2024-04-24
Negli atenei americani è caccia all’ebreo
Gli scontri tra polizia e studenti universitari a New York il 22 aprile 2024 (Getty Images)
I fan di Hamas hanno il controllo delle università e prendono a bastonate gli studenti per la loro razza: 150 arresti a New York, 100 solo alla Columbia. Accoltellata una docente a Yale. Il professor Davidai: «Sembra il 1938». Trump: «La colpa è tutta di Biden».«Quello che sta succedendo nelle nostre università - Columbia, New York university e altre - è una vergogna ed è colpa di Joe Biden: ha dato il segnale sbagliato, ha usato toni e parole sbagliate, non sa neanche chi sostiene... è un disastro». Il commento di Donald Trump sui violenti scontri pro Hamas scoppiati nei più prestigiosi campus americani dà la misura di quanto la guerra a Gaza sia ormai un problema anche americano che Washington non sa più gestire. «Quello che sta facendo Biden è una vergogna», ha aggiunto l’ex presidente Usa mentre arrivava al tribunale di Manhattan, «non ha alcun messaggio, non ha pietà, è il peggior presidente nella storia del nostro Paese». Trump, in corsa per le presidenziali di novembre, si riferiva all’ecumenico messaggio di Biden sulle proteste antisemite nelle università, accusandolo di voler essere amico sia di Israele che del mondo arabo. «Ma non funziona: è un incompetente. Non avremo mai la pace con lui», ha chiosato.Gli scontri nei campus si stanno nel frattempo intensificando e hanno coinvolto anche estremisti esterni: nelle immagini compaiono spesso insieme agli studenti - copione già visto anche in Italia - probabilmente infiltrati per soffiare sul fuoco. La miccia è partita dalla Columbia university, dove la scorsa settimana sono state arrestate oltre 100 persone. I manifestanti hanno promesso che gli studenti ebrei sarebbero stati i «prossimi obiettivi» di Hamas, inneggiando ad Al-Qassam (l’ala militare di Hamas, ndr). Uno studente ebreo è stato colpito dai manifestanti a bastonate e a un gruppo è stato intimato di «tornare in Polonia». Jonathan Lederer ha raccontato a The Free Press di essere stato aggredito e molestato ripetutamente sabato scorso all’interno dei cancelli della Columbia: «Per cinque giorni, i manifestanti si sono accampati dentro al campus. La loro ultima richiesta è di definanziare la sicurezza pubblica della Columbia, ossia le uniche persone auspicabilmente incaricate di tenerci al sicuro». Boicottati anche gli insegnanti: «Stamattina ho provato a entrare al campus ma la mia chiave di accesso non funzionava», ha raccontato su X il professor Shai Davidai, «l’università si è rifiutata di lasciarmi entrare perché “non possono proteggere la mia sicurezza in quanto sono un professore ebreo”: questo è il 1938». Secondo alcuni docenti, i gruppi anti israeliani si sono trasformati in una «vera organizzazione terroristica»: «Non è corretto», ha denunciato Lederer, «definirli pro Palestina, sono sostenitori attivi di Hamas e lo dicono esplicitamente». Durante le sommosse del fine settimana, gli agenti di pubblica sicurezza della Columbia non si trovavano da nessuna parte. «Alla polizia di New York non è consentito l’accesso al campus a meno che non sia specificamente richiesto dalla rettrice (l’egiziana Minouche Shafik, ndr) e, come ha chiarito oggi il sindaco di New York, Eric Adams, non è stato richiesto. Eravamo da soli», ha rivelato Lederer. È per questo motivo che un rabbino della Columbia ha avvertito gli studenti ebrei di lasciare il campus «per la loro sicurezza», mentre i vertici universitari hanno cancellato le lezioni in presenza per «disinnescare le tensioni». Cento professori della Columbia si sono radunati per contestare la «repressione» nell'università, altrettanti hanno chiesto più protezione per gli studenti ebrei: la frattura all’interno del campus sembra insanabile. A Yale non è andata meglio. «Sono stata accoltellata all’occhio ieri sera nel campus perché sono ebrea», ha denunciato Sahar Tartak. «Dal 7 ottobre Yale si è rifiutata di agire contro gli studenti che glorificano la violenza. Il problema», ha spiegato Tartak, «non sono gli studenti ma gli amministratori e i professori che si imboscano in mezzo alla folla senza condannare la demonizzazione degli ebrei». A Yale, la polizia ha arrestato almeno 60 persone, tra cui 47 studenti. Il bilancio degli arresti alla New York university, uno degli altri atenei americani dove sono esplose le proteste e le occupazioni contro la guerra nell’enclave palestinese, è arrivato a 150 persone. Tra gli arrestati vi sono studenti e docenti ma anche persone non collegate all’università, fa sapere la polizia, che è intervenuta su richiesta dei vertici dell’ateneo. «Stiamo osservando queste dinamiche nei campus di tutto il Paese», ha dichiarato Kaz Daughtry, vicecapo della polizia di New York. In California, il politecnico Poly Humboldt è stato chiuso dopo che manifestanti pro Hamas mascherati hanno occupato un edificio amministrativo e si sono barricati all’interno del campus.Altre segnalazioni di accampamenti nelle università dell’area di Boston (Tufts, Emerson e il M.I.T. - Massachusetts institute of technology), nell’università del Michigan e a Berkeley in California. Dopo gli arresti alla Columbia, gli studenti Usa hanno protestato in segno di «solidarietà». Manifestazioni alla Brown, a Princeton e alla Northwestern, azioni di protesta anche all’università di Boston, all’università della California e all’università della Carolina del Nord a Chapel Hill. A Washington, la situazione è ormai sfuggita di mano.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)