2020-06-07
Trump ritira parte delle truppe dalla Germania, schiaffo alla Merkel
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È uno schiaffo sonoro quello che Donald Trump si prepara a infliggere ad Angela Merkel. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il presidente americano ritirerà 9.500 soldati dalla Germania entro settembre: si tratta di oltre un quarto delle truppe statunitensi presenti oggi nel Paese. Nel dettaglio, i militari passerebbero dagli attuali 34.500 a 25.000.
È uno schiaffo sonoro quello che Donald Trump si prepara a infliggere ad Angela Merkel. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il presidente americano ritirerà 9.500 soldati dalla Germania entro settembre: si tratta di oltre un quarto delle truppe statunitensi presenti oggi nel Paese. Nel dettaglio, i militari passerebbero dagli attuali 34.500 a 25.000. Stando a Reuters, una parte delle truppe richiamate sarà trasferita altrove, mentre un’altra farà probabilmente ritorno negli Stati Uniti. Secondo quanto riportato da Bloomberg News, il governo tedesco non sarebbe stato ancora ufficialmente informato della mossa americana, ma ne sarebbe venuto a conoscenza tramite i media. Se la stessa cancelliera pare sia stata colta di sorpresa, il ministero degli Esteri tedesco ha per ora rifiutato di commentare. Tutto questo, mentre sono emersi nelle scorse ore forti malumori nella Cdu. “I piani mostrano ancora una volta che l'amministrazione Trump sta trascurando un compito di leadership elementare: il coinvolgimento dei partner dell'alleanza nei processi decisionali”, ha affermato il portavoce del partito, Johann Wadephul. Come sottolineato dalla Bbc, la Germania ospita al momento il maggior numero di forze militari statunitensi nel continente europeo, seguita da Italia, Regno Unito e Spagna. Le cose sembrano tuttavia adesso destinate a cambiare.Ricordiamo innanzitutto che Trump abbia in passato assai spesso polemizzato con Berlino, accusandola di contribuire economicamente troppo poco alle spese dell’Alleanza atlantica. Ciononostante la mossa del presidente americano viene ad inserirsi in un quadro geopolitico molto più complesso. In primo luogo, non si può trascurare come la tensione tra Stati Uniti e Germania sia ultimamente ripresa soprattutto a causa della questione del G7. Alcuni giorni fa, Trump aveva proposto non solo di riammettere la Russia nel consesso, ma si era spinto anche ad avanzare l’ipotesi di creare un G11, che includesse Corea del Sud, Australia e India. Un’idea che molti avevano giudicato in chiave prettamente anticinese, visto che – effettivamente – Seul, Canberra e Nuova Delhi si trovano al momento ai ferri corti con Pechino. Le proposte del G11 e del reintegro della Russia non sono tuttavia state granché apprezzate dalla Merkel che, spalleggiata dalla Commissione europea, si è mostrata contraria alla linea americana. Non soltanto infatti Berlino non ha alcuna intenzione – per motivi soprattutto economici – di assecondare Washington nello scontro con la Repubblica Popolare. Ma, più in generale, la cancelliera teme di vedere ridotta la propria influenza in seno al G7.Ecco che dunque, ritirando quei soldati, Trump mira a infliggere un duro colpo a Berlino innanzitutto sul piano politico-militare. E non sarà un caso che, nelle scorse ore, il presidente sia tornato ad alzare la tensione anche sul versante commerciale, minacciando dazi sulle auto europee. In secondo luogo, non è improbabile che, con questo parziale ritiro, la Casa Bianca voglia rilanciare indirettamente la distensione con Mosca. Certo: la questione al momento non è chiarissima, anche perché ieri la Polonia ha chiesto che una parte di quei soldati americani venga accolta sul proprio territorio. Un’eventualità, quest’ultima, che, qualora si verificasse, certo non farebbe troppo piacere al Cremlino. Ciò detto, non sarà un caso che i principali critici della mossa di Trump (da Andrew Weiss del Carnegie Endowment for International Peace allo stesso Wadephul) abbiano polemicamente parlato di un “regalo” alla Russia. E lo stesso New York Times si è d’altronde sostanzialmente collocato su questa linea ieri. Il presidente americano, dal canto suo, considera Pechino (e non Mosca) il vero rivale degli Stati Uniti. E il suo obiettivo resta, ancora oggi, quello di sganciare Vladimir Putin dall’orbita cinese.Infine, oltre ai dossier di Germania e Russia, è possibile che la Casa Bianca stia cercando di avviare una strategia volta al contenimento dei costi militari che gli Stati Uniti debbono sobbarcarsi nel Vecchio Continente. Si tratta del resto di un vecchio pallino di Trump, che può avere un senso rispolverare adesso che il presidente si trova in campagna elettorale. Resterà da capire se l’inquilino della Casa Bianca riuscirà a far digerire questa linea all’establishment della Difesa americana. Un establishment che ha sempre guardato con orrore a ogni possibile distensione nei confronti di Mosca. Senza infine dimenticare i recentissimi attriti che Trump ha avuto con il Pentagono sul caso di George Floyd: attriti che evidenziano potenti tensioni sotterranee nell’attuale amministrazione statunitense.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)