia Pasquale Frega a Cernobbio (Ansa)
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