2023-03-18
Con i bandi Ue finta carne spagnola per 10.000 centri di volontariato
Una società iberica ha piazzato 5 milioni di euro di scatolette prive di standard nutrizionali. I prodotti erano diretti ai siti italiani di assistenza per gli indigenti. L’Agenzia per il controllo: rapporto di fiducia a rischio.La cooperazione è il principio cardine su cui si basano le politiche di coesione tra gli Stati membri dell’Unione europea. Cooperazione che dovrebbe basarsi prima di tutto su un rapporto di fiducia. Accade, però, che questa fiducia si possa spezzare ed è quello che questa volta potrebbe accadere tra Italia e Spagna. Una società di diritto spagnolo nel gennaio 2022 si aggiudica una gara pubblica nell’ambito del Fondo aiuti europei agli indigenti, per fornire carne in scatola a 10.000 punti di volontariato presenti in Italia, per un importo di quasi 5 milioni di euro. La gara era stata indetta nell’ottobre 2021 da Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) l’ente statale italiano incaricato di svolgere le funzioni di coordinamento e di organismo pagatore nell'ambito dell’erogazione dei fondi dell'Unione europea ai produttori agricoli. Il bando veniva indetto per la fornitura di carne in gelatina in scatola da 180-220 grammi ognuna e per un totale di 840.000 chili circa all’importo previsto di 4.400.000 euro circa, inquadrati come aiuti agli indigenti. La fornitura, suddivisa in due lotti, viene aggiudicata nel gennaio 2022 da una società spagnola che, entro il 31 maggio 2022 esegue le consegne. Accade poi, come da prassi, che l’organismo pagatore, tramite Agecontrol, compie i controlli previsti dal contratto sulla merce, riscontrando, in tre riprese di perizie, che i valori nutrizionali differivano, per difetto, sulle proteine rispetto a quanto riportato in etichetta e previsto dal contratto, eccedendo anche nei grassi. Per questi motivi Agea, quale organismo pagatore nonché contraente, alla fine di dicembre 2022 blocca immediatamente la distribuzione e denuncia i fatti al comando carabinieri per la tutela agroalimentare. Una volta ravvisati i reati di frode nelle pubbliche forniture e truffa aggravata per indebiti percepimenti, il reparto redige un’informativa di reato che consegna all’autorità giudiziaria competente, ovvero la Eppo (European Public Prosecutor Office) di Roma, competente sui reati che recano danno agli interessi finanziari dell’Unione europea, con richiesta di sequestro della merce residua per le successive perizie di controverifica. Insomma la questione è grave, le indagini sono in corso, ma se i reati fossero confermati la società avrebbe lucrato sulla salute degli indigenti italiani circa 729.000 euro (in corso di verifica) da considerarsi a titolo di indebito percepimento. Il Fead finanzia principalmente l'acquisto e distribuzione di beni alimentari, ma non solo. Interviene anche per la fornitura di materiale scolastico a ragazzi appartenenti a famiglie disagiate; per l'attivazione di mense scolastiche in aree territoriali con forte disagio socio-economico, allo scopo di favorire la partecipazione degli studenti ad attività pomeridiane extracurriculari; fornisce aiuti a favore delle persone senza dimora e in condizioni di marginalità estrema. Il prodotto della società spagnola, distribuito all’80% agli indigenti, è stato immediatamente sequestrato nei magazzini degli enti caritativi. La truffa se confermata, si farebbe ancora più odiosa in quanto rivolta ai danni delle persone più in difficoltà. Il problema che si crea è però soprattutto politico diplomatico come spiega il direttore di Agea Fabio Vitale: «Il problema è che sostanzialmente adesso ci troviamo in una situazione in cui è particolarmente critico il rapporto che si è venuto a verificare tra il nostro Paese e la Spagna. Nel senso che se esce un prodotto da una nazione nell’ambito dell’unione europea, ci si attende che questi prodotti siano in linea con gli standard di qualità previsti dall’Europa. Pur dovendo fare noi i dovuti controlli di protocollo. Adesso ci sarà un’ulteriore verifica, però il problema resta. Un qualche problema nella forma di cooperazione ce lo crea». Insomma in Europa si parla di Nutriscore, di mettere le etichette ai vini con l’avviso «nuoce alla salute», si tenta di spacciare i nostri prodotti di eccellenza come dannosi per la salute, in un clima di competizione che poco ha a che fare con la qualità e la salute e molto invece ha a che fare con il business legato all’agroalimentare in cui chiaramente il nostro Paese primeggia. In questo caso al contrario si può dire che i controlli che fa l’Italia sui prodotti sono di primo livello, mentre invece se venissero confermate le difformità della carne in scatola di questo bando, quelli della Spagna non potrebbero dirsi all’altezza. La cooperazione tra stati membri in Europa quindi appare più una finzione che una realtà e soprattutto in temi di grande interesse economico ci sono grandi rivalità e grandi scorrettezze tra Paesi che dovrebbero dirsi vicini perché l’obiettivo finale resta sempre quello di competere.