2025-02-08
Trump alza un muro a difesa dei cristiani. E annuncia: «Presto incontrerò Xi Jinping»
Donald Trump e la procuratrice Pam Bondi (Getty Images)
Il tycoon vuole fermare le discriminazioni religiose all’interno degli apparati Usa. Un altro fronte: «Basta cannucce di carta».I tre nipoti dell’Avvocato Agnelli hanno saldato un verbale monstre, che però non sarebbe collegato alle indagini sull’eredità Agnelli.Lo speciale contiene due articoli.Donald Trump punta a contrastare la discriminazione che colpisce i cristiani. Il presidente americano ha infatti incaricato la procuratrice generale, Pam Bondi, di guidare una task force per «fermare immediatamente tutte le forme di discriminazione e di attacchi anticristiani all’interno del governo federale». Trump ha poi aggiunto che il Dipartimento di Giustizia dovrà «perseguire pienamente la violenza e il vandalismo anticristiani nella nostra società e fare di tutto, per difendere i diritti dei cristiani e dei credenti religiosi in tutto il Paese». Poco dopo queste dichiarazioni, l’inquilino della Casa Bianca ha firmato un ordine esecutivo in tal senso.I critici hanno subito accusato il presidente di violare la separazione tra Stato e Chiesa. In realtà, il provvedimento di Trump affonda le proprie radici in una situazione abbastanza allarmante. Nel giugno 2022, dopo che la Corte Suprema cassò la sentenza Roe v Wade, gli attivisti pro aborto vandalizzarono numerose chiese in Florida, Louisiana, New York, Oregon, Texas, Washington e Virginia. A ottobre scorso, la Catholic News Agency ha riportato che una chiesa cattolica di Los Angeles era stata più volte oggetto di incendi dolosi e graffiti nell’arco dei quattro mesi precedenti. Era invece settembre, quando è stata aperta un’indagine per «potenziali crimini d’odio», dopo che un crocifisso era stato danneggiato all’interno della cappella della Georgetown University. Tutto questo, mentre, a luglio 2024, una parrocchia dell’Arkansas era stata pesantemente vandalizzata e, in una chiesa newyorchese, era stata anche decapitata una statua di Gesù Cristo.Ebbene, non è che il dipartimento di Giustizia dell’amministrazione Biden abbia esattamente messo questi gravi episodi al centro dei suoi pensieri. Anzi, in alcuni casi ha intrattenuto dei rapporti burrascosi e controversi con il mondo cattolico. Nel gennaio 2023, trapelò alla stampa un memorandum interno della sezione dell’Fbi di Richmond, che metteva nel mirino alcuni gruppi di cattolici tradizionalisti, sostenendo che fossero caratterizzati dall’«adesione a una ideologia antisemita, anti-immigrati, anti-lgbtq e improntata al suprematismo bianco». Peccato che le fonti usate dal Bureau per giustificare quella linea fossero del tutto inadeguate. Si trattava infatti della rivista progressista Salon e del Southern Poverty Law Center: una onlus che è stata più volte accusata di bollare faziosamente alcune associazioni conservatrici e cristiane come gruppi d’odio.L’imbarazzo fu tale che la sede centrale dell’Fbi intervenne pubblicamente, per ritirare quel controverso documento. «Dopo aver appreso del documento», affermò il Bureau, «il quartier generale dell’Fbi ha rapidamente iniziato ad agire per rimuoverlo dai sistemi dell’Fbi e per condurre una revisione delle sue basi. L’Fbi si impegna a svolgere un solido lavoro analitico e a indagare e prevenire atti di violenza e altri crimini, pur sostenendo i diritti costituzionali di tutti gli americani, e non condurrà mai attività investigative né aprirà un’indagine basata esclusivamente su attività protette dal Primo emendamento». Ma non è finita qui. A maggio scorso, un giudice federale del North Dakota ha dato ragione a un gruppo di imprenditori cristiani, la Christian employers alliance, che rifiutava l’imposizione, attuata dall’amministrazione Biden, di fornire copertura assicurativa sanitaria ai dipendenti che facevano ricorso a dei trattamenti transgender.Insomma, il provvedimento di Trump non è esattamente ingiustificato. È chiaro che una democrazia liberale non debba fare, per così dire, favoritismi in materia di religione e fede. Ma è altrettanto chiaro come, con l’amministrazione Biden, ampi settori del variegato mondo cristiano americano non siano stati trattati in modo equo. E non è tutto. Mercoledì, il presidente americano ha anche firmato un ordine esecutivo che vieta ai transgender di partecipare alle competizioni sportive femminili: si tratta del resto di un cavallo di battaglia del tycoon dai tempi della campagna elettorale. In particolare, i trans non saranno più posti sotto la protezione del Titolo IX e il presidente ha specificamente incaricato il Dipartimento dell’Istruzione di vigilare in questo senso.Frattanto, Trump continua a guardare ai principali dossier internazionali. Ieri, ha detto che parlerà con Vladimir Putin e che forse incontrerà Xi Jinping. Probabilmente avrà un meeting anche con Volodymyr Zelensky la prossima settimana. Nel mentre, l’inviato statunitense per l’Ucraina, Keith Kellogg, ha reso noto che il presidente potrebbe raddoppiare le sanzioni a Mosca, per spingerla a porre fine all’invasione. Tuttavia ha, al contempo, ammesso che