2023-07-10
Tullio Ferrante: «Così Fascina lavora per il bene di Fi»
Tullio Ferrante (Imagoeconomica)
Parla il sottosegretario, che è il forzista più vicino alla compagna del Cav: «Marta è addolorata, ma si tiene aggiornata sull’agenda politica. Può svolgere ogni ruolo. Intanto Tajani traghetterà il partito al congresso».Onorevole Tullio Ferrante, deputato di Forza Italia, sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture, è passato quasi un mese dalla scomparsa di Silvio Berlusconi. Le sue emozioni durante queste settimane?«Sono settimane di grande tristezza e disorientamento. Ho ed abbiamo perso un padre, una guida, una bussola, uno scudo. Non è facile accettare questa mancanza per chi è politicamente cresciuto con lui, ma bisogna guardare avanti per evitare di disperdere un patrimonio politico inestimabile che, con il suo ineguagliabile genio e non senza immensi sacrifici, ha lasciato».Lei è l’esponente forzista più vicino in assoluto a Marta Fascina. Quando la rivedremo in pubblico?«Marta sta attraversando un periodo di grande dolore e sofferenza per la scomparsa dell’uomo che ha amato e che ama. Tuttavia continua ad essere aggiornata sui dossier dell’agenda politica e a lavorare per il bene del Paese e del partito». Si è parlato spesso di ruoli nel partito per la compagna di vita del presidente: crede che il discorso sia aperto? Che ruolo avrà nel partito la famiglia Berlusconi?«Colei che ha amato e tenuto per mano il presidente fino all’ultimo istante della sua vita, sceglierà liberamente il tipo di impegno e il ruolo da assumere. È una deputata alla seconda legislatura, ha passione, capacità e titoli per assolvere a qualsiasi compito. Sulla famiglia Berlusconi non mi addentro in scelte che attengono alla esclusiva volontà dei suoi componenti».Intanto la guida del partito è nelle mani di Antonio Tajani. La persona giusta al posto giusto?«Antonio Tajani è la figura attorno alla quale il partito, pur in un momento di grande spaesamento, ha trovato coesione ed unità. È l’unico che per standing internazionale, cursus honorum, capacità politiche, autorevolezza può traghettare il partito sino al congresso. Ho piena fiducia in lui e nel suo operato». Il dibattito politico italiano si infiamma spesso sul tema dei diritti civili: la sua posizione sull’argomento?«Forza Italia è un partito autenticamente liberale che sui diritti civili ha sempre lasciato ai suoi parlamentari la libertà di valutare ed esprimersi secondo coscienza. Non vedo, in tema di diritti e nonostante le strumentalizzazioni delle sinistre, passi indietro dell’Italia sotto un profilo normativo ma il mio auspicio è che la politica, a prescindere dagli schieramenti, abbia sempre la sensibilità di sintonizzarsi con le evoluzioni della società tutelando situazioni affettive e di filiazione che esistono e che non si possono ignorare. Il bene e l’interesse dei minori deve guidarci in ogni scelta».Per quel che riguarda il Mes, come crede debba comportarsi il governo?«Il Mes è stato concepito in un diverso momento storico, è uno strumento datato ed inadatto a rispondere alle esigenze che sono radicalmente cambiate rispetto al 2012. Peraltro il suo meccanismo non prevede sistemi di controllo democratico da parte del Parlamento europeo e della Commissione europea. Bene ha fatto la maggioranza di governo a rinviare ogni decisione sulla ratifica, collegandola, in una logica di pacchetto, alla discussione sul patto di stabilità ed unione bancaria. Questa posizione, peraltro, ci offre più peso e margine negoziale».In passato Forza Italia era più incline alla ratifica, è cambiato qualcosa?«Non accettiamo le strumentalizzazioni delle opposizioni su questo. La critica di Fi al funzionamento del Mes, come dicevo, è una critica europeista, perché parte dal presupposto che occorrerebbe più Europa, non meno, nella gestione di questo strumento. Ma non si può non osservare che nel frattempo è cambiato il mondo, tra Covid, guerra, crisi delle materie prime ed energetiche, inflazione. Dunque serve uno strumento più aggiornato, democratico e confacente ad uno scenario completamente mutato».Emergenza immigrazione: l’Europa non trova una intesa, Polonia e Ungheria si oppongono ai ricollocamenti. Potremmo definirlo un atteggiamento sovranista: lei comprende le ragioni di Varsavia e Budapest o pensa che dovrebbero essere meno rigide?«Sono d’accordo in toto col premier Meloni quando dice che non bisogna biasimare mai chi difende gli interessi dei propri popoli, come stanno facendo Polonia ed Ungheria rispetto al tema delle migrazioni secondarie. Sui movimenti primari ricordo invece che questi due Paesi hanno accolto ed accolgono milioni di profughi ucraini. Detto questo ritengo che sia comunque doveroso ed imprescindibile un sistema solidaristico di ricollocazione obbligatoria, perché o l’Europa è una casa comune, dove si condividono oneri ed onori e si aiuta chi come l’Italia è il confine esterno del continente, o non è. Ed allora verrebbe meno lo spirito dei padri costituenti. Ma il governo su questo sta facendo un lavoro eccellente cambiando il paradigma degli ultimi decenni».Il governo italiano punta molto sulle partnership con i Paesi di partenza, a partire dalla Tunisia. Una scelta giusta?«Nelle conclusioni del Consiglio europeo è stato esaltato il modello di partenariato con la Tunisia, fondato sul concetto di una cooperazione paritaria e non predatoria con i Paesi africani, e per il quale si è molto speso il nostro premier. La sfida di questo governo non sta tanto nel gestire il fenomeno migratorio una volta che è emerso, ma creare i presupposti economici e sociali, direttamente in Africa, perché gli immigrati non siano più costretti a rischiare la vita con una traversa disperata nel Mediterraneo alla ricerca di un futuro migliore. È la filosofia alla base del Piano Mattei indicato dal premier tra gli obiettivi strategici di questo governo».La sua città, Napoli, sembra vivere un nuovo rinascimento, è meta di milioni di turisti: di cosa ha bisogno il Meridione per continuare a crescere?«Potrei dire che ha bisogno di infrastrutture efficienti e trasporti veloci e sicuri che mancano. Penso al dramma ormai atavico della Circumvesuviana. Ma non basterebbe. Ciò che è carente è soprattutto la speranza dei nostri giovani. Bisogna lavorare per far sì che i nostri ragazzi del Sud riprendano a credere che, oltre all’espatrio e all’illegalità, qui c’è un futuro onesto e produttivo per loro. Che c’è la possibilità di restare e servire quella terra dove hanno affetti e radici. È un obiettivo morale che qualsiasi politico meridionale dovrebbe porsi nel proprio impegno al servizio della comunità».Lei è sottosegretario ai Trasporti e alle Infrastrutture: cosa ne pensa del ponte sullo Stretto di Messina?«Il ponte sullo Stretto non sarà, come lo descrivono strumentalmente le opposizioni, una cattedrale nel deserto. Si tratta di una grande opera, pensata e progettata durante i governi guidati da Silvio Berlusconi, bloccata per anni dai veti ideologici della sinistra, e che consentirà di unire la Sicilia all’Italia e all’Europa, inserendola nell’ambito delle principali reti transeuropee. Il ponte farà del nostro Sud il più grande hub logistico del Medirerraneo e determinerà un enorme impatto in termini occupazionali, d’immagine e turistici. Attrarrà investimenti e metterà in moto una generale riqualificazione del sistema trasportistico siciliano e calabrese connesso al ponte. E a chi dice che le esigenze infrastrutturali sono altre, rispondo che la politica del “benaltrismo” ha generato negli anni fin troppo immobilismo e palude in questo Paese». Quali progetti del Pnrr reputa più difficili da portare a termine, se ce ne sono?«Entro il 31 agosto 2023, come da piano, il governo proporrà le modiche puntuali al Pnrr per non perdere i fondi riservati al nostro Paese. Stiamo lavorando per accantonare i progetti irrealizzabili, individuare quelli immediatamente cantierabili onde rispettare gli obiettivi prefissati. Il Pnrr è una straordinaria opportunità di crescita e di modernizzazione dell’Italia. Il lavoro che il ministro Fitto sta conducendo è certosino e consentirà di non disperdere neanche un euro, con buona pace delle opposizioni che giocano sullo sfascio dell’Italia per un briciolo di consensi in più. Su questo tema tutti i livelli istituzionali dovrebbero unirsi e non polemizzare, nell’interesse non del governo ma dell’Italia».Quali progetti sta seguendo più da vicino, e a che punto sono?«In questi otto mesi di governo, dopo aver preso dimestichezza con la complessa macchina amministrativa del Mit e studiato i dossier relativi alle mie deleghe, tra cui le grandi opere commissariate, ho pensato che occorresse lanciare un messaggio di novità. E quindi ho lanciato l’iniziativa “Mit Incontra”, con la quale ho avviato un tour per le province del Sud Italia finalizzato ad incontri con sindaci ed amministratori locali di ogni schieramento politico. Momenti di confronto, di comprensione dei problemi infrastrutturali e logistici e di ricerca e condivisione di soluzioni. Una iniziativa che ha portato ad un cambio radicale di paradigma: non è più il sindaco che si reca a Roma con lunghi cahiers de doléances, ma è il governo, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti, in persona del suo sottosegretario, che va dai sindaci e ne recepisce le istanze. Il ruolo istituzionale di governo, per come lo vivo io, è fatto anzitutto di ascolto nei riguardi di chi rappresenta la prima linea nel rapporto diretto con i cittadini».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.