2024-03-02
Truppe Nato sono già in Ucraina. Vogliono trascinarci in guerra
Dal capo dell’Alleanza atlantica al segretario alla Difesa americana, tutti fremono per iniziare l’offensiva diretta contro lo zar. Una prospettiva disastrosa che ricadrebbe in gran parte sulle spalle dell’Europa.Ci vogliono far fare la guerra a tutti i costi. Più si raffredda il sostegno dell’opinione pubblica a favore dell’Ucraina e più si riscaldano gli allarmi di quanti intravedono, nella sconfitta di Kiev, un pericolo per la stessa Europa. Dal segretario della Nato Jens Stoltenberg al segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, tutti da giorni ripetono a rullo che se vincesse Putin, dopo la fragile democrazia ucraina toccherebbe ai Paesi baltici e successivamente alla Polonia e, forse, all’intera Unione. Ci mancava che Donald Trump ci mettesse del suo, dicendo che qualora riconquistasse la Casa Bianca lui non muoverebbe un dito se un Paese europeo finisse sotto i missili russi. Risultato, da giorni non si discute d’altro che della possibile aggressione di Mosca nei confronti di qualche appartenente all’Alleanza atlantica. Ad agitare le acque ha perfino contribuito quel semolino di Emmanuel Macron, il quale come un Rambo qualsiasi ha parlato di dislocare in Ucraina delle truppe Nato, non si sa se come deterrente nei confronti di una possibile estensione del conflitto o per contribuire fattivamente alla difesa dei territori sotto attacco. L’uscita del presidente francese è stata spernacchiata da chiunque, ma tuttavia la questione di un intervento militare che non si limiti all’invio di armi in Ucraina ormai è sul tavolo. Anzi, è un po’ più che sul tavolo, in quanto non se ne discute nelle segrete stanze, ma apertamente sui giornali. Dunque, senza saperlo e soprattutto senza che il Parlamento (nostro, ma anche quello di altri Paesi) abbia dato via libera, stiamo per entrare in guerra? È questa la domanda che ci si dovrebbe rivolgere invece di discutere di manganelli e mattarelli: siamo a un passo dal partecipare ad un conflitto?Innanzitutto, è necessaria una premessa. Noi in guerra già ci siamo perché, anche se pudicamente evitiamo di dirlo, da due anni contribuiamo a rifornire di armi l’esercito ucraino. Senza i nostri carri armati, i nostri missili, ma soprattutto i nostri soldi, il conflitto sarebbe finito da un pezzo. Dunque, per quanto nessun Paese europeo e occidentale abbia sparato un colpo, è come se contro la Russia avessimo svuotato il caricatore. Del resto, Putin - che, ribadiamo, allo scopo di evitare di finire nella lista nera di Zelensky, è un criminale, un assassino e un pericolo pubblico - ce l’ha con noi e ci considera suoi nemici proprio per questo, perché di fronte all’invasione dell’Ucraina non siamo rimasti con le mani in mano. Però, oltre a rifornire l’arsenale dell’esercito di Kiev, noi, intesi come occidentali, abbiamo fatto di più, nel senso che i consiglieri militari (della Nato o dell’America ha poca importanza) indirizzano da due anni i colpi, suggerendo ai soldati ucraini dove e quando attaccare. Ovviamente, questa parte è segreta e ufficialmente non risulta, ma chi è addentro alle cose sa che la realtà è questa. Chiarito che l’equidistanza dal conflitto non c’è, ma siamo pienamente coinvolti, ciò che si chiede in questi giorni è qualche cosa di più. Da Stoltenberg a Austin non vogliono soltanto che si continui a staccare un robusto assegno a favore di Kiev per sostenerne la resistenza. No, i discorsi dei signori della guerra sono chiari: oltre a pagare il conto del conflitto bisogna armarsi fino ai denti e prepararsi a combattere, perché con quel pazzo di Putin non si sa mai che cosa può accadere. In principio ho pensato che i toni accesi dell’allarme fossero propedeutici a riscaldare gli animi, allo scopo di convincere anche l’opinione pubblica più tiepida che si deve continuare a spedire munizioni e miliardi a Kiev. Ma forse la spiegazione è troppo semplice e davvero a Bruxelles o a Washington (ma anche a Parigi) c’è qualcuno che punta le sue fiches su un’estensione del conflitto. Nonostante la sconfitta della controffensiva, sebbene le truppe di Zelensky siano sempre più stanche e più esigue, a Ovest c’è chi scommette più sulla guerra che sulla pace. Un conflitto che -manco a dirlo - sarebbe in gran parte sulle spalle dell’Europa, sia per questioni logistiche, sia per ragioni economiche. Dopo due anni di sanzioni, che sono costate più alla Ue che alla Russia (il Pil di Mosca nel 2024 è atteso sopra il 2,6 per cento, mentre l’indice manifatturiero quest’anno sarà il migliore dal 2017), l’Europa sembra avviarsi senza riflettere verso una situazione di non ritorno. Il sonnambulismo colpì il Vecchio continente nel 1914, con lo scoppio della Prima guerra mondiale. Adesso il disturbo sembra ripetersi.
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Donald Trump (Getty Images)