2023-07-01
Gli Usa continuano ad armare Kiev. Arrivano anche le bombe a grappolo
Munizioni in produzione in una fabbrica degli Usa (Getty Images)
La Cnn rivela che la Casa Bianca è pronta all’invio degli ordigni proibiti da numerose convenzioni a causa del loro potenziale distruttivo. La Von der Leyen: «Per Zelensky 1 milione di proiettili dall’Ue».Il vertice dell’intelligence ucraina sostiene che i servizi russi abbiano la missione di eliminare il boss della Wagner. Ma alla sua morte sarebbero rivelati segreti scomodi.Lo speciale contiene due articoli. Nuove armi per dare una svolta alla guerra in Ucraina. La Casa Bianca starebbe seriamente valutando l’idea di approvare l’invio delle controverse testate con munizioni a grappolo a Kiev. Lo ha riportato la Cnn citando varie fonti. Alcuni modelli sono stati vietati da diverse convenzioni a causa della loro letalità, ma se approvate le armi potrebbero essere incluse in un nuovo pacchetto di aiuti militari (con anche missili a lunga gittata) all’Ucraina già il mese prossimo. Dall’altra parte dell’Oceano è terminato il Consiglio europeo durante il quale si è parlato a lungo anche di Ucraina. «Ora, a quasi 500 giorni di questa atroce guerra che la Russia ha scatenato, abbiamo mobilitato 70 miliardi di euro per l’Ucraina. E la scorsa settimana abbiamo erogato 9 miliardi di euro del nostro pacchetto da 18 miliardi di assistenza macrofinanziaria». Lo ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nella conferenza stampa al termine del Consiglio. «Abbiamo già consegnato oltre 220.000 munizioni e oltre 2.000 missili, ora siamo sulla buona strada per consegnare il milione di proiettili previsti entro i prossimi 12 mesi. Inoltre, entro la fine dell’anno, avremo formato più di 30.000 uomini e donne ucraini, ora ne abbiamo già formati 24.000». Una mobilitazione senza precedenti, insomma, che non finisce qui perché la guerra sarà una priorità anche della presidenza spagnola. Lo ha detto lo stesso premier Pedro Sanchez che poi ha dichiarato che oggi si recherà a Kiev e ha colto l’occasione per invitare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a partecipare al vertice tra Ue e la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac). Sembrerebbe però che alcune nazioni dell’America latina abbiano posto il veto alla sua presenza.Tensioni quindi che non si placano, mentre continuano i tentativi di intermediazione su spinta di diversi governi. Il tentativo più concreto è quello del Vaticano, che parla di «missione di pace». L’inviato di papa Francesco, il cardinale Matteo Zuppi, ha visitato sia Kiev che Mosca. Nella capitale russa ha incontrato il patriarca Kirill, capo della Chiesa ortodossa. Intanto continuano a diffondersi le indiscrezioni a seguito del tentato golpe del gruppo Wagner su Mosca. Da giorni nessuno ha notizie del capo dei mercenari Yevgeny Prigozhin (come spieghiamo più diffusamente nell’articolo qui sotto). Un altro mistero riguarda la sparizione del generale russo Sergej Surovikin. Secondo la versione ufficiale diffusa a Mosca sarebbe stato interrogato e rilasciato, ma si susseguono le voci di un suo arresto. La figlia avrebbe detto che si trova regolarmente al suo posto di lavoro, ma si continua a non averne riscontro. Secondo la Cnn, l’alto graduato, era un membro segreto della compagnia militare privata Wagner. L’emittente degli States cita documenti ottenuti in esclusiva dal Russian investigative dossier center. L’ufficiale avrebbe avuto un numero di registrazione personale nell’organizzazione di mercenari. Insieme a lui una lista di almeno altri 30 dirigenti militari e figure apicali dell’intelligence russa, anche loro membri «Vip» segreti della Wagner. L’esercito privato è stato costretto all’esilio dopo il rifiuto di arruolarsi sotto il comando diretto del Cremlino. Sarà la Bielorussia ad ospitare i mercenari, grazie agli accordi mediati dal presidente Aleksandr Lukaschenko proprio durante le ore più calde della rivolta. Zelensky diffida delle affermazioni provenienti dalla Russia rispetto al fatto che questi reparti non combatteranno più in Ucraina, di conseguenza ha ordinato al comando militare di rafforzare il fronte settentrionale della nazione. Il presidente ucraino potrebbe avere ragione, poiché secondo il Pentagono alcune delle truppe collegate alla Wagner permangono sul territorio ucraino, nell’area ancora occupata dalla Russia. Lo ha detto il generale di brigata Pat Ryder: «Sul gruppo Wagner e la sua disposizione, quello che vorrei dirvi è che, in questo momento, continuiamo a vedere alcuni elementi del gruppo nel territorio occupato dai russi in Ucraina». Ha poi precisato che gli Stati Uniti continueranno a monitorare gli spostamenti dei mercenari anche nelle prossime settimane. «Ci sono molte persone che hanno sostenuto Prigozhin sui social media durante la rivolta», ha detto Zelensky, «e questo significa che stanno perdendo la guerra e si incolpano a vicenda. Stanno cercando la colpa per le loro sconfitte in Ucraina». Durante la notte, fino alle prime ore dell’alba, si intensificano i lanci dei razzi da parte di ambo le fazioni. Le forze di Mosca ieri mattina hanno colpito una scuola nella regione di Donetsk, attacco che ha provocato due morti. Al momento del bombardamento, all’interno dell’edificio scolastico c’erano 12 persone tra rappresentanti dell’amministrazione, insegnanti e personale tecnico.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ucraina-armi-bombe-grappolo-usa-2662123296.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="ce-lordine-di-uccidere-prigozhin" data-post-id="2662123296" data-published-at="1688209106" data-use-pagination="False"> «C’è l’ordine di uccidere Prigozhin» Dove si trova Yevgeny Prigozhin, il proprietario della Compagnia militare privata russa Wagner, che tace dopo mesi di attacchi verbali quotidiani culminati con il tentato golpe dello scorso fine settimana? È stato davvero esiliato a Minsk dopo la presunta mediazione del presidente Alexander Lukashenko che lo scorso 27 giugno ha affermato: «Prigozhin è in Bielorussia»? Oppure si nasconde in Russia o Ucraina? In realtà nessuno può essere certo di dove sia stato visto che non ci sono fotografie del suo arrivo a Minsk, nessuno lo ha mai visto nell’hotel cinque stelle dove dovrebbe alloggiare, come conferma una fonte: «Prigozhin qui non si è mai visto, magari arriverà nei prossimi giorni, di sicuro oggi non c’è». Il mistero si infittisce anche perché i russi affermano (o forse fingono) di non sapere dove sia. Secondo l’Institute of the Study of War (Isw), che cita un gruppo di monitoraggio bielorusso indipendente chiamato Belarusian Hayun Project, il «cuoco di Putin» starebbe ancora trattando la resa. Gli analisti bielorussi di opposizione hanno tracciato un volo del 27 giugno scorso dell’aereo del fondatore del gruppo Wagner che «avrebbe lasciato l’aeroporto di Machulishchy, in Bielorussia, per dirigersi prima a Mosca e subito dopo a San Pietroburgo» per incontrare Putin. A proposito del tentativo di Prigozhin di parlare con Putin, l’Isw scrive che il proprietario del gruppo Wagner «aveva cercato di entrare in contatto col presidente mentre la colonna Wagner si dirigeva a nord di Rostov, ma Putin si era rifiutato di parlare con lui». Vero o falso? Impossibile saperlo. I blogger filorussi sui loro canali Telegram affermano che Prigozhin sarebbe tornato in Russia per perfezionare ulteriormente l’accordo mediato (pare) dal bielorusso Lukashenko. L’Isw scrive di «non essere grado di confermare se Prigozhin sia effettivamente volato in Russia, ma è probabile sia tornato per elaborare i dettagli dell’accordo mediato da Lukashenko». Sul tavolo della presunta trattativa ci sono certamente anche i 43 milioni di dollari e i 5 chili di lingotti d’oro trovati dai servizi segreti russi (Fsb) nella sede del gruppo Wagner di San Pietroburgo. Secondo Prigozhin «servivano per pagare gli stipendi». Mentre a Mosca è scattata la caccia al traditore tra i funzionari ad ogni livello e tra gli ufficiali dell’esercito: vedi il caso dell’arresto del generale russo Sergej Surovikin che secondo i documenti ottenuti in esclusiva dal Russian investigative dossier xenter «era un membro vip segreto della compagnia militare privata Wagner insieme ad altri 30 ufficiali». Ieri il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov al Kyiv Indipendent ha detto di essere certo che l’Fsb ha ricevuto l’ordine di uccidere Prigozhin: «In ogni caso, tutti questi potenziali tentativi di assassinio non saranno veloci». Poi Budanov - di certo non a caso - ha toccato il nodo centrale della questione: «Ancora una volta vorrei sottolineare che si tratta di una grande domanda aperta. Riusciranno a realizzare l’ordine? E avranno il coraggio di eseguirlo?». Vladimir Putin e Yevgeny Prigozhin si conoscono da almeno 30 anni e in tutto questo lasso di tempo hanno fatto molte cose insieme in giro per il mondo, molte delle quali inconfessabili e di certo il patron del gruppo Wagner e di molte altre aziende che lavorano per il Cremlino ha un archivio che se divenisse pubblico provocherebbe uno sconquasso. Non solo in Russia. Putin tutto questo lo sa e al di là delle dichiarazioni muscolari deve gestire la questione relativa a Prigozhin con grande cautela. Un segno in questa direzione arriva dalla Bbc, che dopo aver chiamato più di una decina di centri di reclutamento del gruppo Wagner ha rilevato che «sta ancora reclutando combattenti in tutta la Russia». Ma com’è possibile? Noi crediamo che la riposta si trovi in un celebre aforisma di Winston Churchill che per spiegare la Russia disse: «È un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma».
