2022-11-24
I Cdc celebrano il vaccino bivalente. Ma per gli over 65 è efficace al 14%
L’agenzia statunitense glorifica il siero anti Omicron 4 e 5. Eppure dopo sei mesi la protezione per gli anziani, i soggetti ai quali viene più raccomandato, cala drasticamente. Risultati scarsi anche per le altre fasce d’età. Dopo 6 mesi, negli over 65 tridosati l’efficacia relativa (rVe) del richiamo di mRna bivalente è del 14%. Una riduzione drastica della protezione, proprio nella fascia di età per la quale tanto viene raccomandato il vaccino anti Covid aggiornato. Incredibilmente, questi dati sono contenuti nell’ultimo rapporto dei Cdc, i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie, che esalta l’efficacia dei bivalenti. Dall’analisi di 360.626 test diagnostici di laboratorio che utilizzano tecniche di amplificazione dell’acido nucleico (nucleic acid amplification test, Naat) eseguiti da cittadini over 18 in 9.995 farmacie nel periodo 14 settembre - 11 novembre 2022, è emerso che i vaccini adattati «hanno fornito una protezione aggiuntiva significativa contro l’infezione sintomatica da Sars-CoV-2 in persone che avevano precedentemente ricevuto 2, 3 o 4 dosi di vaccino monovalente», si legge nel report. Invece, quando vai a vedere le tabelle, se dopo sei mesi dalla terza dose del convenzionale per la fascia 18-49 anni l’efficacia vaccinale relativa del bivalente era del 47% (comunque poca cosa), in quella 50-64 anni si riduceva al 36%, per diventare un ridicolo 14% negli ultrasessantacinquenni. In un’altra tabella, l’efficacia assoluta del vaccino contro l’infezione sintomatica da Sars-CoV-2, calcolata confrontando le probabilità di ricevere una dose di richiamo bivalente (dopo 2, 3 o 4 dosi di monovalente) con l’essere non vaccinati, dopo tre dosi negli over 65 era del 19%.Non c’è evidenza di una maggiore protezione rispetto alle precedenti preparazioni, anzi, quelle percentuali infinitesimali dimostrano l’inutilità del bivalente. Già l’aveva dichiarato un mese fa il preprint su BioRxiv del noto virologo David Ho della Columbia University di New York, che assieme a colleghi dell’Università del Michigan era arrivato alla conclusione di come, a distanza di 3-5 settimane dal richiamo con il nuovo bivalente, gli individui presi in esame avessero «titoli anticorpali neutralizzanti simili a quelli di soggetti che hanno ricevuto un quarto vaccino a mRna monovalente». Anticorpi che specificatamente inibiscono l’infezione, non diversi da quelli prodotti in risposta al vaccino «vecchio», con l’mRna del ceppo originale di Wuhan. Il rapporto dei Cdc, pubblicato con lo scopo di magnificare il nuovo bivalente, finisce per affossarlo definitivamente. Il sistema immunitario dell’individuo, a cui viene somministrato doppio o triplo richiamo, non se ne «ricorda» a lungo. E forse subirà nel tempo eventi avversi, come diversi studiosi stanno segnalando.Non c’è prova, poi, che il piccolo aumento dell’efficacia vaccinale relativa nel prevenire l’infezione dopo 8 mesi, quando passerebbe dal 14% al 42% negli over 65, possa essere ricondotto a una proprietà tardiva del siero adattato. «I benefici relativi di un richiamo bivalente, rispetto alle sole dosi di vaccino monovalente, sono aumentati con il tempo dal ricevimento dell’ultima dose monovalente», dichiarano l’epidemiologa Ruth Link-Gelles e gli altri colleghi dei Centers for disease control and prevention. Potrebbe, invece, essere la conseguenza della circolazione del virus, che potenzia sul serio la protezione contro il Covid. In ogni caso, un vaccino, che offre una protezione dall’infezione inferiore al 50%, è un vaccino inutile. «Si raccomanda un’ulteriore dose di richiamo con vaccino a mRna bivalente», insistono invece, anche nel nostro Paese, ministero della Salute, Istituto superiore della sanità e Agenzia italiana del farmaco. Quarte e quinte dosi per «realizzare un ulteriore consolidamento della protezione conferita dai vaccini nei confronti delle forme gravi di Covid-19, e nel rispetto del principio di massima precauzione».Anche i Cdc abbondano in apprezzamenti del bivalente. Nel report si sottolinea che le varianti in circolazione «continuano a cambiare» e che «i risultati di questo studio potrebbero non essere generalizzabili a varianti future», però «supportano l’attuale politica di vaccinazione Covid-19, che raccomanda una dose di richiamo bivalente per gli adulti che hanno completato almeno una serie di vaccinazioni primarie a mRna, indipendentemente dal numero di dosi monovalenti precedentemente ricevute». Se, a partire dai sessantacinquenni, la protezione residua è così bassa, non si comprende proprio come si possa fare una valutazione positiva del rapporto costo -benefici di un doppio richiamo con il bivalente. La somministrazione di dosi addizionali è raccomandata per «le persone dai 60 anni in su con fragilità motivata da patologie concomitanti/preesistenti, che abbiano già ricevuto una seconda dose di vaccino a m-Rna monovalente», insiste il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Stando ai dati dei Cdc, si rafforzano, invece, i dubbi sull’utilità di così tante punture ravvicinate.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco