2024-12-31
In Uk il woke entra anche a scuola
Il primo ministro britannico Keir Starmer (Ansa)
Keir Starmer vuol rinfrescare le materie per dare spazio alle «differenze culturali odierne». In nome della diversità, gli studenti britannici verranno costretti a rinnegare il passato.Il governo inglese vuole «decolonizzare» i programmi scolastici per dare più spazio alle «differenze culturali». Secondo me, durante le feste, da quelle parti hanno alzato il gomito oltre misura, altrimenti non si spiega una proposta dissennata come questa. A meno che, non sapendo come affrontare i problemi enormi cui deve far fronte il Regno Unito, si buttino su robe inutili - e dannose - per distrarre un po’ gli inglesi. Altra spiegazione ragionevole non v’è.Il ministro Bridget Phillipson, incaricato dell’istruzione nello sgangheratissimo governo laburista presieduto da Keir Starmer, ha sollecitato i suoi uffici per una «revisione» dei programmi correnti, bollati come «datati», in modo da «rinfrescarli» per riflettere in maniera più esplicita «le differenze» culturali della società britannica odierna. Giustamente il rappresentante dei Tory, John Hayes, si è rivolto a quest’ombra di ministro rinfacciandole di «minare le basi dell’educazione dei giovani» attraverso un approccio «ideologico» tale da mettere in discussione «i fatti» della storia» o perfino «la lingua inglese». Secondo un’associazione di insegnanti, la National association of head teachers, occorrono programmi che «riflettano le diversità» della società britannica attuale in modo più ampio e superino ciò che resta del retaggio persistente di certi «pregiudizi razziali» legati all’eredità del defunto Impero britannico. Così riportava ieri il quotidiano inglese Telegraph. Se non fosse che si tratta comunque di membri del governo, quindi gente che può decidere di adottare provvedimenti folli come questo, sarebbero solo da prendere per i fondelli senza sprecare energie nel parlare di loro e doverne anche scrivere. La cosa curiosa è che il maggiore colonizzatore mondiale a un certo punto si sveglia e vuole decolonizzare sé stesso da sé medesimo. I fatti della storia, giustamente richiamati da Hayes, sono come i mattoni con i quali, pian piano, si è costruita la casa e vanno conosciuti perché altrimenti non si conosce la storia della quale siamo fatti noi, in questo caso gli inglesi. Non c’è nulla da fare: nessuno comincia da zero. Tutte le donne e gli uomini, almeno fino ad oggi, nascono in una cultura che li ha preceduti e che costituisce un elemento essenziale della loro esistenza. Si può rifiutare, ma va conosciuta; si può rifiutare, ma per questo non va eliminata; si può rifiutare, ma va fatto con argomenti che reggano a una controversia storico-culturale che non sembra proprio sostenere gli esponenti del governo Starmer. A dir la verità, più che di odore di caccia alle streghe, qui si sente un insopportabile tanfo di ignoranza. Proprio così, questa cancel culture, quella che vorrebbe cancellare tutti i simboli della cultura passata attribuendo ad essi peccati mortali - come ad esempio in America la cultura greco-romana per il dominio dell’uomo bianco nelle opere dei suoi autori (credetemi, è vero!) -, cioè roba che anche un liceale un po’ arguto potrebbe smontare con la stessa facilità con cui si smonta una costruzione della Lego, ritiene che della storia ne va studiata solo una parte, quella che a loro piace e che li soddisfa nella loro ignoranza infinita, e che - contemporaneamente - bisogna cancellare quella che non va bene: sta nascendo una nuova disciplina, la storia a corrente alternata. Alternanza tra impreparazione, malafede senza saperlo (altrimenti sarebbero colti), e approssimazione.Tutto questo sulle spalle dei poveri studenti inglesi che si troveranno, in nome della diversità e dell’ampliamento di orizzonti ad altre culture, a non conoscere la storia e i valori (per carità, criticabili) dell’Impero britannico. Sarebbe come voler conoscere gli effetti di un evento senza conoscere la causa. Ma qui, per quelle menti insane, il ragionamento si fa già troppo complicato.Che strano il mondo. E pensare che l’evangelizzatore cristiano di mezza Europa fu un tale Colombano, irlandese, che fondò monasteri in tutto il continente, compreso quello molto importante di Bobbio (Piacenza). In quel monastero, grazie alla sua biblioteca e allo scriptorium, i monaci amanuensi copiavano le opere dell’antichità perché non andassero perse, per trasmettere le radici della nostra cultura a chi sarebbe venuto dopo. Povero il nostro Colombano: quello che lui ha fatto tanto perché non andasse perso, quattro scappati di casa ora vorrebbero cancellarlo per dare spazio alla «diversità» nella cultura inglese. Ma se volete aprire alla «diversità» fatelo. Ma perché dovete di struggere per una presunta diversità di oggi una certa e sostanziale identità del passato? Qual è la logica? Quali sono le motivazioni? Qual è la filosofia che regge questi «ragionamenti» che proponete? La logica è che non c’è logica ma una profonda, radicata, persistente e insistente mancanza di conoscenza di ciò di cui ci si vuole liberare. Verrebbe da dire: «Studiate un po’ e poi, eventualmente, ne riparliamo».
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