Da Torino a Napoli, da Roma a Lamezia, l’Italia è piena di insediamenti abusivi, covi di degrado e delinquenza. Eppure i Comuni hanno strumenti efficaci e in Piemonte li applicano. Intanto in via Selvanesco è giallo: i baby killer scompaiono e poi riappaiono.
Da Torino a Napoli, da Roma a Lamezia, l’Italia è piena di insediamenti abusivi, covi di degrado e delinquenza. Eppure i Comuni hanno strumenti efficaci e in Piemonte li applicano. Intanto in via Selvanesco è giallo: i baby killer scompaiono e poi riappaiono.Un viaggio nei campi da incubo. Quartieri interi occupati da persone che «non rispettano le regole» e che «vivono in condizioni anche di scarsa igiene». Sono numerosi i campi rom abusivi e irregolari disseminati in tutta la penisola. Si dividono tra «insediamenti formali» e «informali». I primi sono quelli progettati per accogliere le comunità rom, che possono essere affidati e gestiti da enti pubblici o privati. I secondi sono quelli abusivi.Ma, spesso, in entrambi le condizioni di vita sono «vergognose» e i comportamenti delle popolazioni nomadi a volte mettono a rischio la sicurezza di tutti i cittadini. Spazzatura ovunque, discariche abusive e macchine incendiate: questa è la fotografia scattata nel campo rom di via Selvanesco vicino a via Saponaro dove è stata travolta Cecilia De Astis, la pensionata uccisa dall’automobile guidata da un ragazzino di appena undici anni che viveva in quel campo nomadi. Ma quella fotografia è la stessa di quella che si può scattare nei diversi campi rom sparsi in Italia dove, spesso, vengono segnalati episodi di violenze e aggressioni.Uno degli insediamenti formali tra i più grandi di Italia, a Milano, è appunto quello del quartiere Gratosoglio: è sorto nel 1999 sotto la giunta Albertini e ospita circa 75 nuclei familiari, oltre 250 persone, un terzo delle quali minorenni. Nella capitale della moda ci sono poi altri campi formali tra i quali quelli in via Chiesa Rossa che accoglie 260 persone, in via Negrotto, che ne accoglie 103 e poi il campo di via Impastato, a Rogoredo, che ospita circa 37 persone. A Milano, dal 2011 in poi, ne sono stati chiusi diversi ed è stata disposta la bonifica di quei luoghi sempre per motivi legati alla sicurezza e alle norme igieniche.A Torino la mappa dei campi da «incubo» non è da meno: ci sono quelli formali in via dell’Aeroporto (146 residenti) e quello in via Lega che ospita circa 61 nomadi; infine quello in corso Unione Sovietica (94 rom). Poi ci sono quelli informali che sono quelli di Barriera di Milano; Regio Parco; Barca; Bertolla. Oltre a queste baraccopoli ci sono state poi diverse occupazioni abusive di case e situazioni di disordine creati proprio dagli «abusivi». A Pistoia, invece, ci sono due insediamenti formali: in via Ciliegiole Brusigliano (71 residenti) e a Pontelungo (70 residenti). Una delle situazioni più critiche è quella della Campania. Diversi sono i campi rom formali. Nello specifico, ci sono quello di Secondigliano con 300 residenti; quello di via del Riposo 123 residenti e quello di Cupa Perillo (200 residenti). Poi, risultano ad Afragola quello di Salicelle (30 residenti); a Casoria: Cantariello con 90 residenti); a Caivano 53 rom sono ospitati in via delle Cinque Vie.Oltre 150 sono invece i nomadi del campo di Giugliano. Ma quelli in cui si registrano più episodi di violenza e di illegalità sono i campi rom abusivi presenti in diverse zone di Napoli: tre in zona Gianturco, cinque in zona Barra e due in località Pianura. Altra situazione allarmante è quella delle baraccopoli a Giugliano, sempre in Campania: Circumvallazione Qualiano (50 residenti) e via Carrafiello (385 residenti). Ma a Napoli uno dei fenomeni più preoccupanti è anche la presenza dei rom nei terreni presi in affitto come abitanti dei bassi, in particolare a Forcella e al Rione Sanità. Spesso occupano anche immobili di edilizia residenziale pubblica.Secondo recenti dossier a Roma, ad esempio, i campi rom attivi sono: Salviati (430 residenti); Candoni, nel quartiere della Magliana (540 residenti); a Castel Romano, sulla via Pontina, al confine con Pomezia, (370 residenti); poi Gordiani e Salone entrambi con circa 220 residenti. Situazioni critiche si registrano nelle baraccopoli romane: San Basilio (70 residenti); Arco di Travertino (46 residenti). Sotto i riflettori della cronaca è finito più volte il campo rom di Scordovillo che si trova a Lamezia Terme, in Calabria, dove si registrano spesso episodi di violenza e criminalità. Nel campo ci sono oltre 416 nomadi. La baraccopoli di Scordovillo confina con l’ospedale «Giovanni Paolo II» da cui è separato da un terrapieno della ferrovia. Si tratta di un’area pubblica comunale. Qui, dal prossimo settembre dovrebbe partire la bonifica. Il campo di Scordovillo è stato spesso oggetto anche di polemiche e di battaglie politiche dopo numerosi episodi di cronaca che hanno messo a rischio la sicurezza dei cittadini e anche del personale sanitario in servizio all’ospedale. Per restare in Calabria, ci sono altri inserimenti rom. A Cosenza: un insediamento informale e un centro di accoglienza (circa 620 rom). Altro insediamento a Gioia Tauro con circa 60 presenze rom in via Asmara. In Puglia, il quadro è di 230 nomadi a Panareo (Lecce); 250 a Borgo Arpinova (Foggia) e 125 a Japigia a Bari.
