2021-04-01
Passa l’idea del vaccino obbligatorio. Imposto ai sanitari e ai farmacisti
S.Granati/Corbis/Getty Images
«Requisito essenziale» per la professione: chi si rifiuta può essere sospeso senza stipendio. Però manca la prova che gli immunizzati non trasmettano il virus. Sul decreto pende la spada di Damocle dei ricorsi.Se la saga del vaccino l'avessero fatta scrivere a un drammaturgo surrealista, di certo non sarebbe riuscito a fare di meglio. Anche se la si esamina armati di tutta la buona volontà di questo mondo, risulta comunque assurda. Mentre la sempre simpatica Angela Merkel sostiene il blocco delle somministrazioni di Astrazeneca (anzi, Vaxzevria) a chi ha meno di 60 anni, in Italia l'inoculazione viene resa obbligatoria per «gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali».In base al decreto licenziato ieri dal governo, «la vaccinazione costituisce requisito essenziale all'esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative». Entro cinque giorni le strutture sanitarie (farmacie incluse) dovranno rendere noti nomi e dati dei dipendenti. Nei dieci giorni successivi, Regioni e Province autonome dovranno verificare «lo stato vaccinale di ciascuno dei soggetti». I sanitari che non risulteranno vaccinati saranno immediatamente contattati dalle Asl di riferimento e invitati con decisione a farsi inoculare. A quel punto, gli operatori avranno cinque giorni di tempo per dimostrare di aver fatto il vaccino o per fornire una giustificazione adeguata (si potrà evitare l'iniezione solo «in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate»).Al termine di questo iter, chi avrà rifiutato le dosi previste sarà immediatamente sanzionato. I non vaccinati andranno incontro alla «sospensione dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali o comportano, in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio».Tradotto, significa che i lavoratori non vaccinati saranno adibiti a mansioni («anche inferiori») che non prevedano contatti con la popolazione. Nel caso in cui non sia possibile destinare il sanitario non vaccinato ad altri compiti, arriverà la sanzione economica: «Per il periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione, altro compenso o emolumento, comunque denominato». In sostanza, i professionisti che rifiutano il vaccino saranno sospesi fino a che non si vaccineranno o, se continueranno a rifiutare l'iniezione, «fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021».Dunque i tifosi dell'obbligo vaccinale hanno stravinto la battaglia. Ora che la mannaia è pronta a calare sui cosiddetti «no vax», state certi che la pandemia in un battito di ciglia svanirà, come no... Dopo tutto sono mesi che ci ripetono la medesima solfa: sembra che se il contagio continua a correre e se i decessi seguitano a verificarsi sia proprio per colpa di chi rifiuta il vaccino. Peccato che i numeri esatti dei sanitari renitenti all'iniezione non siano noti nemmeno al ministero. Di più: molti responsabili di aziende sanitarie ci hanno tenuto a far presente che la percentuale di (presunti) «no vax» tra medici e infermieri è molto bassa. Che possa essere questa minoranza di persone a causare l'intero disastro Covid, insomma, sembra improbabile. C'è poi un altro punto da considerare. Si possono imporre tutti gli obblighi di questo mondo, ma la certezza che i vaccinati non diffondano il contagio ancora non c'è. Rispetto a qualche giorno fa, è vero, c'è una novità non da poco. I ricercatori israeliani Roy Kishony e Matan Levine-Tiefenbrun hanno pubblicato (assieme ad altri valenti colleghi) un articolo molto interessante su Nature Medicine dedicato ai vaccini mRna. Nei vaccinati, dicono gli studiosi, la carica virale è di 4,5 volte inferiore rispetto a quella dei non vaccinati positivi. «Queste cariche virali ridotte suggeriscono un'infezione potenzialmente inferiore, contribuendo ulteriormente all'effetto del vaccino sulla diffusione del virus». Secondo altre fonti (uno studio del Cdc americano e un articolo del New England Journal of medicine), i vaccini di Pfizer-Biontech e Moderna «proteggono non solo dai sintomi del Covid-19, ma anche dal contagio: il rischio di infezione è ridotto del 90% dopo due dosi e dell'80% dopo una singola dose». A quanto risulta, dunque, i vaccinati avrebbero molte meno possibilità sia di contagiarsi sia di spargere il contagio: ottima notizia. Purtroppo, lo dimostrano alcuni casi italiani verificatisi nei giorni scorsi, non si può del tutto escludere che i vaccinati possano contagiare altre persone. Il che rende davvero difficile individuare gli «untori». Se in una Rsa risultano positivi sia operatori vaccinati sia non vaccinati, come facciamo a sapere che è stato il «no vax» a diffondere il virus? Infatti sarà interessante, nei prossimi mesi, osservare l'andamento dei ricorsi contro le pene inflitte a chi rifiuta la vaccinazione obbligatoria.Un'ultima riflessione. I tifosi dell'obbligo vaccinale, per sostenere la causa, si appellano all'articolo di Nature Medicine (che, sia detto per inciso, è stato realizzato in uno Stato in cui l'obbligo vaccinale non c'è). Chissà come mai, però, non degnano della stessa considerazione altri articoli usciti sempre su Nature o su riviste scientifiche altrettanto prestigiose. Quali articoli? Beh, ad esempio quelli che mettono in dubbio l'efficacia dei lockdown. Su quegli studi, guarda un po', cala sempre il silenzio.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco