2018-12-22
Haftar alza il tiro per far fuori (dalla Libia) Erdogan e Fratelli musulmani
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In attesa dell'arrivo del nuovo ambasciatore italiano, Giuseppe Maria Buccino Grimaldi (per lui, che sostituisce Giuseppe Perrone destinato in Iran, si tratta di un ritorno, essendo già stato a capo della missione tra il 2011 e il 2015), la Libia ribolle nonostante gli sforzi dell'inviato Onu Ghassan Salamé in vista del voto in primavera. Fayez Al Serraj, il presidente del governo di Tripoli, fatica a tenere a badare le proteste violente nel Sud del Paese, in particolare nel Fezzan. Il suo rivale Khalifa Haftar, il generale che guida la Cirenaica, ha deciso di rivolgersi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per chiedere l'apertura «immediata» di un'inchiesta sul sequestro di un carico di armi e munizioni diretto in Libia e proveniente dalla Turchia. E domani Giuseppe Conte vola a Tripoli.Le autorità legate all'Esercito nazionale libico hanno sequestrato martedì una nave da 40 piedi carica di armi (pistole, fucili e anche silenziatori) e munizioni (4,2 milioni di proiettili) appena attraccata al porto di Khoms, fra Tripoli e Misurata. Gli uomini di Haftar puntano il dito contro la Turchia di Recep Tayyip Erdogan: «Cerca di destabilizzare la Libia sostenendo il terrorismo», accusano, sottolineando gli sforzi delle forze della Cirenaica contro il jihadismo grazie anche alla cooperazione con l'Egitto di Abdel Fattah Al Sisi. Attraverso «i suoi agenti sul territorio libico», inoltre, Ankara (il cui ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, è da poco passato per Tripoli) starebbe «prolungando la crisi in corso» nel Paese nordafricano, sostiene Bengasi. Tra le cose che uniscono Haftar e Sisi c'è la ferma condanna della Fratellanza musulmana che ha nella Turchia, oltre che nel Qatar, il principale sponsor. Basti pensare che l'arrivo e il comportamento da star di Haftar alla Conferenza per la Libia di Palermo a metà novembre hanno provocato le ire di Fuat Oktay, il vice di Erdogan, che aveva lasciato il summit anzitempo. L'esponente del partito Giustizia e costruzione, braccio politico dei Fratelli musulmani in Libia, Abdul Razag Al Aradi, poche ore dopo la chiusura dei lavori in Sicilia aveva accusato l'Italia di «svuotare di contenuti della Conferenza di Palermo». Due le ragioni dietro le parole di Al Aradi: il troppo spazio concesso ad Haftar e l'esclusione di alcune milizie vicine alla Fratellanza. E pochi giorni dopo la Conferenza, la Settima brigata, con il supporto della brigata di Salah Badi, un deputato di Misurata diventato capo milizia e considerato vicinissimo a Erdogan, ha tentato di prendere il controllo dell'aeroporto di Tripoli. Si trattò di un'avanzata che raccontava la rabbia di Ankara dopo il summit di Palermo, conclusasi con un cessate il fuoco raggiunto anche con la mediazione dell'Onu. Le operazioni turche in Libia non sono cosa nuova. Nel gennaio 2013 le autorità greche trovarono a bordo di una nave diretta nel Paese nordafricano armi turche. Nel dicembre dello stesso anno l'Egitto bloccò quattro container con lo stesso contenuto e la stessa destinazione. Nell'agosto 2014 Haftar ordinò l'attacco contro un'imbarcazione carica di armi e diretta al porto di Derna proveniente sempre dalla Turchia. Nel gennaio 2015 emersero gli sforzi di Turchia e Qatar per armare il gruppo islamista Alba libica attraverso il Sudan, in violazione all'embargo Onu imposto dall'Onu dal 2011. Nel gennaio 2017 Mohammed Al Zahawi, leader del gruppo Ansar Al Sharia vicino ad Al Qaeda, morì in un ospedale turco dopo essere stato curato per le ferite riportate dopo le battaglie a Bengasi.La presenza e gli interessi della Fratellanza musulmana sono in cima alle priorità del nuovo ambasciatore italiano, Giuseppe Maria Buccino Grimaldi, la cui nomina (un blitz dei ministri Elisabetta Trenta della Difesa ed Enzo Moavero Milanesi degli Esteri contro il collega dell'Interno Matteo Salvini, impegnato in quelle ore in Israele) ha irritato Haftar, che lo reputa troppo morbido nei confronti proprio dell'organizzazione islamista. Inoltre dopo la telefonata Trump-Sarraj di due giorni fa, domani Conte sarà a Tripoli per incontrare Serraj. Il tutto mentre Enav rafforza la sua presenza in Libia. La società, controllata dal Tesoro e fornitrice in esclusiva i servizi alla navigazione aerea civile nello spazio aereo italiano, ha infatti stipulato un contratto con la Libyan civil aviation authority per l'ammodernamento degli equipaggiamenti della torre di controllo dell'aeroporto internazionale di Tripoli. Il contratto da 2 milioni di euro prevede la fornitura e l'installazione di tre nuove postazioni operative per i controllori del traffico aereo, l'integrazione e messa in esercizio dei sistemi per le comunicazioni, nonché delle infrastrutture per le reti dati e wireless. Inoltre, è prevista un'opzione di 900.000 euro per la fornitura e l'installazione della componentistica meteo. «Per Enav operare in Libia ha un'importanza strategica», ha dichiarato l'amministratore delegato Roberta Neri. «La zona Sud del nostro spazio aereo infatti confina con quello libico che attualmente è soggetto a forti limitazioni ai voli commerciali. A marzo sarà completata la nuova torre di controllo di Mitiga, entro la fine del prossimo anno entrambi gli aeroporti di Tripoli saranno pienamente operativi grazie anche al nostro supporto». Non c'è soltanto quindi l'aspetto geopolitico da tenere d'occhio quando si parla del ruolo della Fratellanza musulmana in Libia ma anche la difesa degli investimenti italiani nel Paese nordafricano in aree a rischio proprio per la presenza di milizie fedeli all'organizzazione islamista e a Erdogan. media3.giphy.com