2022-03-16
Unicredit studia la ritirata da Mosca. Generali attende per l’ultimo addio
La banca rischia 7,5 miliardi. Francesco Gaetano Caltagirone candida ad del Leone il capo dell’Europa orientale; in lista l’ex manager Mediobanca.Unicredit e Generali cominciano a fare i conti con la guerra in Ucraina. Ma l’impatto per ciascuna è assai diverso, di conseguenza anche le strategie. E nel caso della compagnia triestina si intrecciano con un’altra battaglia, quella tra soci sulla futura governance del Leone. Partiamo dal gruppo bancario che sta conducendo una revisione delle sue attività russe e potrebbe decidere di lasciare il Paese: «Ovviamente abbiamo bisogno di considerare seriamente le conseguenze e la complessità del distacco di una banca completa», ha spiegato l’ad Andrea Orcel in una conferenza organizzata da Morgan Stanley. Aggiungendo che la perdita massima per la banca, nel caso in cui l’esposizione non possa essere recuperata e venga azzerata, sarebbe di circa 7,5 miliardi di euro. L’esposizione diretta a Unicredit bank Russia è di circa 1,9 miliardi, la controllata russa ha una posizione creditoria autofinanziata di 7,8 miliardi di euro a fine 2021 mentre l’esposizione cross border nei confronti della clientela russa è ora pari a circa 4,5 miliardi. Infine, l’esposizione mark-to-market in derivati verso le banche russe è di circa 300 milioni, al netto del collaterale. Sul fronte delle polizze, invece, è diversa la situazione delle Generali. L’esposizione della compagnia assicurativa triestina alla Russia ammonta a 683 milioni di euro e riguarda la quota Ingosstrakh, valutata 384 milioni di euro a valore di mercato, esposizioni dirette su strumenti obbligazionari russi e ucraini per 188 milioni e investimenti indiretti per 111 milioni. In totale, parliamo dello 0,1% degli asset totali del gruppo. «Subito dopo l’invasione abbiamo annunciato decisioni chiare, abbiamo chiuso il nostro ufficio di rappresentanza a Mosca e lasciato tutti gli incarichi nel cda di Ingosstrakh, sulla cui gestione non abbiamo nessuna influenza. Inoltre abbiamo deciso di avviare il processo di chiusura delle attività di Europ assistance in Russia. Abbiamo deciso tutto tempestivamente e lo abbiamo annunciato con chiarezza», ha sottolineato l’ad, Philippe Donnet, ieri durante la call con i giornalisti. Il manager francese non ha però risposto alla domanda su quale sarà il destino della partecipazione (il 38%) in Ingosstrakh. Alla fine il Leone la cederà? «Non ho nulla da aggiungere a quello che ho detto sul tema», ha detto l’ad senza quindi confermare né negare una possibile dismissione della quota. Che rischia di essere svalutata, come ha spiegato il cfo di Generali, Cristiano Borean, segnalando che ammontava a 384 milioni il valore di mercato della partecipazione che era già stata svalutata anni fa a 231 milioni. Ora con la guerra in Ucraina «è sceso il valore per il crollo del rublo. Quando chiuderemo i conti del trimestre vedremo se svalutare».A oggi lo sviluppo del conflitto rimane imprevedibile e di conseguenza non è ancora possibile effettuare una stima ragionevole dell’effetto della crisi sui mercati e sul business assicurativo del gruppo che ha anche una presenza storica nell’Europa centrale e dell’Est. Il Leone può comunque contare sui risultati del 2021, superiori alla media del consensus degli analisti, che registrano il risultato operativo migliore di sempre a 5,9 miliardi (+12,4%), «grazie al positivo sviluppo di tutti i segmenti di business». L’utile netto, a 2,84 miliardi, balza del 63% sul 2020 (quando era stato impattato dalle svalutazioni legate al Covid) ed è record negli ultimi 14 anni: la proposta di dividendo è pari a 1,07 euro per azione (per un monte cedole di 1,69 miliardi). Sul fronte della raccolta, i premi lordi raggiungono 75,8 miliardi (+6,4%), in aumento sia nel Vita sia nel Danni, mentre il combined ratio si attesta al 90,8%. Con questi numeri è stato concluso con successo il piano al 2021 ed è stato avviato il nuovo business plan che prevede la disponibilità di circa 3 miliardi per i prossimi tre anni per eventuali acquisizioni.Sullo sfondo si agita però l’altra battaglia, quella tra i soci del Leone in vista dell’assemblea di fine aprile chiamata a rinnovare il cda. Proprio ieri, infatti, Francesco Gaetano Caltagirone ha tolto il velo alla sua lista di 13 candidati, di cui 11 indipendenti, per il board: l’ex numero uno di Cdp, Claudio Costamagna, è indicato come presidente mentre per prendere il posto di Donnet come amministratore delegato viene proposto un manager già in forze a Generali, ovvero Luciano Cirinà, triestino, attuale responsabile di Austria ed Est Europa del Leone. Nella lista ci sono poi lo stesso Caltagirone, il vicepresidente di Italo, Flavio Cattaneo (che in questi giorni era dato in pole position come ad), Roberta Neri (ex ad di Enav e in precedenza cfo di Acea), l’economista Marina Brogi (siede anche nel cda di Mediaset), Alberto Cribiore (ex Merrill Lynch), Maria Varsellona (che dal 1° aprile sarà anche general counsel di Unilever), la docente universitaria Paola Schwizer, Andrea Scrosati (ceo di Continental Europe e direttore operativo di Freemantle), Nicoletta Montella (responsabile del settore legale in Ntv), l’esperta di governance Patrizia Michela Giangualano (siede nei cda di Leonardo, Ferragamo e Saipem) e Stefano Marsaglia, che è stato in passato anche capo dell’area corporate e investment banking di Mediobanca. Schierata in questa sfida dall’altra parte della barricata. A eccezione di Caltagirone, nessuno dei candidati è rappresentante di azionisti né collegato ad azionisti, né era presente nel precedente cda del Leone. Una curiosità: Costamagna, nel 2021 ha avviato una «spac» assicurativa chiamata Revo insieme ad Alberto Minali, ex numero due delle Generali nonché ex ad di Cattolica (con cui il Leone presto si fonderà, dopo l’Opa). E alla quale nel giugno 2020 lo stesso Minali ha chiesto un risarcimento di 9,6 milioni, motivato con l’«asserita mancanza di una giusta causa» della revoca delle sue deleghe, avvenuta l’anno prima. Proprio ieri sera Revo ha annunciato le dimissioni di Costamagna dal cda e dal ruolo di presidente.
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Piergiorgio Odifreddi (Getty Images)