
I ciclofattorini sul piede di guerra: «L'esecutivo peggiora la nostra condizione». Per il giuslavorista Gabriele Fava la norma «è fuori da ogni logica». Strada in salita in Parlamento, dove i renziani si allineano alla Lega.Basta governare con la sinistra per fare cose migliori sul tema lavoro. La pensa così il neo ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, M5s, che ha deciso di «migliorare» il decreto legge sulle crisi aziendali, eredità del suo capo politico Luigi Di Maio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 3 settembre, che contiene una serie di norme a favore dei rider e, più in generale, dei lavoratori delle piattaforme digitali. Migliorare. perché secondo la Catalfo quelle norme erano «al ribasso» in quanto frutto di un compromesso con l'alleato di allora, la Lega, ma che non hanno soddisfatto il M5s, mentre oggi «che i partner di governo sono il Pd e Leu, è più facile migliorarle». In sostanza l'obiettivo è quello di equiparare i rider ai lavoratori subordinati, garantendo uno stipendio minimo agganciato ai contratti nazionali di settore e le indennità proprie del rapporto di lavoro dipendente: malattia, maternità, disoccupazione, oltre a rafforzare la copertura Inail. In soldoni, superare il doppio regime e mettere il tetto al cottimo. Peccato però che le migliorie piacciano soltanto alla Catalfo e non ai «ciclofattorini» che hanno scritto una lettera indirizzata al governo contro il decreto in discussione a Palazzo Madama. «Non ci convince per niente quello che vogliono fare, preferiamo che resti tutto così, altrimenti peggiorano la nostra situazione» dice Paolo Bebawy, ventottenne milanese di origine egiziana. «Nel testo, per prima cosa viene introdotta una retribuzione minima oraria e la cosa ci fa comodo perché alcune aziende non la prevedono, poi però si parla di cottimo che non deve superare un tetto. E questo ci penalizza perché se non possiamo superare il minimo garantito arriviamo a guadagnare di meno, non di più. Facciamo questo lavoro per guadagnare e le aziende non hanno problemi a pagare il cottimo. Nell'audizione delle aziende, il manager di Deliveroo ha presentato un sondaggio in cui il 90% dei rider è soddisfatto. Le imprese arrivano dall'estero, ora vogliamo farle scappare come è successo con Foodora?».Anche la norma introdotta dal decreto sull'assicurazione Inail obbligatoria viene contestata dai rider: «Chiediamo alle aziende un minimo standard senza farlo diventare una tassa il cui costo penalizzerebbe noi lavoratori» spiega Paolo, «se proprio bisogna introdurre l'Inail, lo si faccia solo per le ore effettivamente lavorate. Del resto chi lavora con l'auto ha già l'assicurazione, gli altri in bici o motorino possono farsela privatamente». I gig-workers italiani sono 213.000 e il 15% che fa il ciclofattorino, può arrivare anche a 3.000 euro al mese, con un guadagno medio orario compreso tra i 6 e i 16 euro lordi per ora, con picchi che possono superare i 30 euro nelle fasce orarie serali e, come ricorda Bebawy, non vanno a consegnare cibo a domicilio soltanto gli studenti, ma anche adulti di ogni età, gente che lavora metà settimana o lo fa per secondo lavoro. Sarà ascoltato oggi in audizione davanti alle Commissioni X e XI impegnate nella conversione in legge del decreto, Gabriele Fava, avvocato giuslavorista che «boccia» le correzioni che il governo Conte 2 vuole fare sulle norme del governo Conte 1 perché «vanno contro gli interessi prioritari degli stessi diretti interessati». «Una correzione fuori da ogni logica che si scontra non soltanto con la dinamicità mercato del lavoro ormai 7.0 (è prolifera la cosiddetta “gig economy", connessa alla più ampia “sharing economy", ossia l'economia della condivisione e infine la “on-demand economy" in cui si inserisce il food delivery), ma anche con un nuovo diritto del lavoro sperimentale che sta subentrando a quello, diciamo, vecchio. La futura giurisprudenza sta pensando a nuovi contratti con una nuova visione. I ciclofattorini hanno in media 27 anni, molti studiano ancora e non hanno interesse ad essere assunti, mentre vogliono portare a casa soldi, e bei soldi in questo caso. Ecco», conclude Fava, «la funzione che l'intervento normativo dovrebbe avere è essere sì quella di contribuire all'aumento del livello di tutele nei confronti dei rider, per evitare forme di deregulation, ma di garantire, nel contempo, il mantenimento dell'attuale natura autonoma del rapporto. Non il contrario». Malgrado le certezze del ministro Catalfo il decreto troverà l'opposizione della Lega e di Matteo Richetti del gruppo Misto che, con in mano la lettera dei rider, ha twittato: «Centinaia di riders stanno scrivendo per protestare contro il decreto che ha regalato loro l'ottimo ministro Di Maio. Dopo averli strumentalizzati per mesi ha fatto un provvedimento che li porta a guadagnare meno di quanto guadagnano ora. Scherzi dell'incapacità». La commissione Lavoro, in effetti, potrebbe essere la prima prova del «Vietnam parlamentare» annunciato da Roberto Calderoli. Contro la nuova norma sarebbe infatti schierati anche i renziani di Italia viva. Ma lo stesso nodo della presidenza della commissione non sembra di facile risoluzione: il seggio è vacante da quando la stessa Catalfo, che lo ricopriva, è stata promossa a ministro. Su chi debba succederle, però, le due anime principali della maggioranza non trovano la quadra, anche perché i pentastellati non sembrano disposti ad assecondare le richieste dei dem, che vorrebbero la presidenza per loro.
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