entrambi i belligeranti dovranno fare delle concessioni.Ma Trump sta tirando dritto anche contro le misure green del predecessore. Ieri, ha annunciato che firmerà un decreto volto ad abolire le politiche di Joe Biden a favore delle cannucce di carta, considerate eco-friendly. «La prossima settimana firmerò un ordine esecutivo per porre fine alla ridicola spinta di Biden a favore delle cannucce di carta, che non funzionano. Torniamo alla plastica!», ha dichiarato. In tutto questo, giovedì l’amministrazione americana ha intimato ai singoli Stati di non spendere i cinque miliardi di dollari che, stanziati ai tempi di Biden, erano finalizzati alla realizzazione di stazioni di ricarica per le auto elettriche. Venendo poi alla questione dei tagli alla spesa, ieri il presidente ha decretato una revisione dei fondi pubblici diretti alle Ong, anticipando che verranno sospesi quelli rivolti alle organizzazioni che «minano l’interesse nazionale».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trump-pam-bondi-cristiani-2671116923.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-elkann-versano-quasi-10-milioni-di-euro-al-fisco" data-post-id="2671116923" data-published-at="1738965386" data-use-pagination="False"> Gli Elkann versano quasi 10 milioni di euro al Fisco I fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann hanno versato all’Agenzia delle entrate poco meno di 10 milioni di euro, a seguito della notifica di un verbale. La circostanza, secondo fonti vicine alla famiglia, non sarebbe però in alcun modo collegata legata agli sviluppi dell’inchiesta avviato dalla Procura di Torino sui risvolti dell’eredità di Gianni Agnelli e, in particolare, a un presunta violazione fiscale sul vitalizio percepito da Marella Caracciolo, vedova dell’Avvocato. Si tratterebbe invece della sanatoria a «una contestazione di tipo amministrativo» che «non ha alcuna rilevanza sul procedimento penale e non comporta alcuna ammissione di responsabilità». I tre nipoti di Gianni Agnelli sono indagati dalla Procura di Torino, che li accusa di evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato (insieme al commercialista Gianluca Ferrero e ai notai Urs Von Grueningen e Remo Maria Morone). Il fascicolo è incentrato sull’accusa che la Caracciolo, vedova dell’Avvocato, vivesse in realtà in Italia e non in Svizzera come sostenuto nelle dichiarazioni dei redditi. Da quell’ipotesi investigativa, suffragata da numerosi elementi raccolti dagli inquirenti, sono emersi nuovi filoni di inchiesta. Che hanno portato a un sequestro da oltre 74,8 milioni di euro. La Caracciolo, secondo le ricostruzioni della Procura, era coinvolta nelle attività di diverse società e fondazioni, tra cui proprio la Dicembre, di cui è stata socia dal 1984 al 2015, quando ne è divenuta «socia d’opera». Parliamo della società semplice Dicembre, la cassaforte di famiglia, creata nel 1984 dall’avvocato, controlla un patrimonio da circa 35 miliardi, che quest’anno incasserà più o meno un miliardo di dollari dalle sue controllate. La Dicembre controlla infatti il 40% della Giovanni Agnelli Bv, società di diritto olandese che, a sua volta, detta legge in in Exor, grazie al 52,6% delle azioni e all’87% dei diritti di voto. A sua volta Exor controlla tutte le società del tutto o in parte riconducibili alla famiglia, Elkann/Agnelli, a cominciare dalla quota di Stellantis, per arrivare a Gedi, la società editoriale che manda in edicola i quotidiani La Repubblica e La Stampa. In mezzo, quote rilevanti di Ferrari, Iveco, Philips, Christian Louboutin, e il 65% della Juventus. Il 60% della Dicembre è oggi saldamente nelle mani di John Elkann, che dal 2009 è anche alla guida di Exor. Margherita Agnelli, come detto figlia di Gianni (morto nel 2003) e di Marella Caracciolo, (2019) contesta però gli atti di successione di entrambi pur avendo formalmente firmato nel 2004 un accordo transattivo per l’eredità del padre e una rinuncia (patto successorio) alla futura eredità della madre, in cambio di circa 1,3 miliardi, spianando così la strada ai figli. Durante le indagini, sarebbero emersi numerosi elementi a sostegno della versione di Margherita Agnelli, che afferma che la residenza in Svizzera della madre sarebbe stata fittizia. Ipotesi su cui si basano i reati contestati ai fratelli Elkann, che grazie a questo escamotage avrebbero ottenuto consistenti vantaggi. Dopo la morte del marito, in un accordo transattivo, Margherita Agnelli, aveva ceduto alla madre la sua partecipazione. Quelle quote, secondo Margherita. a sua volta madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, «garantiscono un’influenza dominante su Exor», il gigante finanziario con una capitalizzazione di quasi 17 miliardi di euro nel 2021. L’emersione delle quote della Dicembre avrebbe, secondo gli investigatori, «rilevanti conseguenze fiscali ed ereditarie». Un nodo che potrebbe produrre anche risvolti aziendali: se quelle partecipazioni dovessero tornare a Margherita, lei potrebbe riacquisire il controllo della cassaforte di famiglia e, con essa, di Exor. Per ora, però, resta solo un’ipotesi.
Charlie Kirk (Getty Images). Nel riquadro Tyler Robinson