2021-11-12
Usano anche i disabili pur di denigrare chi contesta i vaccini
Come nella pornografia, il culto sanitario punta a suscitare reazioni istintive: verso il dissenso viene alimentato il disprezzo Tocca constatare che, riguardo al Covid, è stata superata la fase della propaganda. Quest'ultima, recita la Treccani, è una «azione che tende a influire sull'opinione pubblica, orientando verso determinati comportamenti collettivi». Oggi assistiamo a qualcosa di diverso: siamo entrati, per essere precisi, nel campo della pornografia. Ovvero, secondo la stessa fonte, la «trattazione o rappresentazione di soggetti o immagini ritenuti osceni». Potremmo dire che lo scopo delle due azioni sia lo stesso: è diversa l'intensità. La propaganda orienta l'opinione pubblica condizionando la mente, mentre la pornografia provoca una reazione istintuale, viscerale. In qualche modo, dunque, il pensiero non è più indirizzato con la forza: è semplicemente soppresso.Per capire come funzioni la macchina mediatico-politica in questa fase, dobbiamo analizzare a fondo la natura della pornografia, e comprendere che essa non ha a che fare soltanto con il sesso, o appunto con l'oscenità. Si tratta, piuttosto, di una faccenda di illuminazione. Nel porno, l'obiettivo riprende fin nel minimo particolare alcune parti del corpo, ne svela ogni anfratto, ogni asperità. Insomma: la pornografia vuole una luce accecante gettata sui dettagli. Provate a immaginare di utilizzare un riflettore: se lo puntate su una zona molto specifica di una stanza, tutto il resto non sarà in penombra, ma sarà immerso nel buio più totale. È esattamente per questo motivo che le tecniche della pornografia possono essere sfruttate politicamente. Di una vicenda si mostra solo un dettaglio, si punta il riflettore soltanto su un particolare e l'effetto che si è ottiene è molto potente: da un lato si suscita nel cittadino una reazione «sensuale», dall'altro si nasconde tutto ciò che non è utile alla causa. Il racconto del Covid viene portato avanti alla stessa maniera: si prende un dettaglio e lo si porta sotto i riflettori, affinché tutto il resto muoia nell'ombra. Ad esempio, per sostenere l'opportunità del green pass, si esamina il caso tedesco. Si dice: i tedeschi (pur con differenze tra i vari Laender) non hanno adottato restrizioni pesanti come le nostre, infatti guardate come sono messi, circa 50.000 nuovi casi e 235 morti al giorno. Terribile, vero? Con la luce sparata sui tedeschi, tuttavia, altre situazioni rimangono in ombra: ad esempio la Spagna, che non ha adottato lasciapassare o restrizioni ma ha circa 6.400 contagi e 59 morti. Se invece di fissarci pornograficamente su un solo dettaglio cercassimo di fare luce sulla situazione nel suo complesso, magari ci renderemmo conto che i contagi e i morti dipendono da una pluralità di fattori: probabilmente c'entra il clima, forse influisce la stabilità del sistema sanitario. Di sicuro, guardando l'insieme dei dati, converremmo che sia assurdo fare paragoni soltanto con una nazione e non con tutte le altre. Eppure, tale assurdità non sembra preoccupare troppo i media e i politici. Anzi, il porno Covid impazza ovunque.Un altro esempio è il caso di Trieste. Da giorni sentiamo ripetere che il capoluogo giuliano è sprofondato nel disastro a causa delle manifestazioni no pass. Al solito, si è puntato il faro soltanto su Puzzer e compagni, trascurando altri eventi ben più affollati svoltisi nei paraggi. E, soprattutto, non si è mai citato un particolare non del tutto irrilevante, che però ieri è sfuggito di bocca a Umberto Lucangelo, primario di terapia intensiva all'ospedale triestino di Cattinara, non proprio un simpatizzante no vax. Dopo aver inveito contro i manifestanti, il nostro ha ammesso: «Trieste ha un'importante attività trasfrontaliera con Paesi a basso tasso di vaccinazione come la Slovenia». Già: in Slovenia ci sono circa 4.500 casi al giorno, quintuplicati nell'ultimo mese. Che dite, magari i passaggi continui della frontiera possono contribuire all'aumento dei positivi?Non è tutto. Sempre Lucangelo spiega che nel suo ospedale i posti occupati in terapia intensiva sono 11. Non 100, ma 11 (19, pare, in tutto il Friuli Venezia Giulia). Se una Regione può considerarsi a rischio perché ci sono meno di 20 persone in terapia intensiva, significa che siamo messi molto male, e forse dovremmo ragionare seriamente sull'ampliamento dei reparti (l'aumento dei posti letto era stato promesso e finanziato ma - come abbiamo mostrato nei giorni scorsi - mai portato a termine). Quanto ai decessi, martedì in città se ne sono contati sei, di cui quattro nella fascia over 80. Due persone sono decedute in Rsa, quindi si suppone fossero vaccinate, altre tre in ospedale. Sono numeri che non fanno piacere, ovviamente, ma che non ci restituiscono un quadro devastante o comunque ci mostrano una situazione un tantino più articolata rispetto alla narrazione dominante. In ogni caso, non conta. Ciò che importa alla Cattedrale Sanitaria è imporre il culto dell'immunità, e dunque si parla solo di un aumento dei contagi dovuto ai maledetti contestatori. Per colpirli e presentarli come una minoranza nociva si fa ricorso, come dicevamo, anche a un utilizzo dei fatti che potremmo definire emotivo. Si raccontano con psicotica insistenza sempre le stesse storie, per esempio la classica parabola del no vax che si contagia e poi muore. Ecco, qui entriamo nell'ambito dell'osceno. I giornali infieriscono, le belve da social godono perché il tale «guru» alla fine è crepato in ospedale. Nell'ultima settimana si è molto parlato di un sacerdote campano morto dopo aver contratto il Covid per la seconda volta. Non si dice che costui aveva patologie pregresse, ma solo che era un perfido no vax. Non si risparmiano neppure i suoi più fedeli parrocchiani: i cronisti bussano alle loro case, per mostrare a tutti che lì vivono gli untori. Come nel porno, nulla è celato, e tutto è concesso. Ha fatto molto discutere, per dire, una campagna finanziata dal ministero del Lavoro e ideata da Duchenne Parent Project. I protagonisti sono ragazzi con la distrofia muscolare di Duchenne e Becker. Appaiono sorridenti in foto, vicini a slogan del tipo: «Poteva andarmi peggio. Potevo nascere no vax». In teoria l'obiettivo dovrebbe essere quello di raccogliere fondi e fare conoscere al mondo l'esistenza di una malattia invalidante. Posto che la distrofia sembra passare in secondo piano, viene da chiedersi quanto sia opportuno aizzare ulteriormente gli animi con la scusa della buona causa. Che c'entra la Duchenne e Becker con l'orientamento ideologico (o religioso) delle persone? Nulla, ovviamente. Tutto questo serve semplicemente a suscitare una reazione istintiva di disprezzo per il no vax. Non è nemmeno più propaganda: è pornografia politica. Magari non rende ciechi, però impedisce di ragionare. E il danno è altrettanto grave.
Pier Silvio Berlusconi (Ansa)
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