2024-05-31
«Ucciso da fascisti». Meloni su Matteotti ha tolto l’ultimo alibi alla sinistra
Accusato di vaghezza sull’antifascismo, il premier manda un messaggio chiaro. Ora il Pd sarà costretto a fare politica.Lo ha detto! Lo ha detto! Giorgia Meloni abbatte un altro totem propagandistico della sinistra e pronuncia, anzi scrive, ma tanto vale uguale, quelle parole che tanti, tantissimi, diciamo pure troppi, le hanno sempre rinfacciato di non dire. In occasione della cerimonia celebrativa del centenario dell’ultimo discorso di Giacomo Matteotti in Parlamento, Palazzo Chigi ieri mattina diffonde la seguente dichiarazione del presidente del Consiglio: «Il 30 maggio 1924, Giacomo Matteotti ha pronunciato nell’Aula della Camera il suo ultimo discorso, che gli sarebbe poi costato la vita. In quel discorso, Matteotti difese la libertà politica, incarnata nella rappresentanza parlamentare e in libere elezioni. Oggi siamo qui a commemorare un uomo libero e coraggioso», aggiunge la Meloni, «ucciso da squadristi fascisti per le sue idee. Onorare il suo ricordo è fondamentale per ricordarci ogni giorno a distanza di 100 anni da quel discorso il valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no. La lezione di Matteotti, oggi più che mai, ci ricorda che la nostra democrazia è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l’intolleranza e l’odio per l’avversario politico». Quella frase, «ucciso da squadristi fascisti per le sue idee», consegna (si spera) finalmente alla storia, eliminandolo dalla cronaca e soprattutto dalla propaganda politica spicciola, la questione fascismo-antifascismo. Naturalmente, la Meloni attraverso la sua dichiarazione non manca di lanciare qualche staffilata. Quel passaggio sul «valore della libertà di parola e di pensiero contro chi vorrebbe arrogarsi il diritto di stabilire cosa è consentito dire e pensare e cosa no» sembra tanto, ma tanto rivolto alla sinistra e ai suoi sacerdoti del politicamente corretto, così come l’affermazione sulla nostra democrazia che «è tale se si fonda sul rispetto dell’altro, sul confronto, sulla libertà, non sulla violenza, la sopraffazione, l’intolleranza e l’odio per l’avversario politico» appare una stoccata a chi in questi mesi ha contestato il governo non nel merito dei provvedimenti ma alzando il livello dello scontro nelle piazze, sia reali che virtuali. «Ho apprezzato le parole della premier Meloni», dice all’Ansa Elena Matteotti, la nipote di Giacomo, «in occasione della cerimonia alla Camera. Vorrei un incontro con lei per testimoniare la mia appartenenza alla storia di mio nonno Giacomo Matteotti. Sarebbe l’occasione di un confronto civile e umano per avere conferme sulla posizione espressa oggi. Sono stata invitata alla cerimonia, mi scuso per la mia assenza ma avevo un impegno fuori Roma precedentemente preso un mese fa. Il 10 giugno, giorno dell’anniversario della morte di mio nonno», aggiunge Elena Matteotti, “saremo a Lungotevere Arnaldo da Brescia per una commemorazione aperta a tutti. Mi auguro una partecipazione anche degli esponenti del governo e di incontrare la premier». Dal Pd arrivano parole di apprezzamento: «Finalmente», commenta Debora Serracchiani, «era importante che venisse detto con questa chiarezza da parte della presidente del Consiglio». Affida a X il suo commento lo scrittore ed ex senatore del Pd Gianrico Carofiglio: «Matteotti uomo libero e coraggioso venne ucciso da squadristi fascisti. Lo ha detto Meloni. Restiamo lontanissimi», scrive Carofiglio, «ovviamente. Ma non sono frasi insignificanti ed è giusto riconoscerlo». Pochissime le voci critiche. Irriducibile l’ex senatore del Psi Riccardo Nencini: «Ho letto», sostiene Nencini, «il comunicato della presidente Giorgia Meloni. Eccolo: “Matteotti fu ucciso da squadristi fascisti per le sue idee”. Fine. Un deserto. Nient’altro che la frase che si legge nei libri di storia di terza media. Né la condanna del regime che lo assassinò, né la passione emotiva e politica del ricordo, tantomeno una riflessione sul mandante». Incontentabile il segretario nazionale del Psi Enzo Maraio, candidato capolista nella circoscrizione Sud nella lista Stati Uniti d’Europa: «Belle le parole del premier Meloni su Matteotti», sottolinea Maraio, «ma serve qualcosa in più. È il tempo di spegnere la fiamma. Dal simbolo del principale partito di governo vada via il richiamo alla tradizione fascista perché è con quella logica che nacque la fiamma». La fiamma per quanto ci riguarda sta benissimo dove sta, ma il punto non è questo: la dichiarazione della Meloni è importante perché, come dicevamo, toglie finalmente alla sinistra più ideologica uno degli strumenti di propaganda più utilizzato nelle campagne elettorali. Si spera che l’ultima settimana di campagna elettorale sia all’insegna dei programmi, dei progetti, delle diverse visioni di Europa, e che gli italiani abbiano la possibilità di scegliere a chi assegnare il proprio voto sulla base di elementi concreti.