2024-10-10
Vaccino Covid consigliato dai 6 mesi. E Giani dà soldi a chi fa più punture
Il ministero raccomanda tre dosi anche ai lattanti e la Toscana si attrezza: fino a 3.000 euro ai pediatri più efficienti. Mosse in linea con l’Oms, tornata alla carica con profilassi di massa e mascherine pure all’aperto.La Commissione contesta la sentenza di luglio della Corte europea che condannò l’assenza di trasparenza sui contratti per le fiale. A novembre udienza sul Pfizergate. Lo speciale contiene due articoli.Non ha insegnato nulla il brusco calo delle vaccinazioni in tutto il mondo, al minimo storico degli ultimi quindici anni dopo la travagliata gestione pandemica e la crescente diffidenza della popolazione a seguito degli obblighi diretti e indiretti all’inoculazione. L’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della Sanità, diretto da Hans Kluge, ha lanciato la nuova campagna contro i virus respiratori e tra questi, oltre all’influenza, è riapparso il Covid. «Nessuno conosce i tuoi rischi meglio di te», è l’accativante slogan dell’operazione, che punta a rendere l’immunizzazione contro il Covid una «parte normalizzata della vita quotidiana». Colpa della «lunga transizione del Covid da emergenza acuta a rischio in corso», si legge sul sito dell’Oms che giustifica il lancio della nuova campagna parlando di «momento cruciale». In Italia corrisponde a 195 persone decedute «con Covid» negli ultimi trenta giorni e 39.245 casi in un mese, la maggioranza dei quali asintomatici (dati Epicentro/Iss). L’Oms ha inserito la «normalizzazione» della vaccinazione anti Covid in mezzo ad altre quattro «semplici azioni» da seguire, tra cui «restare a casa se si è malati, lavarsi le mani, areare i luoghi chiusi» ma anche, per l’appunto, «vaccinarsi» e «indossare una mascherina se si è all’aperto, in particolare se si appartiene a un gruppo a più alto rischio di Covid grave, per proteggere gli altri intorno a voi» (sic). Centinaia di migliaia di pagine vergate dai più autorevoli scienziati globali, che hanno chiarito una volta per tutte che non ci sono evidenze scientifiche che la mascherina protegga dal Covid - vieppiù all’aperto, vieppiù come protezione nei confronti del prossimo - non sono, insomma, servite a niente. Gli obiettivi della campagna dell’Oms Europa sono anziani, donne in gravidanza e persone vulnerabili, i cosiddetti «fragili»: «Se appartieni a uno di questi gruppi, fai particolare attenzione a rimanere protetto», recita il comunicato dell’organizzazione. La campagna di quest’anno - ha spiegato la funzionaria Oms Cristiana Salvi - incoraggia le persone a «fare scelte responsabili per se stessi e la loro comunità»: l’ennesimo richiamo di «protezione della collettività» nonostante l’ormai reiterata evidenza che la vaccinazione anti Covid non impedisca l’infezione e dunque - al netto degli effetti collaterali - la sua utilità come misura pubblica collettiva sia pari a zero.«Come parte della responsabilità condivisa, il ruolo delle autorità governative rimane cruciale», ha esortato l’Oms Europa. L’Italia non se lo è fatto dire due volte: la circolare del ministero della Salute del 23 settembre, a firma del direttore generale Francesco Vaia, ha come oggetto proprio le «indicazioni e raccomandazioni per la campagna di vaccinazione autunnale/invernale 2024/2025 anti Covid» e raccoglie le raccomandazioni dell’Oms e dell’Emergency Task force dell’Ema) sull’aggiornamento dei vaccini rispetto alla variante JN.1 «tenuto conto dell’attuale quadro epidemiologico», che è appunto quello sopra citato. Come noto, gli unici in commercio sono quelli dei vaccini Comirnaty, prodotti dalla Pfizer.«È prevista singola dose di Comirnaty JN.1», si legge nel documento ministeriale, «anche per coloro che non sono mai stati vaccinati (ciclo primario). La distanza dalla dose di vaccino anti ‑covid più recente deve essere di almeno tre mesi». Nonostante già ai tempi della pandemia la mortalità degli 0-19 anni fosse dello 0,0003 per cento, i bambini non sono risparmiati dalla campagna vaccinale anti covid, anzi: «Per i bambini dai 6 mesi ai 4 anni compresi che non hanno completato un ciclo primario di vaccinazione o senza storia di infezione Covid pregressa», si legge, la vaccinazione prevede nientemeno che «tre dosi (di cui la seconda a tre settimane dalla prima e la terza a otto settimane dalla seconda)». Nella circolare del ministero è specificato che si raccomanda «la valutazione del rapporto benefici/rischi specifico per età e genere», oltre che «l’attenzione nel segnalare tempestivamente qualsiasi sospetta reazione avversa al sistema di farmacovigilanza