2021-05-02
«Ankara ha fornito droni armati agli azeri contro gli Armeni aggirando le regole»
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Nonostante il cessate il fuoco voluto dalla Russia nei mesi scorsi, restano alte le tensioni tra Armenia e Azerbaijan dopo la guerra di 44 giorni che gli azeri hanno scatenato contro il popolo dell'Artsakh alla fine dello scorso anno. Un aspetto che non è mai stato abbastanza chiarito è il ruolo che ha avuto la Turchia nella guerra contro gli armeni, con la decisione da parte di Ankara di utilizzare terroristi jihadisti reclutati in Siria e in Libia durante il conflitto. Anahit Harutyunyan, ambasciatore armeno in Canada spiega: «Questa complessa storia può servire da esempio per altri Paesi e in particolare per gli Stati membri della Nato di come le autorità turche possano abusare delle piattaforme dell'alleanza atlantica per i propri interessi, sfidare le politiche della Nato e destabilizzare intere regioni».Durante la guerra in Nagorno-Karabakh c'è stato un uso indiscriminato di Uav turchi, in particolare Tb2 (Bayraktar), droni da guerra che possono essere letali non solo per chi combatte ma anche per la popolazione civile. Prodotti dallo sviluppatore della piattaforma Uav Baykar - di proprietà del genero del presidente turco Selcuk Bayraktar - questi droni si appoggiano componenti tecnologiche importate da stati membri della Nato, come Regno Unito, Canada, Francia e Stati Uniti, così come l'Austria. In precedenza, questi droni erano stati utilizzati durante le guerre in Iraq, Siria e Libia, nonché contro i ribelli curdi in Turchia. Secondo fonti diplomatiche armene, sembra che queste tecnologie «siano molto probabilmente state esportate dalla Turchia in Libia, in violazione dell'embargo sulle armi delle Nazioni Unite». Nel giugno 2020, il ministro della Difesa dell'Azerbaigian, Zakir Hasanov, ha annunciato che gli azeri avevano preso la decisione di acquistare i droni da combattimento Bayraktar dalla Turchia. Tre mesi dopo l'acquisto dei droni da combattimento, il 27 settembre 2020, l'Azerbaigian ha deciso di scatenare una guerra contro l'Artsakh (Nagorno-Karabakh) e ha impegnato i droni da combattimento Bayraktar, che sarebbero stati coordinati da militari turchi. Va ricordato che primo divieto di esportazione di armi che il Canada ha imposto alla Turchia è stato nell'ottobre 2019. Fu la risposta all'incursione dell'esercito turco nella Siria settentrionale. Insieme a molti dei suoi alleati della Nato, il Canada interruppe la fornitura di armi ai turchi a causa delle violazioni del diritto internazionale umanitario.Ma all'epoca, invece di dare ascolto alla posizione dei suoi alleati che denunciavano queste violazioni, la Turchia decise di ignorare le restrizioni. Al contempo il governo turco ha accusato il Canada di aver rotto l'alleanza atlantica e di applicare doppi standard. Il secondo passo è stato quello di assicurare alle autorità canadesi che le tecnologie Wescam - fondamentali per la produzione dei droni Bayraktar Tb2. - non sarebbero state utilizzate in contesti di guerra. Il Canada rimase soddisfatto da queste assicurazioni. E all'epoca fece alcune eccezioni per l'esportazione dei sistemi Wescam. «Non sarebbe dovuto accadere in primo luogo poiché c'erano già numerosi rapporti sulla violazione da parte della Turchia delle disposizioni del Trattato sul commercio di armi (Att). Ma anche delle risoluzioni delle Nazioni Unite o diritto internazionale umanitario dopo l'utilizzo di droni in Siria e Libia. Questa volta, la pacifica popolazione armena ha pagato un pesante tributo per questa decisione del governo canadese» spiega Anahit Harutyunyan, ambasciatore armeno in CanadaSolo quando sono iniziate ad emergere le prove che le tecnologie canadesi erano state utilizzate durante l'aggressione azero-turca contro l'Artsakh, il ministro degli Esteri canadese François-Philippe Champagne ha deciso di interrompere tutti i permessi di esportazione in Turchia per Wescam. «Già durante la guerra, la questione del trasferimento di Uav Bayraktar in Azerbaigian da parte della Turchia in violazione delle normative per gli utilizzatori finali, è stata sollevata dinanzi ai governi degli stati interessati e come di fronte alle industrie coinvolte. La sospensione di tutti i permessi di esportazione in Turchia da parte delle autorità canadesi - (inclusi i motori a combustione interna Rotax 912 prodotti dalla società austriaca Rotax-BRP una sussidiaria della canadese BRP) - ha contribuito comunque a portare avanti la questione in Austria» ricorda invece l'ambasciatore armeno in Austria Armen PapikyanQuindi, già in ottobre del 2020 le autorità austriache sono state informate dei fatti dell'uso di tecnologie e pezzi di ricambio di fabbricazione austriaca per scopi militari con l'obiettivo di colpire la popolazione civile dell'Artsakh (Nagorno-Karabakh). In particolare, è stato comunicato che gli Uav turchi Bayraktar, che sono stati acquistati e trasferiti in Azerbaijan alla vigilia della guerra erano equipaggiati con Rotax-912 Internal, motori a combustione austriaci. Il governo austriaco è stato sollecitato a rivedere le proprie normative nazionali per impedire ulteriori trasferimenti di queste apparecchiature e di altre tecnologie dual use in Turchia e Azerbaigian, anche attraverso paesi terzi. L'Armenia ha inoltre chiesto di sospendere l'esportazione dell'attrezzatura durante il periodo di revisione delle normative nazionali in vigore.Ulteriori consultazioni con le autorità austriache competenti (e i vertici di Rotax), hanno rivelato che l'acquisto dell'attrezzatura destinata esclusivamente a scopo civile è stato effettuato tramite la Sorlini Luciano Spa. che in seguito, su richiesta di Rotax, ha sospeso la consegna di questi motori in «paesi dove non ci sarebbe stato un utilizzo» chiaro.Allo stesso tempo un'indagine condotta da Global Affairs Canada con il Dipartimento della Difesa Nazionale ha trovato prove credibili che la tecnologia canadese esportata in Turchia fosse utilizzata nel Nagorno-Karabakh. Il 12 aprile 2021 il ministro degli Esteri del Canada, l'onorevole Marc Garneau ha annunciato la decisione del governo di annullare i permessi che sono stati sospesi dall'ottobre 2020, affermando che 1questo uso non era coerente con la politica estera canadese, né le garanzie sull'uso finale dato dalla Turchia».Tuttavia, va notato che tali misure non possono essere considerate definitive. In questi casi, gli autori sono sempre alla ricerca di scappatoie che consentano loro di ripristinare il commercio di queste apparecchiature. Pertanto, sono necessarie misure risolute, anche da parte dei legislatori, per escludere coloro che violano il diritto internazionale«Quest'ultimo tragico episodio dimostra chiaramente che non ci si può fidare della Turchia per onorare i propri impegni» continua Harutyunyan. «La conseguenza è nota, ha portato a un'altra violazione delle disposizioni dell'ATT, delle condizioni di autorizzazione all'esportazione con conseguenti gravi violazioni dei diritti umani e crimini di guerra da parte dell'alleato turco, l'Azerbaigian. Le richieste di esportazione di tecnologia militare in Turchia o Azerbaigian non possono più essere sottovalutate: mettono a rischio la pace e le violazioni del diritto internazionale».E soprattutto, spiega Harutyunyan. «Questa complessa storia può servire da esempio per altri paesi e in particolare per gli stati membri della Nato di come le autorità turche possano abusare delle piattaforme dell'alleanza atlantica per i propri interessi, sfidare le politiche della Nato e destabilizzare intere regioni confinanti con la Turchia. Riteniamo che i legislatori possano svolgere un ruolo essenziale nella supervisione delle operazioni di commercio di armi, creando controlli ed equilibri necessari per impedire che le armi finiscano nelle mani di stati belligeranti».
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