2019-06-19
C’è anche un giudice che non coccola le Ong
Il Tar respinge il ricorso della Sea Watch contro il decreto Sicurezza bis: la nave carica di migranti non può entrare in acque italiane. Chiusi i porti, resta il nodo dei clandestini rispediti qui dal Nord Europa, quelli per i quali il Pd diceva che non dovevamo preoccuparci.Credendo di essere spiritoso, qualcuno lo ha definito un decreto che fa acqua da tutte le parti. Il provvedimento, voluto da Matteo Salvini per fermare gli sbarchi, secondo i giureconsulti che lo bocciarono prima ancora di averne letto il testo, avrebbe dovuto essere affondato subito, respinto per manifesta incostituzionalità e per indigesta accettabilità da parte del solito circolo radical chic. In realtà, alla prova dei fatti, ossia al primo tentativo di approdo di una nave battente bandiera delle Ong, il decreto Sicurezza bis ha dimostrato di rispondere allo scopo per cui era stato varato.Eh già, perché al di là di tutte le polemiche scoppiate quando venne annunciata, la misura tenuta a battesimo dal ministro dell'Interno innanzitutto non è stata stoppata da Sergio Mattarella, come invece avrebbero voluto in tanti. Ultrà di sinistra e associazioni vicine alla Conferenza episcopale confidavano infatti in una specie di ultima istanza quirinalizia. Secondo loro, il presidente della Repubblica avrebbe dovuto negare i requisiti d'urgenza del decreto o opporre principi di costituzionalità, in modo da costringere il governo alla marcia indietro. In realtà, il capo dello Stato non ha ravvisato né l'uno né l'altro ostacolo, provvedendo in tempi brevi alla firma, cosicché il provvedimento ha potuto essere applicato già in questi giorni e i risultati si vedono. A differenza di ciò che era accaduto in passato, quando alcune navi delle Ong avevano tirato diritto, attraccando in Sicilia nonostante il divieto pronunciato dal Viminale e dagli altri ministeri competenti, nell'ultimo caso il traghetto dei migranti ha dovuto arrestarsi al largo, pena la confisca dell'imbarcazione e una multa pesante nei confronti dell'armatore. Fino a prima che fosse in vigore la nuova legge, Sea Watch, ossia la nave olandese di un'organizzazione tedesca che fa la spola tra le coste libiche e quelle italiane, si era fatta beffe degli stop italiani, provvedendo comunque a entrare in porto nonostante l'altolà. Ma con le nuove norme, anche per gli spavaldi corsari dell'accoglienza il rischio si è fatto elevato. Farsi confiscare la nave e dover sopportare sanzioni da decine di migliaia di euro è un po' troppo perfino per un'organizzazione che gode di ingenti finanziamenti da parte dei benefattori dell'immigrazione. Nessuno infatti è in grado di sopportare il sacrificio di una nave alla settimana, collezionando per di più una multa via l'altra.Vista la mala parata, la Ong tedesca ha provato ad appellarsi al Tar, nella speranza di riuscire a far dichiarare illegittimi i provvedimenti previsti dal decreto sicurezza, ma per sua sfortuna i giudici amministrativi hanno risposto picche. Il decreto c'è e resta in vigore, con tutte le conseguenze del caso. Certo, ieri i capitani coraggiosi della Sea Watch hanno potuto consolarsi con il pronunciamento del Consiglio d'Europa, che ha criticato le misure italiane, invitando il nostro Paese ad accogliere i migranti. Ma il Consiglio, che non ha nulla a che vedere con il Parlamento europeo e la Commissione Ue, altro non è che la riproduzione su scala continentale dell'Onu, cioè un organismo capace di emettere molte sentenze sui diritti dei profughi, quasi tutte però largamente inapplicate, perché grazie al cielo non ha alcuna giurisdizione sull'Italia. Ovviamente molti giornali, in particolare quelli cari alla sinistra, daranno grande spazio alla nota del Consiglio d'Europa e poco o nulla a quella del Tar. Ma la sostanza è che la seconda ha efficacia sull'applicazione del decreto, mentre la prima no e quindi continuerà a essere applicata la legge italiana e non quella che piacerebbe alle organizzazioni non governative.I risultati dunque li vedremo presto. Se già oggi il numero degli sbarchi si è ridotto rispetto a uno o due anni fa, in futuro l'invasione dovrebbe essere ancora di più rallentata, in quanto a traghettare gli immigrati non ci saranno più navi disponibili. Chiusi i porti, l'opposizione a favore dei profughi ha però aperto un altro fronte, ossia l'immigrazione di ritorno. Da qualche tempo infatti la democratica Germania, dopo averli sedati, ci sta rispedendo centinaia di stranieri che al loro arrivo erano stati registrati in Italia. Vedete, è l'accusa dei compagni, Salvini si occupa dei nuovi arrivi, ma il problema vero sono i ritorni. In effetti il fenomeno comincia ad avere una certa dimensione, ma forse qualcuno ha la memoria corta. Quando infatti gli immigrati che sbarcavano erano decine di migliaia, tra chi ora si allarma c'erano coloro che facevano spallucce, invitando a non preoccuparsi perché i profughi erano diretti nel Nord Europa. Ecco, ora il Nord Europa ce li restituisce tutti. E quelli che giocavano a fare i furbi, che hanno da dire? Niente. Ma se esistesse un sistema per far pagare un danno erariale a chi ha aperto le frontiere all'invasione, di certo in molti dovrebbero sborsare quattrini.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)