2025-02-16
Trump e Macron alle prese anche con la guerra del Congo
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Gli interessi internazionali restano determinanti in questa guerra africana dove la Cina sta cercando di tessere una pace per il governo congolese, ma senza trovare il giusto interlocutore per fermare il Ruanda.Gli interessi internazionali restano determinanti in questa guerra africana dove la Cina sta cercando di tessere una pace per il governo congolese, ma senza trovare il giusto interlocutore per fermare il Ruanda.La popolazione della grande città di Bukavu, capitale della provincia del Kivu del sud, ha accolto l’arrivo dei ribelli del movimento M23 con applausi e grida di gioia. Queste scene di giubilo si erano viste anche alla conquista di Goma, capoluogo della provincia del Kivu del Nord, che resta saldamente nelle mani dei miliziani che qui hanno nominato un nuovo sindaco e stanno amministrando la città e tutto lo stato. Dopo un cessate il fuoco durato appena quarantott’ore la scorsa settimana, l’avanzata di questo gruppo, armato addestrato e finanziato dal Ruanda, è ripartita inarrestabile. Venerdì hanno preso il controllo dell’aeroporto internazionale di Bukavu dove l’esercito nazionale congolese aveva frettolosamente abbandonato la base e dopo un giornata di trattative fallite sono entrati in città. A difesa di Bukavu il Burundi, in accordo con il debole governo congolese, aveva schierato circa 2000 soldati, ma venerdì sono stati ritirati oltre confine per evitare lo scontro diretto con il Ruanda. Accanto ai ribelli del M23 marciano infatti quasi 4000 militari regolari ruandesi, nonostante che Kigali neghi il suo coinvolgimento diretto, e sono loro che guidano la strategia militare di questi guerriglieri. A nord il generale ugandese Muhoozi Kainerugaba, capo i stato maggiore di Kampala e figlio del presidente dell’Uganda Yoseri Museveni, ha occupato Bunia e altre città e villaggi congolesi sul confine, inviando una brigata dell’esercito ad occupare tutti i posti di confine fra i due stati. Questa nuova fase della guerra coinvolge direttamente Burundi ed Uganda, oltre ai grandi contendenti della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, ma sta scivolando verso un autentica guerra mondiale africana. Nelle province orientali del Congo, infatti ci sono i caschi blu delle Nazioni Unite e soprattutto il contingente della Comunità degli Stati dell’Africa Australe, composto da militari di Sudafrica, Malawi e Tanzania che hanno già patito diversi caduti. Il Sudafrica è impegnato in prima persona con grandi interessi geopolitici nella vitale Regione dei Grandi Laghi, mentre il Kenya sta giocando un ruolo determinante nelle trattative, ma si è dichiarato pronto ad inviare un contingente militare. Intanto il Primo Ministro della Repubblica Democratica del Congo ha abbandonato la riunione dell’Unione Africana ad Addis Abeba chiedendo a gran voce sanzioni contro il Ruanda. Il presidente Felix Tshisekedi è ripartito dalla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco senza riuscire a convincere l’Europa e gli Stati Uniti ad imporre al Ruanda di smettere di appoggiare il movimento M23. Con ilpassare delle ore i camion carichi di miliziani hanno preso il controllo di tutti gli edifici chiave di Bukavu con l’esercirò che ha scelto di non combattere e la polizia locale che ha consegnato le armi ai nuovi padroni di questa città di oltre un milione di abitanti. L’unica resistenza è stata quella di alcuni gruppi di autodifesa organizzati nei quartieri orientali, civili armati dall’esercito congolese per difendere le proprie case che si sono ritrovati da soli, ma hanno almeno provato a combattere. Le decine di foto e video che appaiono sui social smentiscono la versione ufficiale del governo dì Kinshasa che sosteneva che le Fardc ( Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo) avevano respinto l’attacco alla città. A Bukavu si sono già verificati diversi episodi di saccheggio e nonostante le manifestazioni di gioia, fra la popolazione locale regna ancora una grande incertezza. A Kinshasa il presidente Felix Tshisekedi ha convocato una riunione d’emergenza con i ministri e tutti i vertici militari minacciando di rimuovere i comandanti delle guarnigioni nell’est del paese apparse inerti di fronte ad una situazione catastrofica. Intanto le milizie ex ribelli Wazalendo, patrioti in lingua locale, sono scese dalle colline per unirsi a quello che è rimasto dell’esercito governativo prendendo il controllo di due cittadine a sud di Bukavu e promettendo di riconquistare la capitale regionale. Gli interessi internazionali restano determinanti in questa guerra africana dove la Cina sta cercando di tessere una pace per il governo congolese, ma senza trovare il giusto interlocutore per fermare il Ruanda. Emmanuel Macron ha incontrato Felix Tshisekedi promettendo un impegno della Francia nell’ottenimento di un cessate il fuoco, ma nessuna promessa di imporre sanzioni a Kigali, protetto anche dagli Stati Uniti che insieme a belgi e francesi restano il grande mentore del presidente ruandese Paul Kagame.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi