2025-05-07
Un altro Bergoglio? Col suo pontificato le chiese si sono svuotate...
Papa Francesco (Getty Images)
Con Francesco l’emorragia di fedeli non si è fermata, addirittura è aumentata. Dialogava con i non credenti ma senza convertirli e criticava i missionari: davvero gli orfani del Papa argentino vorrebbero sul soglio di Pietro qualcuno che prosegua su questa via? la Chiesa. Di sicuro il Santo Padre ha fatto tutto ciò che sostengono molti osservatori, che per questo lo considerano un progressista. E, tuttavia, ha anche assunto posizioni che, seppur assai meno considerate nell’ora dell’estremo saluto, lo collocherebbero tra i Papi conservatori perché su questioni come l’interruzione di gravidanza, l’utero in affitto e la difesa del matrimonio ha usato parole molto pesanti («I medici che praticano l’aborto sono dei sicari»). Ma il punto non è dove collochiamo Bergoglio, se a sinistra o a destra. E nemmeno i suoi interventi sui temi caldi della società, come le migrazioni o le posizioni in materie etiche.La questione che a me pare fondamentale e che dovrebbe guidare i cardinali nella scelta del futuro capo della Chiesa è se 12 anni di pontificato di Francesco siano stati utili al mondo dei credenti. E non nel senso se abbiano indicato la via, ma se abbiano consolidato il popolo di Dio, accrescendo la fede in Gesù Cristo e l’osservanza della pratica cristiana. Purtroppo, se si guarda l’azione di Bergoglio da questa prospettiva, il giudizio non può essere positivo perché in 12 anni si sono persi per strada molti cattolici. Le chiese appaiono sempre più desolatamente vuote e i partecipanti ai sacramenti sono sempre di meno. Ovviamente non voglio sostenere che sia colpa di papa Francesco, perché il fenomeno della scristianizzazione viene da lontano e ben prima che lui salisse al soglio di Pietro. E, però, con lui alla guida della Chiesa non solo l’emorragia di fedeli non si è fermata, ma addirittura è aumentata. I dati italiani sono allarmanti: secondo numeri ufficiali dal 33% di praticanti si è passati al 27% in dieci anni e tra i giovani non si va oltre il 14%, con una tendenza in calo di quasi il 3% l’anno. Persino l’Osservatore romano se n’è accorto e ha discusso della questione. Ma secondo l’Istat sarebbe anche peggio: dal 2003 al 2023 la proporzione di quanti vanno a messa regolarmente si è dimezzata passando dal 35,5 al 17,9%, mentre quella di quanti non ci vanno mai è raddoppiata, dal 15,2 al 31,5. Roberto Volpi, esperto di numeri e statistiche, ha calcolato che la pratica religiosa in vent’anni si è indebolita di quattro volte.La questione non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa e il mondo. Se da noi i matrimoni civili hanno superato da un pezzo quelli religiosi e le chiese vengono trasformate in musei o in alberghi, in Olanda e in Germania non va meglio. Negli ultimi vent’anni almeno 650 chiese cattoliche tedesche hanno smesso di essere luoghi di culto: o sono state demolite o sono diventate palestre per l’arrampicata, pub o gallerie d’arte. E negli ultimi cinque anni il fenomeno sembra essersi accelerato, al punto che un tedesco su due dichiara di non appartenere ad alcuna Chiesa cristiana. Qualche anno fa un rapporto sullo stato del patrimonio religioso in Francia fece emergere una prospettiva allarmante: oltre 5.000 chiese rischiavano di sparire entro i 2030. E, con esse, ovviamente anche i fedeli. Si potrebbe pensare che, al calo dei praticanti in Europa, corrisponda un aumento dei fedeli nella parte Sud del mondo, in particolare nell’area da cui proveniva Bergoglio, ma non è così. Seppur con tassi inferiori, anche l’America Latina è interessata dal fenomeno della secolarizzazione. In Brasile José Eustaquio Diniz Alves, uno dei più importanti demografi, qualche tempo fa notava che il Vaticano stava perdendo il più grande Paese cattolico del mondo: una perdita irreversibile. Ribadisco, non è colpa di papa Francesco. O, per lo meno, non solo sua. E non si può, però, neppure ignorare che in 12 anni di pontificato il trend non è migliorato ma, semmai, è peggiorato. Dunque, come si può dire che serve un pontefice che prosegua la sua azione? Per fare cosa? Per registrare un ulteriore crollo dei fedeli? Certo, tutto non dipende dal Santo Padre, ma da cardinali, vescovi, parroci e diaconi, che ogni giorno testimoniano il messaggio di Cristo. E, tuttavia, sapere che un Papa parla ai non credenti, a cui piace ma non al punto da spingerli a convertirsi, non è di grande consolazione. Bergoglio ha spesso criticato i missionari, che convertono popolazioni povere. Ma se le popolazioni ricche la abbandono, che cosa resta alla Chiesa? E, soprattutto, che compito deve avere il nuovo pastore di anime? Di proseguire l’azione di chi è venuto prima di lui o di provare a cambiare per evitare il lento declino? Io credo che qualsiasi persona di buon senso, la cui mente non sia offuscata dall’ideologia, sceglierebbe l’ultima ipotesi. Dunque, cambiare.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco