2019-12-06
Una legge proporzionale per frenare Salvini e far sparire Leu e Renzi
Pd e 5 stelle cercano un accordo sulla riforma elettorale con soglia nazionale del 5% A rischio anche Forza Italia. Ma se cade il Giuseppi bis, non è detto che si vada al voto. Al voto, al voto! Sì, ma quando? Con quale legge elettorale? E soprattutto: che cosa ha in mente Sergio Mattarella? Domande cruciali, per tentare di prevedere l'evoluzione di un quadro politico che sembra confuso, e per molti versi lo è, ma dietro il quale si muovono abili tessitori, che hanno un solo e unico obiettivo: impedire a Matteo Salvini di approdare a Palazzo Chigi, almeno fino a quando la Lega non sarà considerata «affidabile» dall'Unione europea, che continua a considerare il leader del Carroccio «unfit to lead» una grande potenza come l'Italia.Iniziamo a sgomberare il campo da un luogo comune che i mass media ripetono come se fosse una filastrocca, ma che non ha alcun fondamento nella realtà: «Per Mattarella dopo il governo Conte ci sono solo le elezioni». Nulla di più falso. Se il governo giallorosso guidato da Giuseppi Conte dovesse crollare, sotto i colpi dei continui litigi nella pseudo maggioranza, Mattarella, prima di sciogliere le Camere, dovrebbe verificare l'eventuale esistenza in parlamento di una maggioranza in grado di esprimere un altro governo. «Mattarella ha a cuore la durata della legislatura», conferma alla Verità una fonte molto vicina all'inquilino del Colle. Del resto, lo scioglimento anticipato del parlamento è un atto estremamente delicato. Dunque, se e quando cadrà il governo guidato da Conte, il capo dello Stato seguirà ovviamente la procedura, con le consultazioni dei presidenti di Senato e Camera e dei leader delle forze politiche che in quel momento saranno presenti in parlamento. Certamente farà in fretta, e altrettanto certamente darà il via libera a un nuovo esecutivo solo in presenza di una maggioranza parlamentare chiara e netta. Sostenere però che «Mattarella se cade Conte non accetterà nessun altro governo» è una falsità.Passiamo alla legge elettorale, che in questi giorni è argomento di confronto all'interno della maggioranza. Pd, M5s, Leu e Iv avrebbero i numeri per approvarne una che vada bene solo a loro, ma la speranza è quella di strappare l'ok anche da qualche partito di opposizione, in particolare a Forza Italia, anche se la svolta «sovranista» di Silvio Berlusconi, ormai saldamente allineato alle posizioni di Lega e Fratelli d'Italia, lascia pensare che sarà difficile allargare il perimetro della coalizione giallorossa.L'altro ieri, al termine di una riunione di maggioranza sulla legge elettorale, il ministro dei Rapporti con il parlamento, Federico D'Incà, del M5s, ha mostrato ottimismo: «È stato un incontro molto positivo», ha detto, «stiamo rispettando i tempi che c'eravamo indicati: entro fine anno sarà pronta la proposta da incardinare. Ci siamo rivolti verso un sistema proporzionale con correttivi antiframmentazione. Abbiamo fatto un grande passo avanti. Poi ci sarà la discussione in parlamento e accoglieremo le indicazioni che potranno arrivare anche dalle opposizioni».Il Pd avrebbe preferito un sistema maggioritario a doppio turno, ma si è dovuto arrendere di fronte alle rimostranze degli alleati di governo. Una soglia nazionale del 5%, quella ipotizzata dalla maggioranza, metterebbe completamente fuori gioco Leu, e sarebbe molto rischiosa anche per Italia viva: Pietro Grasso (nella foto Ansa) e Matteo Renzi correrebbero il rischio di non tornare più in parlamento, insieme ai loro attuali deputati e senatori, e pure Forza Italia (immaginiamo gli scongiuri di Berlusconi) non potrebbe essere sicura di riuscire a superare lo sbarramento. L'idea per mettere tutti d'accordo è quella di un sistema con sbarramento naturale di circoscrizione, che prevede una soglia inferiore al 5% in alcune circoscrizioni, per dare il modo di garantire a quasi tutti i partiti una sorta di «diritto di tribuna». Prima di presentare la proposta, occorre mettere a punto il numero di circoscrizioni: quando tutto sarà pronto, la maggioranza si rivolgerà alle opposizioni per discutere la propria proposta.«In seguito al fatto politico», dice l'insigne costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato del Pd, «che tre gruppi su quattro, M5s, Iv e Leu, a differenza del Pd considerano come prima scelta quella del proporzionale con sbarramento, mentre per il Pd la prima scelta è il doppio turno di coalizione con premio sul modello dei Comuni con più di 15 mila abitanti, il tavolo di maggioranza sta verificando un sistema a soglie circoscrizionali. Sistema che il Pd può accettare come seconda scelta», aggiunge Ceccanti, «purché effettivamente selettivo tanto quanto lo sarebbe una soglia nazionale alta intorno al 5%».Dunque, si va verso una legge elettorale proporzionale, che con ogni probabilità impedirebbe a Matteo Salvini di approdare a Palazzo Chigi, a meno che il centrodestra non riesca a superare il 50%. Sulla strada del voto anticipato incombe anche l'incrocio dell'approvazione della nuova legge elettorale con l'entrata in vigore del taglio dei parlamentari. La tentazione di deputati e senatori potrebbe essere quella di far cadere il governo e impedire la formazione di altre maggioranze per andare alle elezioni prima che il taglio diventi effettivo. L'ultima parola, in ogni caso, spetterà sempre e comunque al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Non manca, tra gli addetti ai lavori, chi prevede una ulteriore scomposizione delle attuali forze politiche presenti in parlamento. Le continue ribellioni di moltissimi parlamentari del M5s nei confronti di Luigi Di Maio, in particolare, fanno prevedere una quasi certa scissione grillina nel caso che lo statista di Pomigliano si dovesse orientare verso le elezioni anticipate.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».