2021-01-15
Vaccino rischioso per gli ex infetti. Galli: «Così si fanno dei disastri»
L'infettivologo lancia l'allarme in tv: la profilassi dà «reazioni avverse» nei soggetti già colpiti dal Covid-19 I casi ci sono, ma si tende a minimizzare o nasconderli. L'altro problema: così si sprecano milioni di fiale«Sul vaccino si fanno sciocchezze». Una delle ultime esternazioni del professor Massimo Galli preoccupa e fa riflettere. Ospite della trasmissione Otto e mezzo, condotta su La7 da Lilli Gruber, l'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano ha dichiarato: «Sono piuttosto fuori di me perché si stanno vaccinando le persone che sono già guarite dal Covid». Ma come? Se gli esperti ci stanno dicendo da mesi che, per la scarsa durata della risposta immunitaria e le possibili reinfezioni, è consigliabile fare la vaccinazione anche se si ha già avuto il coronavirus, perché mai questa affermazione? Anche l'Aifa, l'agenzia italiana del farmaco, spiega che «la vaccinazione non contrasta con una precedente infezione da Covid-19, anzi potenzia la sua memoria immunitaria, per cui non è utile alcun test», da effettuarsi prima della somministrazione. Galli invece sembra contrario a dare il vaccino a chi è già stato contagiato e l'ha detto senza mezzi termini: «Non c'è uno straccio di dato reale a favore di questa pratica. Mi chiedo se abbiamo 4,4 milioni di dosi da utilizzare in questo momento per i già immunizzati attraverso l'infezione». Un'asserzione che, nell'effettiva penuria di vaccini, fa pensare parecchio. Ma il direttore del dipartimento di malattie infettive del Sacco è andato ben oltre, pronunciando frasi che fan tremare le vene e i polsi. «Cominciamo infatti ad avere delle reazioni avverse non nei vaccinati che non hanno mai visto prima il virus», ha proseguito Galli, «ma in quelli che l'hanno già visto. Come in fondo ci si poteva anche un po' aspettare». Il virologo che da mesi ci parla di Covid-19 anche attraverso programmi di cucina e di intrattenimento, sta dicendo che era prevedibile aspettarsi reazioni al farmaco in coloro i quali erano stati colpiti in precedenza dal virus. Ha poi concluso con un avvertimento: «Cerchiamo di essere capaci di fare le cose perché altrimenti, per renderle comode e non porci il problema di chi si sta vaccinando, se è già stato vaccinato oppure no, facciamo disastri». Una vera bomba, la dichiarazione del professore. Escludendo che un cortocircuito abbia colpito l'illustre infettivologo, la sola conclusione che possiamo trarre è che il vaccino non vada affatto bene per i post Covid. Nelle informazioni che circolano sul farmaco messo a punto da Pfizer Biontech, si legge che tra gli «effetti collaterali» di Comirnaty (questo è il suo nome commerciale) possono esserci dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre, dolore agli arti, ingrossamento dei linfonodi più altre reazioni che non sembrano spaventare. Non devono farselo iniettare le persone che hanno avuto reazione allergica a uno qualsiasi degli ingredienti del vaccino, o anafilassi dopo la prima dose, ma nulla ci è stato detto sugli effetti in chi si era già ammalato di Covid. È vero che l'Ema, l'agenzia europea del farmaco, dichiara che «lo studio non ha fornito dati sufficienti per stabilire in che misura Comirnaty funzioni nei soggetti che hanno già avuto» il coronavirus, però se Massimo Galli parla di possibili «disastri», qualche dato in più gli scienziati devono averlo. Invece ci si limita a ribadire che gli effetti collaterali diventeranno evidenti solo dopo che molte persone saranno state vaccinate, e dopo un periodo di osservazione più lungo. Qualche eccezione esiste, nel panorama poco rassicurante in quanto non supportato da sufficienti sperimentazioni. La British lung foundation, organizzazione benefica britannica che promuove la salute polmonare, è una di queste. Sul suo sito raccomanda: «Se hai avuto un caso confermato di Covid-19 dovresti aspettare almeno quattro settimane dopo aver manifestato i sintomi, o quattro settimane dal tuo test positivo se non hai avuto alcun sintomo e fino a quando non ti sarai ripreso, prima di farti somministrare il vaccino». Non spiega perché, ma avverte: «Le sperimentazioni sui vaccini si sono concentrate su persone che non sono state esposte al virus». Pochissimo, dunque, si sa sugli effetti dei vaccini approvati nei pazienti ex Covid. Ancora meno di quanto conosciamo sulle reazioni possibili una volta vaccinati. Sul monitoraggio degli effetti avversi, c'è poi una grande incognita che riguarda il coordinamento dell'attività di farmacovigilanza. Vengono segnalati tutti gli «effetti indesiderati», provocati dal farmaco? C'è la necessaria trasparenza? Nei giorni scorsi, ad esempio, ci era stato detto che all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze si erano verificate due reazioni dopo la somministrazione del vaccino. Il complesso ospedaliero, interpellato dalla Verità, ha risposto che «ci sono stati solo due episodi aspecifici, riconducibili più ad uno stato di ansia che all'effetto del vaccino. Tutti risolti nel giro di pochi minuti». In realtà si è trattato di una sincope, transitoria perdita di coscienza associata ad alterazioni circolatorie e respiratorie, e di un episodio di tachicardia, ovvero di battito cardiaco accelerato. Il Meyer, e ogni altro ospedale o centro vaccinale, può davvero escludere che una reazione non sia conseguenza del vaccino anti Covid?