Imagoeconomica
La Corte respinge il ricorso per la mancata rivalutazione degli assegni 4 volte sopra il minimo: non è un aggravio fiscale.
Anche la Consulta considera «ricco» chi percepisce una pensione di poco superiore a 2.000 euro lordi. Chi si aspetta a che la Corte Costituzionale ponesse fine a un meccanismo introdotto per risparmiare ma che penalizza quanti hanno versato contribuiti elevati per tutta la vostra lavorativa, è stato deluso. Con la sentenza numero 167, l’organo dello Stato ha confermato la legittimità della misura di «raffreddamento» della perequazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps (2.400 euro lordi al mese, circa 1.800 euro netti circa). In risposta al pronunciamento della Corte dei conti, (sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna) ha chiarito che il mancato adeguamento automatico all’inflazione dei trattamenti previdenziali di tale importo, ovvero il raffreddamento, come si dice in gergo, «non introduce un prelievo di natura tributaria», cioè non è una tassa. La magistratura contabile aveva sollevato il dubbio che tale meccanismo potesse violare i principi di «eguaglianza tributaria, di ragionevolezza e temporaneità, complessivamente presidiati dagli articoli 3 e 53 della Costituzione», trattandolo come una sorta di tassa nascosta.
Ansa
La saldatura tra Ppe, Ecr e Patrioti consente di rivedere le regole sulla due diligence che avrebbero affossato la nostra industria. Socialisti e Verdi, in fibrillazione per la nuova «maggioranza», attaccano il voto segreto.
La maggioranza Ursula si spacca sulla due diligence e per la prima volta si rompe il «cordone sanitario» a Bruxelles. Il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti a favore, 249 contrari e 13 astenuti il compromesso promosso dal Ppe sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende. Il testo è stato approvato con una maggioranza composta dal Ppe insieme con l’Ecr e i gruppi delle destre Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane. La maggioranza Ursula composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi si sgretola sul muro delle follie green. Quella rivista è considerata una delle leggi più controverse del von der Leyen I. Il testo nella versione originale impone alle imprese di verificare l’intera catena di fornitura per prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 14 novembre con Carlo Cambi
La Germania lancia il piano per reclutare mezzo milione di ragazzini, tra combattenti e riservisti: dal 2026, questionari obbligatori e visite militari ai diciottenni. Se scarseggeranno volontari, i coscritti verranno estratti. Per adesso, esentati donne e «non binari».
Dal divano alla trincea. Dai giovani che salvano il Paese restando sul divano durante il lockdown, ai diciottenni che devono mobilitarsi per la futura guerra contro la Russia. Nell’Europa di oggi, la storia si ribalta con disinvoltura. E così, archiviato lo spot del 2020, in cui lodava gli eroi della pandemia per essere stati «pigri come procioni», la Germania ha cambiato parola d’ordine. Prima era: «Restate a casa». Adesso è diventata: «Arruolatevi».
Il piano teutonico per rimpinguare le file dell’esercito con la coscrizione, concordato dai partiti di maggioranza e presentato ieri in conferenza stampa a Berlino, non è privo di aspetti grotteschi. A cominciare dal regime di esenzioni: il questionario che, dal 2026, il governo spedirà a chi compie la maggiore età, per determinarne l’abilità alla leva, dovrà essere obbligatoriamente compilato dai maschi, ma potrà essere ignorato dalle femmine e dai «non binari». Il confine tra l’inclusività e la gaffe è labile: il guanto di velluto arcobaleno l’avrà preteso la sinistra? Oppure la Bundeswehr non intende ingaggiare trans e individui dall’identità di genere ambigua?





