2020-11-24
«Urgente agire sul tetto agli aiuti»
L'imprenditore di Filiera Italia Luigi Scordamaglia sposa l'allarme lanciato dalla «Verità» sul limite di 800.000 ai contributi di Stato: «Il governo deve ottenere l'ok dell'Europa a sforare».«Houston, abbiamo avuto un problema qui!». Non siamo su Apollo 13, ma nella trincea del mondo delle imprese, da cui arriva questo drammatico messaggio al governo e a tutte le parti politiche coinvolte. Il latore è Luigi Scordamaglia - consigliere delegato di Filiera Italia (fondazione che unisce Coldiretti e molte industrie agroalimentari) e amministratore delegato di Inalca spa (leader in Italia nella produzione di carni bovine) - che, rispondendo alle nostre domande, invita ora la politica, al massimo livello, a risolvere il problema.Dottor Scordamaglia, giovedì scorso, in audizione parlamentare, il ministro Roberto Gualtieri ha dichiarato che «non sussiste pericolo di restituzione» per somme eccedenti il tetto di 800.000 euro previsto dal Temporary framework (Tf) messo a punto dalla Commissione per consentire di sostenere le imprese in deroga al divieto di aiuti di Stato. Ci affidiamo alle rassicurazioni o ci vuole altro per sbloccare lo stallo?«A mio parere si è creato un corto circuito a livello amministrativo. All'inizio della pandemia, la politica, sia governo che opposizione, aveva percepito la gravità della situazione e adottato una serie di misure che effettivamente promettevano di mitigare l'impatto della crisi. Ma c'è stato un serio errore di sottovalutazione del freno che l'infernale macchina burocratica italiana avrebbe costituito, al fine di un rapido fluire delle risorse finanziarie ai beneficiari finali». Cioè?«Le amministrazioni che hanno notificato i vari provvedimenti agevolativi a Bruxelles non si sono poste il problema costituito dall'invocare, per quasi tutte le misure, la causale prevista dal 3.1 del Tf, che però ha un tetto massimo di 800.000 per impresa beneficiaria. Questo problema, già enorme, è stato aggravato dalla Commissione, con la sua interpretazione di misurare tale tetto con riferimento al gruppo societario, non alla singola entità legale». Può fare un esempio?«Le misure a favore dei florovivaisti olandesi: le rispettive amministrazioni erano consapevoli che non potevano stare nei limiti del Tf e sono andate a spiegare con successo alla Commissione che avrebbero sforato. Coldiretti e Filiera Italia avevano visto e denunciato da subito il problema nel silenzio generale, perché rilevavano che alcune aziende erano già state bloccate nell'accesso agli aiuti».Come ne veniamo fuori?«Bisogna mostrare ora, e siamo ancora in tempo, quella determinazione nella negoziazione che non si è avuta all'atto delle notifiche dei vari provvedimenti, e non è certamente un'attività che possiamo lasciare al livello amministrativo. Ora deve scendere in campo la Politica, coinvolgendo anche gli altri Stati. Con tre livelli di intervento.Primo?«Tornare dalla Commissione per chiedere di utilizzare il limite di 3 milioni per impresa previsto dal nuovo paragrafo 3.12 del Tf. Tale limite dovrà applicarsi automaticamente, senza bisogno di ulteriori autorizzazioni».Poi?«Secondo: come ci risulta stia già facendo il ministro Teresa Bellanova, è necessario richiedere un aumento della soglia attuale per almeno cinque volte. Terzo. È comprensibile che a luglio, con la crisi apparentemente finita, nei ministeri e a Bruxelles abbiano pensato che il limite concepito a marzo sarebbe stato sufficiente. Ma ora, davanti a un drammatico peggioramento, quel tetto non può più reggere. Il governo notifichi nuovamente tutte le misure finora notificate (sono 23 a oggi, ndr) e chieda l'esclusione, ex post, dal Temporary framework. Gli aiuti vanno giustificati al di fuori di quello strumento».E se a Bruxelles dicono no?«Il governo abbia il coraggio di andare in televisione ed annunciare a tutti gli imprenditori italiani che gli aiuti messi in campo non possono arrivare perché la Commissione si è messa di traverso. La gravità della vicenda è di tale portata che non può più sfuggire alla politica e, anzi, dovrebbe diventare una sua priorità. Bisogna fare bene e presto, perché le risposte devono arrivare entro fine anno e non è possibile rischiare la perdita di benefici che scadono a dicembre».
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