dell’Aifa […], sia dagli operatori sanitari che da ogni cittadino». Purtroppo, il format di segnalazione è lo stesso dei tempi pandemici, complicato e farraginoso.Il dicastero guidato da Orazio Schillaci raccomanda alle Regioni di implementare le più opportune misure organizzative e invita alla «collaborazione operativa» i medici di base e i pediatri. La Regione Toscana ha accolto tempestivamente l’invito e ha promesso premi di produzione fino a 3.000 euro ai pediatri che vaccineranno più bambini, istituendo 28 squadre di pediatri vaccinatori. La delibera approvata dalla giunta del governatore toscano Eugenio Giani (Pd), a seguito dell’accordo con i pediatri locali, conferma il gettone a chi raggiungerà gli standard di copertura vaccinale per bambini e ragazzini: più bimbi saranno inoculati, più gli operatori guadagneranno.L’iniziativa di normalizzazione della vaccinazione antiCovid tra quelle annuali, anche e soprattutto tra i bambini, è stata rilanciata con entusiasmo dalle virostar dei tempi pandemici: «Sembra un raffreddore ma ti annienta: il Covid è ancora un rischio vita per i soggetti fragili e a rischio», ha dichiarato il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, «è importante la protezione offerta dalla vaccinazione».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/vaccino-covid-dai-6-mesi-2669372454.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="acquisti-dei-sieri-ue-contro-i-giudici" data-post-id="2669372454" data-published-at="1728552897" data-use-pagination="False"> Acquisti dei sieri, Ue contro i giudici «La trasparenza è uno dei principi fondamentali dell’Ue». La dichiarazione svetta sul sito istituzionale dell’Unione e il principio è incluso nei trattati. Eppure, la Commissione europea tira dritto e continua a difendere il suo operato ambiguo in merito all’acquisto dei vaccini anti Covid. L’esecutivo Ue, infatti, ieri ha fatto sapere di ricorrere in appello contro la sentenza del Tribunale europeo del luglio scorso in cui si dichiarava nero su bianco che Bruxelles non ha concesso un accesso sufficientemente ampio ai contratti di acquisto delle dosi. Si parla delle commesse fatte nel pieno della pandemia, tra il 2020 e il 2021, per un valore di circa 2,7 miliardi di euro. Di fronte alla maxi spesa, alcuni europarlamentari e privati cittadini richiesero di esaminare i contratti e i documenti correlati. Come è noto, la Commissione rispose pubblicando online solo versioni parziali e piene di omissis dei documenti. Da qui il ricorso ai giudici di Lussemburgo, i quali nella sentenza sottolineavano che «l’infrazione riguarda in particolare le clausole relative all’indennizzo nonché le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l’acquisto dei vaccini». Inoltre, il Tribunale chiariva che i produttori (Pfizer, Moderna e Astrazeneca) sono responsabili degli effetti avversi causati dai loro prodotti e non possono essere sollevati da questa responsabilità con clausole limitative, come prevedono gli accordi firmati da Bruxelles. La sentenza contro l’operato di Ursula von der Leyen arrivava proprio il giorno precedente il voto al Parlamento europeo per la riconferma della tedesca. Palazzo Berlaymont aveva subito replicato alla decisione dei giudici, sottolineando di aver «dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico all'informazione e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti sui vaccini che avrebbero potuto comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti». Ora, Bruxelles è passato al contrattacco e il ricorso sarà esaminato dalla Corte di giustizia in data ancora da destinarsi. Il 15 novembre, invece, la Corte esaminerà la causa contro la Commissione Ue avanzata dal New York Times nel febbraio 2023 per il famigerato Pfizergate, ovvero il rifiuto di Von der Leyen di rendere noti gli sms scambiati con Albert Bourla, ceo del colosso farmaceutico, per l’acquisto dei vaccini. Nel giugno 2022, il Mediatore europeo (organo che valuta la condotta della pubblica amministrazione Ue) concluse che la negoziazione fu un caso di «cattiva amministrazione». Bourla, chiamato a testimoniare nel 2022 davanti all’Eurocamera, diede il benservito per due volte. «Non commentiamo mai le cause in corso, ovviamente la Commissione si sta preparando per questa udienza che riguarda una richiesta di accesso ai documenti», ha dichiarato ieri il portavoce della Commissione, Eric Mamer. Sempre sul caso degli sms «spariti», il 6 dicembre si terrà la prima udienza della Procura europea (Eppo). Non male, per chi ha fatto della «trasparenza» un principio ispiratore.
Jose Mourinho (Getty Images)