2025-09-09
Usa e Ue discutono nuove sanzioni a Mosca
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Un rappresentante di Bruxelles è a Washington per coordinare le iniziative. Il segretario Usa all’Energia: «Gli europei non comprino più il petrolio russo». Il Cremlino: «Per noi non cambia nulla». Donald Trump non chiude allo zar: «Gli parlerò molto presto».Il cancelliere tedesco: «Non si fermerà all’Ucraina». E conferma l’esproprio di Rosneft.Lo speciale contiene due articoli Si complica ulteriormente il dossier ucraino. Dopo il massiccio attacco aereo sferrato domenica dalla Russia contro l’Ucraina, Donald Trump ha reso noto di voler parlare con Vladimir Putin «molto presto». Esprimendo disappunto, il presidente americano si è inoltre detto pronto a imporre ulteriori sanzioni a Mosca.Una presa di posizione, quella dell’inquilino della Casa Bianca, arrivata poco dopo che il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, aveva ventilato la possibilità di ulteriori misure ritorsive contro la Russia. «Siamo pronti ad aumentare la pressione sulla Russia, ma abbiamo bisogno che i nostri partner europei ci seguano», aveva dichiarato a Nbc News, per poi aggiungere: «Siamo ora in una gara tra quanto a lungo l’esercito ucraino potrà resistere e quanto a lungo l’economia russa potrà resistere». «Se gli Stati Uniti e l’Unione europea intervengono, impongono più sanzioni e dazi secondari ai Paesi che acquistano petrolio russo, l’economia russa sarà al collasso totale, e questo porterà il presidente Putin al tavolo delle trattative», aveva concluso. Una linea simile è stata tenuta ieri sul Financial Times dal segretario all’Energia americano, Chris Wright. «Se gli europei tracciassero una linea e dicessero: “Non compreremo più gas russo, non compreremo più petrolio russo”, questo avrebbe un’influenza positiva anche sugli Stati Uniti, che si orienterebbero in modo più aggressivo sulle sanzioni? Assolutamente sì», ha affermato. «La Russia finanzia la sua macchina da guerra con le esportazioni di petrolio e gas naturale e se eliminate gli acquisti europei di quelli, riducete i loro soldi», ha proseguito.Insomma, Washington sembra intenzionata a ulteriori sanzioni coordinate con l’Ue nel settore energetico. Guarda caso, ieri la Cnn ha riportato che, secondo alcune fonti, il responsabile europeo per le sanzioni, David O’Sullivan, si sarebbe recato nella capitale americana per incontrare alti funzionari del Dipartimento del Tesoro con l’obiettivo di «discutere e coordinare le possibili misure contro Mosca, mentre quest’ultima intensifica la guerra in Ucraina». Tutto questo, mentre la Commissione europea dovrebbe proporre il diciannovesimo pacchetto di sanzioni entro venerdì. Più in generale, se il coordinamento tra Washington e Bruxelles dovesse concretizzarsi, è assai probabile che tale situazione aumenterebbe la pressione su Pechino e Nuova Delhi, che risultano notoriamente i principali acquirenti di prodotti energetici russi. Proprio ieri, il Financial Times riferiva che i funzionari europei starebbero ipotizzando di approntare delle misure economiche restrittive contro la Cina e altri Paesi che comprano petrolio da Mosca. Vale a tal proposito la pena di ricordare che recentemente Washington ha notevolmente incrementato i dazi all’India, accusandola di acquistare greggio dalla Russia. Mosca, dal canto suo, ha commentato freddamente l’eventualità di nuove sanzioni occidentali. «Nessuna sanzione potrà costringere la Federazione russa a cambiare la posizione coerente che il nostro presidente ha ripetutamente espresso», ha dichiarato ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La Russia ha del resto recentemente confermato e rafforzato il proprio asse con Pechino: la settimana scorsa, Putin si è recato in Cina per partecipare sia all’ultimo vertice della Shanghai Cooperation Organisation sia alla parata militare dedicata all’anniversario della vittoria sul Giappone.Insomma, la strategia russa è quella di coprirsi le spalle con la Cina. I due Paesi hanno infatti rilanciato il progetto del gasdotto Power of Siberia 2. Inoltre, proprio ieri, Interfax riportava che «il ministero delle Finanze russo stava rilevando l’interesse degli emittenti russi a collocare obbligazioni sul mercato cinese e che stava discutendo della questione». Poco prima, Bloomberg News aveva riferito che la Cina ha intenzione di riaprire il suo mercato obbligazionario alle aziende energetiche russe. Ma attenzione: questo non significa che tra Mosca e la Repubblica popolare i rapporti siano totalmente idilliaci. Il Dragone teme infatti il legame sempre più stretto che intercorre tra la Russia e la Corea del Nord. Non a caso, giovedì scorso, Xi Jinping ha cercato di rafforzare le sue relazioni politiche con Kim Jong-un, incontrandolo per un faccia a faccia a Pechino. Inoltre, secondo Reuters, le esportazioni cinesi verso la Russia del mese scorso avrebbero registrato il calo più significativo da febbraio. Trump è quindi, sì, in difficoltà, ma anche l’asse sino-russo è, alla prova dei fatti, assai meno solido di quanto si voglia talvolta dare a intendere. Nel frattempo, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, sarà oggi nel Regno Unito per dei colloqui sulla crisi ucraina nell’ambito dello Ukraine Defence Contact Group. Dall’altra parte, il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, è pronto a recarsi in Ungheria, per incontrare l’omologo ungherese, Péter Szijjártó, il quale ha dichiarato: «Nonostante il continuo deterioramento delle relazioni tra Ungheria e Ucraina - la cui responsabilità ricade esclusivamente su Kiev - il governo resta impegnato nel dialogo, per questo il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha visiterà l’Ungheria questa settimana».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/usa-ue-nuovi-dazi-russia-2673972615.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="e-merz-alza-il-livello-dello-scontro-attacchi-ibridi-quotidiani-da-putin" data-post-id="2673972615" data-published-at="1757413011" data-use-pagination="False"> E Merz alza il livello dello scontro: «Attacchi ibridi quotidiani da Putin» Ieri, presso il ministero degli Esteri di Berlino, è stata inaugurata la conferenza degli ambasciatori tedeschi, che durerà quattro giorni. Ad aprire il simposio è stato Friedrich Merz in persona, e già questo fa capire l’importanza dell’evento: erano infatti 25 anni che un cancelliere non presenziava alla riunione delle circa 230 delegazioni diplomatiche tedesche sparse per il mondo. La prima e ultima volta era stata nel 2000, quando a guidare la Germania c’era Gerhard Schröder.Il discorso di Merz, in effetti, è stato tutt’altro che banale. Prendendo la parola, il cancelliere ha parlato del rischio che le ambizioni di potenza della Russia si estendano ben oltre l’Ucraina. «Tutto lascia pensare che il piano imperialistico di Vladimir Putin non si concluderebbe con la conquista dell’Ucraina, ma comincerebbe proprio da lì», ha dichiarato Merz. Inoltre, ha proseguito, di fronte agli «attacchi ibridi quotidiani» della Russia contro le infrastrutture europee, «sempre più intensi e aggressivi», l’Ucraina «difende anche la nostra libertà in Europa».Il cancelliere ha poi aggiunto che l’attacco russo contro Kiev di dieci giorni fa, durante il quale è stato danneggiato l’edificio della delegazione Ue, dimostra che «l’ordine basato sulle regole e l’architettura della pace europea» sono stati «scardinati con la forza» da Mosca. «Siamo quindi dinanzi a compiti fondamentali, di portata storica: creare una nuova architettura della sicurezza», ha affermato Merz.Guardando alle sfide attuali, il cancelliere tedesco ha anche sottolineato che non si può più parlare di politica interna ed estera «come se fossero due sfere nettamente separate». Il duplice obiettivo, pertanto, resta quello di «garantire la sicurezza della Germania e, soprattutto, la sua competitività». Secondo Merz, anzi, sta emergendo un nuovo ordine mondiale in cui gli Stati Uniti stanno ridefinendo i propri interessi e in cui si è aperta la corsa alle materie prime e ai mercati. «Come Paese povero di risorse e orientato all’export, non possiamo permetterci di restare spettatori», ha avvertito il cancelliere. «Le dipendenze», ha puntualizzato, «ci rendono ricattabili», come dimostra il comportamento della Cina «pronta a sfruttare le vulnerabilità commerciali a fini di potere».«I tempi di cambiamento sono i tempi della politica e della diplomazia», ha detto ancora Merz. Sta pertanto anche agli ambasciatori tedeschi nel mondo «dare forma e sostanza a partenariati affidabili e su un piano di parità». Alla conferenza degli ambasciatori, insieme a Merz, era presente anche il ministro degli Esteri, Johann Wadephul. Il quale, oltre alla guerra russo-ucraina, ha parlato della crisi di Gaza e dei conflitti in corso in Africa e nel Vicino Oriente. «Nell’attuale scenario di minaccia», ha dichiarato il ministro, «la sicurezza nasce da deterrenza e difesa, da esercitazioni con gli alleati e da garanzie di sicurezza». Per questo motivo, ha aggiunto, è particolarmente importante «intrecciare relazioni solide e flessibili con gli Stati chiave, dotati di capacità di plasmare gli equilibri geopolitici o geoeconomici», anche quando «non condividono in tutto e per tutto i nostri valori».Ieri, nel frattempo, il ministero dell’Economia tedesco ha annunciato di aver prorogato nuovamente l’amministrazione fiduciaria della filiale tedesca della compagnia petrolifera russa Rosneft. Il governo di Berlino aveva posto sotto tutela Rosneft Germania subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina e, quindi, rimarrà in mano tedesca almeno fino al 10 marzo 2026. Rosneft, del resto, è una delle maggiori aziende di trasformazione del petrolio del Paese e resta fondamentale per l’approvvigionamento di base di carburante nella Germania nord-orientale.
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.