2025-02-25
Trump: «Qualche settimana e il conflitto può terminare. Putin dirà sì alle truppe Ue»
Emmanuel Macron e Donald Trump (Ansa)
Il presidente americano schiaccia l’acceleratore sulla pace: «Vedrò sia Zelensky, sia il leader russo». Bruxelles dà altri miliardi a Kiev ma resta col cerino in mano.Nel giorno in cui a Kiev si è celebrato il terzo anno dall’invasione russa, tre anni definiti da Volodymyr Zelensky «di resistenza ed eroismo assoluto degli ucraini», l’Europa prova a far sentire la propria voce, insistendo tuttavia sulla strada delle armi e delle sanzioni. E lo fa con un mantra ben preciso: «Raggiungere la pace attraverso la forza».Ieri il presidente ucraino ha ricevuto 13 leader occidentali e 21 commissari Ue. Tra questi, oltre al presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, anche il premier spagnolo Pedro Sánchez e quello canadese Justin Trudeau. Un vertice dal quale è emersa la chiara volontà di continuare a spingere forte il piede sull’acceleratore per quanto riguarda non solo il sostegno economico e militare a Kiev, ma anche il rapido ingresso dell’Ucraina nell’Unione entro il 2030: «L’Europa è qui per rafforzare l’Ucraina in questo momento critico. Posso annunciare che un nuovo pagamento di 3,5 miliardi di euro arriverà già a marzo», ha affermato la Von der Leyen. «Presenterò un piano completo su come aumentare la nostra produzione di armi e le nostre capacità di difesa in Europa. Una pace giusta e duratura si ottiene solo con la forza. Aumenteremo le sanzioni punitive contro la Russia, anche se dimostrerà una reale volontà di trovare un accordo per una pace duratura». Dichiarazioni non proprio distensive che, unite al 16° pacchetto di sanzioni appena approvato da Bruxelles e a quello record varato ieri dal Regno Unito che andrà a colpire 107 tra entità e individui sia in Russia che in altri Paesi, hanno provocato l’immediata reazione del Cremlino, con il portavoce Dmitry Peskov che ha accusato: «Gli europei continuano sulla strada delle sanzioni, sulla strada della convinzione della necessità di continuare la guerra che contrasta completamente con la mentalità di trovare un accordo sull’Ucraina, cosa che stiamo facendo ora con gli americani». Peskov ha inoltre spiegato come al momento non esista «nessuna condizione per riprendere il dialogo con l’Europa». Un dialogo che obiettivamente mai c’è stato e mai ci sarà, anche perché l’Europa pare non avere ancora abbandonato l’illusione di sovvertire le sorti di una guerra che vede, sul piano militare, la Russia in vantaggio. In tal senso sono eloquenti le parole pronunciate ieri dall’Alto rappresentante dell’Unione, Kaja Kallas: «Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina per metterla in una posizione di forza per negoziare una pace giusta e stiamo lavorando alla preparazione del 17° pacchetto di sanzioni». Sulla questione relativa alle sanzioni è intervenuta anche la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova: «Prima pensavo che sfornassero questi pacchetti contro la Russia per stupidità. Ma le sanzioni non funzionano e ci sono sempre più pacchetti, mentre le cose in Europa occidentale stanno peggiorando». Per quanto riguarda invece il nuovo pacchetto di aiuti stanziato per Kiev, va segnalato come Ungheria e Slovacchia si siano dichiarate apertamente contrarie; mentre stando a quanto fatto circolare da alcune fonti diplomatiche europee, Italia e Francia avrebbero chiesto a Bruxelles maggiori delucidazioni in merito. Europa che in questi tre anni di conflitto, come comunicato ieri dal servizio stampa dell’ufficio del vice primo ministro ucraino per l’integrazione europea ed euro-atlantica, ha fornito a Kiev un totale di 134 miliardi di euro in aiuti economici, umanitari e militari.Il prossimo 6 marzo, intanto, è previsto un vertice straordinario dei leader Ue in cui verrà discussa la proposta messa sul tavolo da Costa riguardo alla necessità di nominare un inviato speciale per l’Ucraina in modo da essere preparati in vista dei futuri negoziati di pace, «se e quando ci saranno», ha detto il presidente del Consiglio europeo.All’International summit di Kiev, dove Sánchez ha annunciato che la Spagna è pronta a inviare un nuovo pacchetto da un miliardo di euro, c’è stata inoltre una significativa e massiccia presenza dei Paesi scandinavi e baltici. «Se l’Ucraina cade tutti i Paesi simili al nostro, ovvero le ex Repubbliche sovietiche, sono a rischio a causa delle politiche del Cremlino» aveva ammonito Zelensky. Motivo per cui Svezia, Danimarca e Norvegia hanno annunciato un aumento del supporto economico all’Ucraina; mentre i ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania hanno emesso una nota congiunta in cui spiegano di «essere pronti a fare ancora di più per garantire a Kiev maggiori aiuti militari».E mentre l’Ue discute di armi e sanzioni, è Donald Trump a imprimere l’accelerata sui negoziati. Il presidente americano ha fatto sapere ieri, attraverso un post sul suo social Truth, di essere in contatto con il Cremlino non solo per la risoluzione della crisi ucraina, ma anche per discutere «importanti transazioni economiche che avranno luogo tra gli Stati Uniti e la Russia». Il tycoon, oltre ad aver annunciato che, oltre a Vladimir Putin, incontrerà Zelensky nel corso di questa o della prossima settimana per firmare l’accordo sulle terre rare, ha affermato che la guerra potrebbe finire «entro alcune settimane», che sarà l’Europa a dare le garanzie di sicurezza a Kiev e che Putin è disposto ad accettare la presenza di peacekeeper europei in Ucraina. Zar che ieri ha incassato l’ennesimo sostegno di Xi Jinping. Tra i due c’è stata una telefonata nella quale il presidente cinese ha fatto sapere di apprezzare i colloqui tra Russia e Usa per un processo di pace in cui «Pechino vuole svolgere un ruolo costruttivo».
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)
L’AIE cambia idea, niente picco di domanda. Tassonomia Ue, gas e nucleare restano. Stagione atlantica avara di uragani. La Germania chiede più quote di emissione. Cina in ritardo sul Net Zero. Maxi-diga in Etiopia.