2022-06-12
Usa, la psicosi gender dilaga: sempre di più gli adolescenti trans
L’1,4% dei giovani si identifica nel sesso opposto. Il fenomeno è esploso in pochi anni caratterizzati da propaganda martellante.La popolazione transgender è realmente in aumento o è la pressione culturale e politica che incoraggia le persone, soprattutto giovani e giovanissime, a qualificarsi come tali? Se il New York Times avanza il dubbio nero su bianco, in un reportage dedicato al forte cambiamento generazionale riscontrato nella crescita della popolazione transgender degli Stati Uniti, qualche dubbio c’è. La «bomba» l’hanno sganciata i Cdc in uno studio che riferisce che i giovani che «si identificano come» transgender (senza aver necessariamente cambiato genere) sono quasi raddoppiati negli ultimi anni: l’1,4% dei teen tra i 13 e i 17 anni e l’1,3% dei 18-24enni americani si definiscono così, rispetto a circa lo 0,5% di tutti gli adulti. Un numero molto alto, che coincide anche con l’eccezionale espansione della «gender industry», l’industria delle cliniche e dei prodotti farmaceutici che lavorano intorno alla transizione di genere. Fino a pochi giorni fa, su Twitter, l’account The Gender Mapper pubblicava un confronto tra la mappa delle cliniche «pediatriche» per cambio di sesso e terapie ormonali nel 2007 e nel 2022: nell’arco di 15 anni, il numero è incredibilmente aumentato. L’account offriva aiuto legale agli scontenti delle strutture, ed è stato sospeso. I fact-checker sono intervenuti massicciamente sui social anche a seguito dello scontro tra la consigliera di Joe Biden per la Salute, Rachel Levine, e il repubblicano Rand Paul, che accusava il governo di perseguire l’esclusione del consenso dei genitori nei giovani che cercano la «transizione». L’accusa, ripresa su Twitter, è stata negata dai fact-checkers di Associated Press e Reuters, che hanno concluso che «non ci sono prove a sostegno di questa affermazione». È stato però confermato che l’Endocrine Society americana, insieme con la World Professional Association for Transgender Health, raccomanda «linee guida non invasive per la transizione sociale» a sostegno dei bambini, anche di cinque anni, che manifestano disforia di genere: per loro sono previste terapie psicologiche che li aiutino a non sentirsi diversi. Quando mostrano i primi segni di pubertà, se soddisfano le linee guida cliniche, vengono loro offerti farmaci che bloccano temporaneamente la pubertà, dopo i quali possono iniziare il trattamento per «rendere i loro corpi più vicini alla loro identità di genere». «Il consenso dei genitori è (di solito) richiesto», ha riferito ad Ap Gina Sequiera, co-direttrice della Gender Clinic a Seattle. Contro questo tipo di assistenza medica è intervenuto il governatore della Florida, Ron DeSantis, erede (o rivale) di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2024. Il servizio sanitario Medicaid ha annunciato che le cure mediche legate alla transizione per il trattamento della disforia di genere non saranno più sovvenzionate dalla Florida. DeSantis ha preso la decisione pochi giorni dopo aver denunciato l’amministrazione Biden di «negare i finanziamenti delle mense scolastiche agli Stati (come la Florida, ndr) che rifiutano di integrare l’insegnamento dell’ideologia gender nelle scuole». Una questione, questa, che sta molto a cuore al presidente Usa: poco più di un mese fa, la sua portavoce uscente, Jen Psaki, era scoppiata in lacrime in tv commentando la decisione di DeSantis, che aveva deciso di implementare l’insegnamento gender «soltanto» a partire dalla terza elementare, e non prima.La questione è insomma oggetto di feroce battaglia politica e ideologica tra Democratici e Repubblicani, che in questi mesi si preparano ad affrontare le cruciali elezioni di midterm a novembre. Il Partito democratico cavalca la tendenza e incoraggia la ricerca identitaria sostenendo attivamente assistenza medica, psicologica e legale a chi, anche bambino, intraprende questo percorso. Ma molti governatori repubblicani dal 2019 hanno introdotto disegni di legge per impedire ai giovani transgender di unirsi a squadre sportive scolastiche coerenti con le loro identità originarie: il divieto è diventato legge in 12 Stati republicani. D’altro canto, secondo il Williams Institute, è invece negli Stati dem (in cima alla lista New York con il 3% degli adolescenti 13-17 transgender dichiarati, a seguire Washington, Rhode Island, California e altri) che è concentrato il più alto numero di «non binari».Gli effetti di una questione che da etica e scientifica è diventata una tendenza culturale sono chiari anche agli esperti che lavorano con adolescenti transgender: tutti concordano sul fatto che alcuni fattori politici e sociali hanno indiscutibilmente giocato un ruolo importante nella loro ricerca identitaria. «Sta accadendo qualcosa di molto simile a quanto è successo negli anni Novanta», ha dichiarato Phillip Hammack (direttore del Sexual and Gender Diversity Lab in California), «quando gay e lesbiche hanno cominciato a fare coming out per la prima volta», avviando un trend. I social media sono, secondo gli esperti, un catalizzatore significativo per gli adolescenti, e Internet ha una rilevanza fondamentale nel diffondere tra i giovani l’idea che cambiare identità sia «cool» e «facile». Dagli studi emerge inoltre che molti adolescenti non vogliono necessariamente medicalizzare la transizione, come era invece tipico delle generazioni più anziane, ma tengono più all’identificazione sociale: vogliono essere riconosciuti come «non binari» (soggetti nei quali il genere non coincide col sesso biologico) anche se non hanno cambiato genere né fatto terapie ormonali cross-sex. Un fenomeno in ascesa, dunque, dove la partita in gioco è ideologica e sociale. E la «gender industry» ringrazia.