
Il Vecchio continente corre da Vladimir Putin. Il regolatore annuncia: «Ok al siero entro maggio».L'Unione europea potrebbe salire a bordo dello Sputnik V, il vaccino russo finora respinto per ragioni mediche (manca l'approvazione dell'Ema) ma anche politiche. È questa l'ipotesi rilanciata ieri mattina dall'agenzia Reuters, che citava fonti Ue secondo cui i Paesi dell'Unione stanno prendendo in considerazione l'avvio di colloqui con gli sviluppatori del vaccino russo. Per avviare formalmente il processo sono necessarie le richieste da quattro Stati membri. L'Ungheria e la Slovacchia hanno già acquistato lo dosi russe, la Repubblica Ceca è interessata a farlo e, sempre secondo fonti europee, l'Italia starebbe valutando la possibilità di utilizzare il bioreattore di uno stabilimento Reithera (su cui ha investito Invitalia, ovvero lo Stato) per produrre lo Sputnik V. Una portavoce del ministero dello Sviluppo economico ha rifiutato di commentare l'indiscrezione su Reithera, limitandosi a sottolineare che «produrremo tutti i vaccini autorizzati ove possibile».In ogni caso, il vaccino russo sarebbe in ritardo viste le capacità produttive limitate, perché per l'avvio di nuove produzioni o per le riconversioni degli stabilimenti sono necessari alcuni mesi. Senza dimenticare che, come ha detto ieri Marco Cavaleri, responsabile della Strategia vaccini dell'Ema, «prima della fine di aprile non saremo pronti per dare l'ok a Sputnik, più probabile maggio».I rumors non arrivano, però, in una giornata qualsiasi e non solo per le ultime notizie sul caso Astrazeneca. Sempre ieri, infatti, il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, parlando al Tagesspiegel, ha ammesso che «sono stati commessi degli errori nella ordinazione dei vaccini, a Bruxelles, come negli Stati membri. Sono pronto alla fine della pandemia a fare un bilancio. A quel punto si potrà vedere cosa abbiamo fatto di giusto e cosa di sbagliato». Ad aggiustare il tiro è poi arrivato il portavoce dell'Esecutivo comunitario, Eric Mamer, il quale ha precisato che «se ci sono cose che potevano essere migliorate, non è al momento dell'acquisto dei vaccini anti Covid, ma al momento della messa in opera dei contratti e dell'aumento della capacità produttiva».Un altro portavoce, quello della Commissione europea per la Salute, Stefan de Keersmaecker, ha poi ribadito che «non ci sono discussioni in corso con la società» che produce Sputnik, «ma la Commissione Ue e gli Stati membri possono in ogni momento decidere di estendere il portafoglio di vaccini». Se lo Sputnik V si unisse all'arsenale vaccinale dell'Ue, sarebbe un trionfo diplomatico per la Russia, scrive Reuters. E infatti ieri da Mosca è intervenuto il Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif), sottolineando che «sono stati raggiunti accordi per avviare la produzione del vaccino Sputnik V in Italia, Spagna, Francia e Germania». «Sono in corso negoziati con un certo numero di altri produttori per aumentare la produzione nella Ue. Questo permetterà l'inizio della fornitura attiva di Sputnik al mercato europeo dopo aver ricevuto l'approvazione da parte dell'Ema, con la quale è ora in corso un dialogo nel quadro della rolling review», ha aggiunto Rdif citato da Interfax. Nel frattempo, secondo un sondaggio Bva Doxa, il 65% degli italiani vorrebbe scegliere il marchio del vaccino: tra questi, Pfizer è al primo posto delle preferenze, seguito da Moderna (22%), da Sputnik (10%) e Astrazeneca (9%).
Mucche (iStock)
In Danimarca è obbligatorio per legge un additivo al mangime che riduce la CO2. Allevatori furiosi perché si munge di meno, la qualità cala e i capi stanno morendo.
«L’errore? Il delirio di onnipotenza per avere tutto e subito: lo dico mentre a Belém aprono la Cop30, ma gli effetti sul clima partendo dalle stalle non si bloccano per decreto». Chi parla è il professor Giuseppe Pulina, uno dei massimi scienziati sulle produzioni animali, presidente di Carni sostenibili. Il caso scoppia in Danimarca; gli allevatori sono sul piede di guerra - per dirla con la famosissima lettera di Totò e Peppino - «specie quest’anno che c’è stata la grande moria delle vacche». Come voi ben sapete, hanno aggiunto al loro governo (primo al mondo a inventarsi una tassa sui «peti» di bovini e maiali), che gli impone per legge di alimentare le vacche con un additivo, il Bovaer del colosso chimico svizzero-olandese Dsm-Firmenich (13 miliardi di fatturato 30.000 dipendenti), capace di ridurre le flatulenze animali del 40%.
Matteo Bassetti (Imagoeconomica)
L’infettivologo Matteo Bassetti «premiato» dal governo che lui aveva contestato dopo la cancellazione delle multe ai non vaccinati. Presiederà un gruppo che gestirà i bandi sui finanziamenti alla ricerca, supportando il ministro Anna Maria Bernini. Sarà aperto al confronto?
L’avversione per chi non si vaccinava contro il Covid ha dato i suoi frutti. L’infettivologo Matteo Bassetti è stato nominato presidente del nuovo gruppo di lavoro istituito presso il ministero dell’Università e della Ricerca, con la funzione di offrire un supporto nella «individuazione ed elaborazione di procedure di gestione e valutazione dei bandi pubblici di ricerca competitivi».
Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
- La trasmissione lancia nuove accuse: «Agostino Ghiglia avvisò Giorgia Meloni della bocciatura del dl Riaperture». Ma l’attuale premier non ebbe alcun vantaggio. Giovanni Donzelli: «Il cronista spiava l’allora leader dell’opposizione?». La replica: «Sms diffusi dal capo dell’autorità».
- Federica Corsini: «Contro di me il programma ha compiuto un atto di violenza che non riconosce. Per difendersi usa la Rai».
Lo speciale contiene due articoli
La Philarmonie (Getty). Nel riquadro, l'assalto dei pro Pal
A Parigi i pro Pal interrompono con i fumogeni il concerto alla Philarmonie e creano il caos. Boicottato un cantante pop per lo stesso motivo. E l’estrema sinistra applaude.
In Francia l’avanzata dell’antisemitismo non si ferma. Giovedì sera un concerto di musica classica è stato interrotto da militanti pro Pal e, quasi nello stesso momento, un altro concerto, quello di un celebre cantante di origine ebraica, è stato minacciato di boicottaggio. In entrambi i casi, il partito di estrema sinistra La France Insoumise (Lfi) ha svolto un ruolo non indifferente.






