2019-08-29
Trump filo Conte, problema per il Pd: È un grazie per il sì alla Russia nel G8
Il tweet sul premier sarebbe solo un attestato di solidarietà personale, non a un'alleanza contraria alla Casa Bianca e che vuole fare affari con la Cina. La posizione su Mosca non è affatto gradita agli altri membri del G7.A Washington sono le 11 del mattino del 27 agosto, Donald Trump è rientrato nella notte dal G7 di Biarritz e con un occhio alla borsa di Wall Street, il calendario degli impegni elettorali di settembre in una mano e il BlackBerry nell'altra, due consiglieri di Trump si rimbalzano l'ultimo tweet del presidente seguiti da sette punti interrogativi. «What is this?», scrive l'uno all'altro che risponde con lo stesso tono di sorpresa. Ancora una volta l'imprevedibile Trump aveva spiazzato i suoi: «Giuseppi Conte è un leader e spero che rimanga il premier italiano». Il tweet che parte dall'ufficio ovale è pasticciato ma viene subito corretto dallo staff presidenziale e «Giuseppi» dopo pochi minuti ritorna Giuseppe Conte.Ma il contenuto del tweet per gli osservatori rimane lo stesso: è il sigillo presidenziale a un personaggio più che a un groviglio politico tutto italiano di cui Trump non è a conoscenza nel dettaglio. Il messaggio irrompe sulla scena politica italiana perché interpretato come l'imprimatur dell'amministrazione americana alla potenziale nuova coalizione di governo Pd-5stelle. Ma questo non è necessariamente nelle intenzioni del presidente; fonti vicine a Trump rivelano che il tweet è un attestato di solidarietà personale da parte di un leader sempre affamato di consensi nei confronti di un volto amico all'interno del G7. Un consesso composto da attori che, per dirla con eufemismo, non solo non simpatizzano col presidente americano ma lo snobbano pubblicamente. Trump è un Maverick, spesso incute disagio nei leader internazionali che non possono accettare un outsider come lui. Ecco perché il presidente americano è continuamente alla ricerca di alleati a lui congeniali, circondato com'è da molti adulatori ma da pochi amici. È così che, secondo fonti giornalistiche, Trump avrebbe rafforzato la sua opinione su Giuseppe Conte : questi avrebbe avvicinato il presidente americano per sostenere il progetto - molto caro a Trump - di riammettere la Russia nel G8; una posizione per niente gradita agli altri membri del G7 che non scordano l'annessione della Crimea del 2014; prima fra tutti la Cancelliera tedesca Angela Merkel.La riabilitazione della Russia però è una questione cruciale per l'amministrazione americana, come lo stesso Trump ribadisce apertamente anche nella conferenza stampa congiunta al G7 di Biarritz con il presidente francese Macron, che la lascia cadere la proposta.A Biarritz Trump ritrova Conte e nell'approccio del premier italiano riconosce l'uomo che l'anno scorso gli ha fatto visita alla Casa Bianca. Allora Conte era il leader di un governo populista ideologicamente vicino al presidente americano, critico dell'Ue, anti Cina e senza preclusioni sulla Russia. Trump non si cura del fatto che nel frattempo il panorama bizantino della politica italiana è cambiato radicalmente e se Conte è lo stesso uomo di prima non è più lo stesso premier che ha ospitato a luglio 2018 e che nella lunga conferenza stampa alla Casa Bianca definì il «mio nuovo amico».Conte ha la stessa eleganza, scioltezza e lo stesso inglese fluido ma questa volta rappresenta un'altra potenziale coalizione ed è latore di ben altro indirizzo politico di quando si presentò da Trump a Washington alla fine di luglio dell'anno scorso. Oggi è l'alleato di chi vuole fare affari con la Cina. Rappresenta una coalizione anti Trump proprio come la maggior parte dei leader del G7 che, sprezzanti di fronte a Trump, ridacchiano del presidente americano e si danno di gomito anche pubblicamente. In questo contesto Conte si rivolge all'inquilino della Casa Bianca e, in nome di una amicizia, si dice disponibile a forgiare un tweet a sostegno del premier. E il tweet dedicato a Conte arriva il giorno dopo la chiusura del G7, proprio quando il premier italiano ne ha più bisogno. La logica del tweet è la stessa che domina tutti i rapporti che Donald Trump intesse con i leader internazionali. Da Theresa May, la prima fra i leader europei a venire accolta a Washington liquidata poi dal presidente sempre via Twitter come una incapace. Stessa cosa avviene per il dittatore Kim Jong Un che Trump insultava regolarmente via Twitter ma di cui ora elogia pubblicamente le «bellissime lettere» che il dittatore coreano regolarmente gli fa recapitare a mano. Lo stesso avviene per il presidente cinese Xi Jinping che Trump definisce umanamente un grande leader e un grande uomo ma che bolla come nemico nella guerra dei dazi. «Let Trump be Trump», dice del presidente il suo ex cosigliere Corey Lewandowsky, Donald Trump che ancora una volta ostinatamente twitta il suo giudizio personale su Conte come sugli attori della scena politica internazionali tralasciando di considerare il loro contesto politico e lasciando che la situazione che ne consegue si evolva poi da sé.
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