2025-09-20
L’Ue fa scattare la trappola dell’euro digitale
L’Eurogruppo approva il progetto sul quale lavora pure la Bce. L’obiettivo è gestire l’aumento di pagamenti immateriali. I rischi: controlli, stop privacy e meno libertà di spesa. E se salta Internet possiamo usare i soldi?L’Eurogruppo tenutosi ieri, in trasferta a Copenaghen in omaggio alla Presidenza di turno danese del Consiglio, ha aggiunto un ulteriore tassello sulla strada dell’adozione dell’euro digitale. Un progetto di cui questo organo informale, che riunisce i ministri dell’economia e delle finanze dei Paesi membri dell’eurozona, si sta occupando dal 2022. Da allora, un lavoro a sei mani con la Commissione e la Bce ha portato il processo molto avanti, ma non ancora vicino al termine.Prima di esaminare lo stato dell’arte del progetto, chiariamo subito di cosa stiamo parlando: si tratta dell’equivalente - in formato digitale - delle banconote e delle monete che siamo abituati a scambiare quotidianamente. Quindi è una moneta pubblica, emessa e gestita dalla Bce, con identiche caratteristiche di tipo legale. Cioè è moneta ufficiale di conto che possiede, essa soltanto, la qualità di mezzo di pagamento, legalmente riconosciuto, con immediata efficacia liberatoria. Cosa ben diversa dalla moneta cosiddetta «privata o bancaria», che pure siamo abituati a usare. Infatti un bonifico, una transazione con carta di credito, sono anch’essi dematerializzati, utilizzano un’infrastruttura digitale, e sono comunemente accettati come mezzo di pagamento liberatorio. Ma fanno comunque leva su una disponibilità di fondi bancari o sulla liquidità o solvibilità dell’intermediario bancario che gestisce la transazione. Questo tipo di moneta bancaria non è emessa direttamente, ma solo controllata dalla Bce, per mezzo del suo potere regolatorio della liquidità del sistema, della stabilità finanziaria e dei bilanci delle banche e altri intermediari.È stato lo stesso Eurogruppo nel gennaio 2023 a fissare le linee guida per la fase di preparazione e sperimentazione, specificando che l’euro digitale dovrebbe essere: «complementare e non sostituire il contante; sicuro, resiliente, facile da usare e accessibile». Inoltre, dovrebbe: «garantire un alto livello di privacy, pur rispettando altri obiettivi di politica pubblica, come la prevenzione del finanziamento illecito o del riciclaggio di denaro; includere una funzionalità offline, contribuendo così all'inclusione finanziaria; salvaguardare la stabilità finanziaria dell’area dell’euro; promuovere l’innovazione, senza essere una moneta programmabile; essere interoperabile con altre valute digitali delle banche centrali».La ratio sottostante parte dalla premessa della crescita significativa delle transazioni senza utilizzo del contante, con la quota dei pagamenti digitali vicina al 40% e raddoppiata dal 2016 al 2022. Visto tale trend, in Bce sostengono che chi emette l’unico mezzo di pagamento avente valore legale, deve emetterlo anche in formato digitale, aumentando così il controllo del sistema finanziario. E qui si apre il vaso di Pandora delle conseguenze.In primis gli aspetti tecnici. Infatti sarà comunque necessario radicare il proprio portafoglio elettronico presso un intermediario bancario che, non si capisce bene come, sarà disponibile anche off-line. In ogni caso, rispetto all’uso della banconota «fisica», saremo sempre intermediati da una infrastruttura tecnologica e da un altro soggetto, seppure con ruolo diverso dall’attuale banca che detiene il nostro deposito. Il controllo sarà in «re ipsa» con tutte le potenziali implicazioni: dal «rating« sociale ad «altri obiettivi di politica pubblica».Anche prendendo per buoni tutti i propositi in tema di privacy e di coesistenza col contante «fisico», è di tutta evidenza, che solo per questo fatto, l’euro digitale ci priverà della fondamentale libertà che fino ad oggi è implicita nel banale gesto di porgere una banconota. Per non parlare dei rischi di un blackout o simili inconvenienti non certo impensabili. Ma ormai il treno è ben lanciato. Infatti, dopo una fase di indagine durata circa 24 mesi, e conclusasi nell’ottobre 2023, il 18 ottobre di quell’anno, il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di passare alla fase di preparazione e sperimentazione dell’euro digitale. Questa fase, che potrebbe durare circa tre anni, sarà quella che getterà le basi su cui eseguire il lancio del nuovo strumento. Ovviamente la Bce passerà alla fase esecutiva solo dopo che il Consiglio e il Parlamento avranno adottato il quadro legislativo che fornirà la necessaria legittimazione.Nonostante da Bruxelles si siano affrettati a precisare che nulla è ancora deciso, resta da capire quale spazio di azione avranno queste due istituzioni europee dopo circa sei anni di lavori preparatori, sia sul versante tecnico che legale, per mettersi di traverso. Sembra la solita tattica della rana bollita: lasciarla cuocere a fuoco lento, fino a cottura ultimata.Sul progetto è al lavoro da tempo anche la Commissione. Infatti è del giugno 2023 la predisposizione di un pacchetto di proposte legislative complementari che, al momento opportuno, saranno portate all’esame dei co-legislatori Consiglio e Europarlamento.Nel frattempo tocca all’Eurogruppo - questo ambiguo organismo informale che ultimamente fatica a trovare una ragion d’essere, essendo praticamente un doppione del Consiglio Ecofin senza i ministri dei Paesi che non adottano l’euro – continuare nel processo di definizione delle linee guida che progressivamente la Bce e la Commissione incorporano nel loro lavoro preparatorio.Ieri c’è stato l’accordo (per quel che può valere, non essendoci un verbale) sul quadro di governance relativo all’emissione dell’euro digitale e sulla definizione di un limite di detenzione. Sono state tracciate le linee guida di un’attività che ora proseguirà tra i ministri nel formato Ecofin che ora lavorerà proprio sul processo di emissione dell’euro digitale. Avanti così, fino a quando ci diranno che sarà troppo tardi per tornare indietro.
L’evento, intitolato Verità e libertà, nasce dall’idea di dare spazio a interviste, interventi e commenti che possano alimentare un dibattito autentico, lontano dalle distorsioni e dalle semplificazioni tipiche del clima politico attuale. La maratona è pensata anche come un omaggio a Charlie Kirk, il giovane leader e fondatore di Turning Point Usa, recentemente ucciso negli Stati Uniti, che ha incarnato con forza la libertà di espressione e dei valori tradizionali.
Nel corso della diretta interverranno giornalisti, intellettuali, politici e personalità del mondo della cultura e dello spettacolo. Sarà l’occasione per ascoltare punti di vista diversi, approfondire temi cruciali per la nostra società e ribadire la centralità della libertà come fondamento di ogni democrazia. Tra gli ospiti: Mario Giordano, Paolo Del Debbio, Giuseppe Cruciani, Antonio Padellaro, Marco Rizzo, Giuseppe Culicchia, Roy De Vita, Francesco Giubilei, Boni Castellane, Simone Pillon, Enrico Ruggeri, Jacopo Coghe, Maria Rachele Ruiu, Fabio Dragoni e Dino Giarrusso. La conclusione sarà affidata al direttore Maurizio Belpietro.
La maratona sarà visibile in streaming su www.laverita.info e su tutti i canali social ufficiali de La Verità. Un appuntamento da non perdere per chi crede nella forza delle idee, nella necessità di un confronto aperto e nella libertà di pensiero.
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