2025-08-19
Turchia e Siria, accordo di cooperazione militare tra alleanze e tensioni
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Il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan incontra il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaiban (Getty Images)
Ankara e Damasco hanno siglato un memorandum per rafforzare la collaborazione militare e di intelligence. Ma la questione curda, il ruolo regionale della Turchia e le tensioni interne con l’opposizione restano nodi irrisolti.
Ankara e Damasco hanno siglato un memorandum per rafforzare la collaborazione militare e di intelligence. Ma la questione curda, il ruolo regionale della Turchia e le tensioni interne con l’opposizione restano nodi irrisolti.Dopo mesi di trattative, la settimana scorsa Siria e Turchia hanno firmato un memorandum di intesa dopo gli incontri tra i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa e i responsabili dell'intelligence. Questo accordo nasce per coordinare le operazioni militari, pianificare l'addestramento e la cooperazione logistica e fornire consulenza a tutt’e le forze armate. Una parte significativa di questo memorandum riguarda il settore delle informazioni e della condivisione delle esperienze, ma Ankara si impegna anche a garantire l'approvvigionamento di equipaggiamento militare, sistemi di intelligence e tutto il materiale necessario.Un accordo di ampio respiro per il quale il ministero della Difesa turco non ha nascosto una grande soddisfazione. In questa cooperazione è anche prevista la presenza di istruttori militari turchi direttamente a Damasco ed anche questo è molto importante per ribadire la presenza di Ankara nel vitale paese mediorientale. La Turchia come al solito si distingue per l’estremo attivismo internazionale, soprattutto in Medio Oriente.Nella guerra civile siriana ha avuto un ruolo determinante, creando, armando ed organizzando l’Esercito Siriano Libero che ha contribuito al crollo del regime di Bashar al Assad. Hakan Fidan, responsabile della politica estera turca ed ex capo dei servizi segreti di Ankara, si è impegnato in prima persona per garantire l’integrità territoriale della Siria come ha ribadito in diversi incontri con il leader di Damasco al Shara. I capi dei rispettivi servizi di intelligence stanno già lavorando insieme da diversi mesi, ma resta il tema curdo. Le Forze Democratiche Siriane (SDF), milizie curde sostenute dagli Stati Uniti, restano una potenza temibile sul territorio ed i turchi li combattono da anni considerandoli un’entità terroristica.A marzo è stato firmato un accordo per cui questi miliziani dovrebbero essere integrati nell’esercito nazionale siriano, ma ad oggi restano attivi nella Siria nord-orientale e controllano intere province. Erdogan considera questo gruppo combattente un pericolo per il suo paese, e nemmeno la probabile resa dei combattenti del PKK sembra coinvolgere le azioni di questi miliziani siriani. Il ministro della Difesa turco ha pubblicamente dichiarato di riservarsi il diritto di lanciare un'offensiva se necessario sul territorio siriano per colpire il pericolo portato da questo gruppo terroristico. Il governo turco ha anche dichiarato che gli scontri tra i terroristi delle SDF e le forze governative siriane all'inizio di agosto, accompagnati da una conferenza tenuta dai curdi per chiedere una revisione della dichiarazione costituzionale della Siria, sono un’autentica minaccia all'integrità territoriale del paese mediorientale. Ankara sta aumentando le pressioni per convincere il governo di Damasco ad attaccare i curdi, accusandoli di non aver rispettato nessuna delle clausole dell’accordo di marzo e che mirano alla secessione delle regioni settentrionali per distruggere il tessuto nazionale della Siria. La Turchia mantiene nello stato vicino alcune divisioni di fanteria che controllano una larga fascia sul confine e si è detta pronta ad affiancare l’esercito siriano contro questi miliziani. Il sultano continua a giocare un ruolo da protagonista su tanti tavoli internazionali e soprattutto in Medio Oriente dove Ankara vuole diventare la potenza regionale di riferimento, ma adesso deve stare attenta alla crescita esponenziale di Israele.Sul fronte interno intanto continuano gli arresti dei membri dell’opposizione come Inan Guney sindaco di Beyoglu, importante sobborgo di Istanbul, fermato insieme a 40 funzionari con l’accusa di corruzione. Guney appartiene al Partito Popolare Repubblicano (CHP), il più grande partito di opposizione, che quest'anno ha dovuto affrontare un'ondata di arresti senza precedenti, a cominciare dal sindaco della grande città distesa tra Europa e Asia Ekrem İmamoğlu. Da ottobre sono stati oltre 500 gli arresti fra funzionari e membri dell’opposizione, un’operazione definita da Recep Tayyip Erdogan nata con l’obiettivo di distruggere «una rete corrotta che è come una 'piovra con ali che si estendono in ogni parte della Turchia».
(Ansa)
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