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La consulenza super partes parla chiaro: il profilo genetico è compatibile con la linea paterna di Andrea Sempio. Un dato che restringe il cerchio, mette sotto pressione la difesa e apre un nuovo capitolo nell’indagine sul delitto Poggi.
La Casina delle Civette nel parco di Villa Torlonia a Roma. Nel riquadro, il principe Giovanni Torlonia (IStock)
Dalle sue finestre vedeva il Duce e la sua famiglia, il principe Giovanni Torlonia. Dal 1925 fu lui ad affittare il casino nobile (la villa padronale della nobile casata) per la cifra simbolica di una lira all’anno al capo del Governo, che ne fece la sua residenza romana. Il proprietario, uomo schivo e riservato ma amante delle arti, della cultura e dell’esoterismo, si era trasferito a poca distanza nel parco della villa, nella «Casina delle Civette». Nata nel 1840 come «capanna svizzera» sui modelli del Trianon e Rambouillet con tanto di stalla, fu trasformata in un capolavoro Art Nouveau dal principe Giovanni a partire dal 1908, su progetto dell’architetto Enrico Gennari. Pensata inizialmente come riproduzione di un villaggio medievale (tipico dell’eclettismo liberty di quegli anni) fu trasformata dal 1916 nella sua veste definitiva di «Casina delle civette». Il nome derivò dal tema ricorrente dell’animale notturno nelle splendide vetrate a piombo disegnate da uno dei maestri del liberty italiano, Duilio Cambellotti. Gli interni e gli arredi riprendevano il tema, includendo molti simboli esoterici. Una torretta nascondeva una minuscola stanza, detta «dei satiri», dove Torlonia amava ritirarsi in meditazione.
Mussolini e Giovanni Torlonia vissero fianco a fianco fino al 1938, alla morte di quest’ultimo all’età di 65 anni. Dopo la sua scomparsa, per la casina delle Civette, luogo magico appoggiato alla via Nomentana, finì la pace. E due anni dopo fu la guerra, con villa Torlonia nel mirino dei bombardieri (il Duce aveva fatto costruire rifugi antiaerei nei sotterranei della casa padronale) fino al 1943, quando l’illustre inquilino la lasciò per sempre. Ma l’arrivo degli Alleati a Roma nel giugno del 1944 non significò la salvezza per la Casina delle Civette, anzi fu il contrario. Villa Torlonia fu occupata dal comando americano, che utilizzò gli spazi verdi del parco come parcheggio e per il transito di mezzi pesanti, anche carri armati, di fatto devastandoli. La Casina di Giovanni Torlonia fu saccheggiata di molti dei preziosi arredi artistici e in seguito abbandonata. Gli americani lasceranno villa Torlonia soltanto nel 1947 ma per il parco e le strutture al suo interno iniziarono trent’anni di abbandono. Per Roma e per i suoi cittadini vedere crollare un capolavoro come la casina liberty generò scandalo e rabbia. Solo nel 1977 il Comune di Roma acquisì il parco e le strutture in esso contenute. Iniziò un lungo iter burocratico che avrebbe dovuto dare nuova vita alle magioni dei Torlonia, mentre la casina andava incontro rapidamente alla rovina. Il 12 maggio 1989 una bimba di 11 anni morì mentre giocava tra le rovine della Serra Moresca, altra struttura Liberty coeva della casina delle Civette all’interno del parco. Due anni più tardi, proprio quando sembrava che i fondi per fare della casina il museo del Liberty fossero sbloccati, la maledizione toccò la residenza di Giovanni Torlonia. Per cause non accertate, il 22 luglio 1991 un incendio, alimentato dalle sterpaglie cresciute per l’incuria, mandò definitivamente in fumo i progetti di restauro.
Ma la civetta seppe trasformarsi in fenice, rinascendo dalle ceneri che l’incendio aveva generato. Dopo 8 miliardi di finanziamenti, sotto la guida della Soprintendenza capitolina per i Beni culturali, iniziò la lunga e complessa opera di restauro, durata dal 1992 al 1997. Per la seconda vita della Casina delle Civette, oggi aperta al pubblico come parte dei Musei di Villa Torlonia.
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