2021-09-07
Trump sta per ricandidarsi, ecco le prove
Donald Trump (Getty Images)
In una conversazione privata un suo fedelissimo è sicuro: «Correrà nel 2024, me lo ha detto». Ma gli indizi della voglia del tycoon di tornare sono molti: dagli attacchi a Biden sull'Afghanistan, al comizio imminente in Iowa, punto di partenza storico delle primarie.Nel gergo elettorale statunitense lo chiamano «comeback»: la riscossa, cioè, del candidato inizialmente battuto o in difficoltà che, alla fine, riesce ad emergere e a sbaragliare gli avversari. Ecco: probabilmente è proprio una simile idea che Donald Trump sta accarezzando. Nonostante l'ex presidente si sia finora mostrato evasivo su un'eventuale ricandidatura nel 2024, ultimamente la situazione sembra mutata. Non solo, da quando è scoppiata la crisi afgana, Trump si è spesso fatto sentire. Ma si scorgono altri segnali interessanti. In primis, è stato pubblicato su Twitter il video di una conversazione privata, tenutasi nel corso di un evento politico in Iowa giovedì scorso, tra il deputato repubblicano (vicinissimo a Trump) Jim Jordan e un'altra persona. «Il presidente Trump correrà di nuovo», ha dichiarato Jordan. «Lo credi davvero?», gli ha chiesto l'interlocutore. «Lo so», ha replicato il deputato, «ho parlato con lui ieri. È pronto ad annunciare la sua ricandidatura dopo tutta questa follia in Afghanistan», ha aggiunto. In secondo luogo, appena pochi giorni fa, il Pac di Trump, Save America, ha prodotto uno spot politico - significativamente intitolato «Fallimento» - , in cui si punta il dito contro Joe Biden per la disastrosa evacuazione dall'Afghanistan. Nel riportare domenica la notizia, Fox News aveva ipotizzato che possa trattarsi del primo spot elettorale di Trump, in vista di un'eventuale campagna elettorale per il 2024. Un terzo elemento da considerare è che, alla fine di agosto, l'ex presidente ha reso noto di voler tenere un comizio in Iowa, Stato da cui tradizionalmente prende il via il processo delle primarie presidenziali e che è già stato visitato, negli scorsi mesi, da vari papabili candidati repubblicani per il 2024 (Mike Pence, Nikki Haley e Mike Pompeo). Insomma, i segnali di una probabile nuova discesa in campo oggettivamente ci sono. E, come accennato, non è escludibile che la crisi afgana abbia influito. Dalla metà di agosto, Biden è finito letteralmente assediato non solo dai repubblicani, ma anche da alcuni settori del Partito democratico. I sondaggi lo danno ormai da giorni in caduta libera: addirittura, secondo una rilevazione condotta dall'Emerson College a cavallo tra agosto e settembre, in un ipotetico nuovo duello elettorale, nel 2024, Trump si attesterebbe al 47% dei consensi, mentre Biden si fermerebbe al 46%. Inoltre, secondo YouGov, anche la popolarità della vicepresidente Kamala Harris - ormai di fatto sparita dai radar - risulterebbe significativamente compromessa. D'altronde, le difficoltà per l'attuale presidente non si fermano alla crisi afgana. Non dimentichiamo che, soprattutto negli ultimi mesi, si sia registrato un esorbitante aumento dei flussi migratori alla frontiera meridionale degli Stati Uniti: una situazione che la Casa Bianca sta gestendo con sempre maggiore difficoltà e che la espone agli attacchi sia dei repubblicani che dei democratici progressisti. Anche sul fronte economico la situazione complessiva è preoccupante. Lo scorso agosto, negli Stati Uniti sono stati creati soltanto 235.000 posti di lavoro: la cifra più bassa da gennaio e ben al di sotto delle aspettative degli economisti. Problemi si scorgono anche nella gestione pandemica: quello che sembrava essere il fiore all'occhiello di questa presidenza ha finito infatti con l'impantanarsi. Senza contare che le pressioni politiche della Casa Bianca per accelerare il via libera alla terza dose di vaccino stiano creando malumori e spaccature tra gli esperti della Fda. Certo: se le difficoltà di Biden sono palesi, questo non significa che Trump abbia in caso automaticamente la strada in discesa. Uno spartiacque è innanzitutto rappresentato dalle elezioni di metà mandato del 2022: appuntamento, questo, che verrà inevitabilmente letto (anche) come un test di leadership per il tycoon. Al di là delle eventuali tegole giudiziarie, un'altra incognita è poi costituita dall'identità del candidato presidenziale dem del 2024 (che non è affatto scontato sarà Biden o la Harris). Inoltre, se decide realmente di scendere in campo, Trump deve evitare gli errori già commessi, concentrando le proprie energie nella costruzione di un consenso intellettuale e ideologico, riducendo la tendenza al personalismo e -soprattutto - limitando le recriminazioni sul passato: la sua forza nel 2016 consistette del resto nella capacità di rompere gli schemi tradizionali e nel saper tendere la mano a una parte di quei settori repubblicani che lo avevano inizialmente osteggiato. Infine, deve scongiurare un eccesso di ambiguità sulla sua discesa in campo, per evitare di bruciare i probabili (e numerosi) contendenti che già stanno ufficiosamente scaldando i motori in vista delle prossime primarie e che sono in attesa di capire le intenzioni dell'ex presidente per decidere se correre o meno. Insomma, la debolezza di Biden e dei dem non basta a garantire il successo. La strada resta complicata ed è impellente che Trump tenga bene a mente l'adagio di Nixon: il miglior acciaio deve passare attraverso il fuoco più caldo.