Uno studio esorta i governi a indagare sui morti in eccesso anche durante punture di massa e lockdown. «Fatto senza precedenti».
Uno studio esorta i governi a indagare sui morti in eccesso anche durante punture di massa e lockdown. «Fatto senza precedenti».Il copione delle virostar recita: i vaccini anti Covid hanno salvato 20 milioni di vite. Ma la situazione - avrebbe detto Giulio Andreotti nel Divo - è un po’ più complessa. Lo conferma lo studio appena uscito su Bmj Public health, una delle riviste che compone la galassia del prestigioso British medical journal. A condurlo sono stati quattro scienziati olandesi, i quali hanno attinto ai dati sull’extramortalità di 47 Paesi occidentali - Italia inclusa - riportati dalla piattaforma Our world in data. Quello che hanno trovato, per i lettori della Verità, non è proprio nuovo. È piuttosto una conferma di ciò che già era emerso, sia pure a spizzichi e bocconi: «La mortalità in eccesso è rimasta elevata nel mondo occidentale per tre anni consecutivi, nonostante l’attuazione di misure di contenimento e i vaccini Covid-19».Tra il 2020 e il 2022 sono defunte più persone del normale, benché fossero in vigore leggi speciali e venisse portata avanti una campagna d’immunizzazione di massa. Anzi: «Nel 2021, l’anno in cui sia le misure di contenimento sia i vaccini Covid-19 sono stati utilizzati per contrastare la diffusione del virus e l’infezione, è stato riportato il maggior numero di decessi in eccesso: 1.256.942», contro 1.033.122 nel 2020, l’anno in cui è esplosa la pandemia, e 808.392 nel 2022, «quando la maggior parte delle misure di contenimento è stata ritirata e le vaccinazioni Covid-19 sono proseguite».Fin qui, i fatti. Che però vanno interpretati. Il virus, infatti, non è responsabile da solo della moria. Gli autori formulano alcune ipotesi, per rendere conto di quella che definiscono una scoperta «senza precedenti e che solleva serie preoccupazioni».Il primo fattore candidato a spiegare l’arcano sono gli «effetti avversi indiretti» di lockdown, chiusure delle scuole, coprifuochi, quarantene e altri divieti. Tra le loro conseguenze indesiderate figurano, ovviamente, «danni economici, accesso limitato alle istituzioni educative, insicurezza nell’alimentazione, abusi sui bambini, accesso limitato alle cure mediche, programmi sanitari saltati e sfide relative alla salute mentale». Furono i britannici, nell’estate di due anni fa, a denunciare l’aumento dei casi e delle vittime di tumore, dovuto all’interruzione degli screening e, talvolta, persino delle terapie. Da noi toccò prevedere appositi stanziamenti, al fine di recuperare le visite arretrate. Ma la vera, dirompente novità dell’articolo è un’altra. Finalmente, gli esperti citano, senza nascondersi dietro circonvoluzioni verbali, il potenziale ruolo degli effetti collaterali dei vaccini. Ricordando anzitutto le risultanze dei trial di Pfizer: era venuto fuori che i vaccinati avevano il 36% di rischio in più di reazioni avverse gravi, rispetto al gruppo di controllo; nei test effettuati da Moderna, la percentuale si attestava a un +6%. «Per definizione», scrivono gli scienziati olandesi, «questi eventi avversi gravi conducono o alla morte, o sono pericolosi per la sopravvivenza, o richiedono un ricovero prolungato, o causano persistente e significativa disabilità/incapacità, o riguardano un’anomalia congenita/un difetto acquisito alla nascita, oppure includono un evento rilevante dal punto di vista medico». Tra gli episodi più tristemente noti ci sono «ictus ischemico, sindrome coronarica acuta ed emorragia cerebrale», oltre a varie «malattie cardiovascolari, coaguli, emorragie, eventi gastrointestinali e trombosi», «miocarditi, pericarditi e malattie autoimmuni». Disgrazie di sicuro correlate alle iniezioni: lo hanno documentato gli esami post mortem oggetto di diversi paper. Quello del Bmj Public health sottolinea pure che i vari sistemi di segnalazione di patologie potenzialmente associate ai vaccini, dai Vaers negli Usa a EudraVigilance nell’Ue, hanno evidenziato un’incidenza di disturbi in seguito alle iniezioni più elevata di quella che si riscontrava con i classici antinfluenzali. Il sospetto, dunque, è che abbiano ucciso più gente i diktat e i vaccini di quanto non abbia fatto il virus.I quattro olandesi conferiscono dignità scientifica a una verità che i nostri televirologi si sono ostinati a negare: «Precedenti ricerche hanno confermato una profonda sottostima degli eventi avversi, inclusi i decessi, dopo l’immunizzazione. Manca anche un consenso nella comunità medica riguardo la preoccupazione che i vaccini a mRna possano provocare più danni di quanto inizialmente previsto. Studi francesi suggeriscono che i vaccini Covid-19 a mRna siano prodotti per terapie genetiche che richiedono uno stretto monitoraggio di lungo periodo degli eventi avversi».Gli autori si richiamano alle indagini che hanno individuato la «persistenza dell’mRna in molti organi per settimane» e alle prove di tossicità di questi farmaci raccolte in Danimarca. «Nonostante queste preoccupazioni», lamentano, «i dati sui trial clinici richiesti per investigare ulteriormente tali associazioni non vengono condivisi con il pubblico. E di rado si effettuano autopsie per confermare le reali cause di morte». Sembra una tirata d’orecchi pensata apposta per Roberto Speranza, che le fece vietare all’inizio della pandemia. Così come si attaglia alla situazione italiana - visti i ritardi nell’insediamento della Commissione parlamentare d’inchiesta - la conclusione del pezzo. Nella quale si esortano «i leader di governo e i responsabili delle politiche» a «investigare a fondo le cause sottostanti della persistente mortalità in eccesso». Durante il Covid, rimproverano gli scienziati, «politici e media insistevano ogni giorno sul fatto che ogni decesso da Covid-19 contasse e ogni vita meritasse protezione attraverso le misure di contenimento e i vaccini. A pandemia conclusa, dovrebbe valere lo stesso principio». Amen.
Maria Rita Gismondo (Imagoeconomica)
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