2023-10-19
«Un massacro firmato Hamas»
I fondamentalisti islamici volevano il sangue e l’hanno ottenuto. Utilizzando i palestinesi come scudo sono riusciti a indignare l’opinione pubblica e a scatenare i lupi solitari. Tagliando le gambe ai negoziati.Se c’è qualcuno che ha tratto beneficio dalla strage dell’ospedale di Gaza, questo è il Movimento di resistenza islamico, meglio conosciuto come Hamas. So che parlare di «beneficio» di fronte alla morte di centinaia di persone, molte delle quali bambini, può apparire cinico. Purtroppo però è la guerra a essere cinica e a non guardare in faccia a nessuno, nemmeno agli innocenti. In questa battaglia che dura ininterrottamente da 80 anni, le vittime sono una contabilità a tempo determinato, che durano nella memoria qualche settimana appena e poi si dimenticano in fretta. Tuttavia, nei giorni in cui le immagini passano nelle edizioni dei telegiornali e dei talk show, non c’è dubbio che scuotono gli animi. E a trarne vantaggio è la parte che si dichiara aggredita anche se è aggressore, cioè Hamas, che si appropria di morti e feriti per esibirli al mondo, a sostegno delle proprie tesi.Fin dai primi giorni dopo l’assalto terroristico ai villaggi e alle basi militari israeliane vicine alla Striscia di Gaza abbiamo scritto che il Movimento di resistenza islamico cercava il massacro. Non dei suoi miliziani, ma delle persone comuni. Scatenando una guerra e sequestrando centinaia di uomini, donne e bambini, Hamas non poteva non aver messo in conto una reazione israeliana. Ma più dello sterminio di centinaia di civili inermi, colpiti nel sonno e nelle loro case, i terroristi puntavano a scatenare una controffensiva che facesse il maggior numero di vittime. Non tra le truppe nemiche, ma tra i palestinesi, così da giustificare l’indignazione dell’opinione pubblica e la sollevazione dei Paesi arabi. E infatti, prima ancora che si capisse chi avesse sparato il missile che ha colpito l’ospedale, la propaganda islamica ha puntato il dito contro Israele e gli agitatori delle piazze musulmane hanno fatto il resto. I filmati messi in Rete dallo Stato maggiore di Gerusalemme e le conversazioni captate dai servizi segreti dell’esercito israeliano sono serviti a niente, nemmeno a ingenerare il minimo dubbio su chi sia l’autore della strage, perché il colpevole era già stato individuato prima ancora che il missile cadesse sul pronto soccorso di Al Ahli. Fra qualche tempo un’inchiesta indipendente accerterà chi sono i responsabili, e come già è accaduto altre volte si scoprirà che la strage è opera degli stessi che oggi si atteggiano a vittime, ma il tempo sarà trascorso e a nessuno, se non ai famigliari degli uccisi, importerà più di conoscere la verità.«Hamas vuole il massacro» abbiamo titolato sabato scorso. Nell’articolo si citavano i passi di un’inchiesta condotta sul campo da Fausto Biloslavo, il miglior inviato italiano di guerra, il solo che prima di scrivere voglia vedere ciò che accade con i propri occhi. Nel 2009, a Gaza verificò che gran parte degli obiettivi colpiti da Israele erano stati usati dai terroristi. Palazzi occupati da famiglie, scuole piene di bimbi, ospedali zeppi di feriti: da lì partivano i razzi contro l’esercito israeliano. È ovvio che se ti nascondi in mezzo alla folla metti nel conto che il nemico risponda ai tuoi colpi di cannone e nel farlo uccida degli innocenti. Anche dopo la strage dei kibbutz di Be’eri e di Re’im, Hamas ha continuato a sparare migliaia di razzi contro Israele e vigliaccamente lo ha fatto là dove c’era il maggior numero di civili. I martiri della jihad non colpiscono dal deserto, ma nascondendosi nel cuore delle città, per sfuggire alla reazione ma anche per addossare al nemico la strage. I palestinesi, quelli che non sono arruolati dalla soldataglia con kalashnikov e Corano, sono carne da cannone, offerta alle bocche di fuoco del nemico, non in nome della causa palestinese, che è usata strumentalmente, ma per realizzare un califfato islamico fondato sulla sharia. Altro che pace e due popoli in due Stati. Il Movimento di resistenza islamico vuole un solo popolo e un solo Stato: il suo. Tutto il resto importa poco, soprattutto contano nulla i morti necessari per raggiungere lo scopo. Hamas voleva un massacro e l’ha ottenuto. E infatti è riuscito a scatenare le piazze e i lupi solitari che armati di coltello colpiscono gli infedeli. Ha ottenuto anche di rallentare qualsiasi azione diplomatica per consentire una soluzione pacifica della guerra. Gli oltre 400 morti palestinesi sono un sacrificio sull’altare dell’odio. Purtroppo per Hamas, i tracciati, le frasi captate e i satelliti prima o poi dimostreranno chi siano gli autori della strage. E non è detto che un giorno siano proprio i palestinesi a ribellarsi contro chi li usa per mandarli al massacro. E allora, altro che venerdì della rabbia.
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